Ipocrisia dell'Arte o Arte dell'Ipocrisia?


DISEGNO A PASTELLO DI UN BAMBINO DI 7 ANNI



Nel 2007 il famoso violinista Joshua Bell a Washington vestito da barbone suonò all’interno della metropolitana. Dato che nessuno era in grado di riconoscerlo, fu quasi totalmente ignorato e solo qualche passante si fermò ad ascoltarlo frettolosamente. Durante quella giornata Bell racimolò giusto qualche dollaro.
Per ascoltare mezz'ora di concerto dello stesso violinista al Lincoln Center di New York, le stesse persone che lo hanno ignorato, sarebbero disposte a pagare 200 dollari e a fare più di un'ora di fila.

Il mese scorso Banksy, Il famoso street artist inglese dall'identità segreta, durante la sua residenza newyorkese ha allestito un banchetto a Central Park con opere originali, in vendita per 60 $ l'una.
Solo dopo varie ore, una signora ha acquistato due piccole tele per i suoi bambini dopo aver contrattato uno sconto del 50%. 
Pochi giorni dopo l'artista ha rivelato la notizia della vendita sul suo sito confermando l'autenticità delle opere e avvertendo che il banchetto non sarà presente oggi. All'asta le opere di Banksy arrivano a valori a sei cifre. Il top price è 1.870.000 $ per "Keep it spotless" (2007), vernice spray su tela, cm 214 x 305, aggiudicata da Sotheby's New York, il 14 febbraio 2008, a sette volte la stima.

Entrambi gli artisti si sono presi gioco del mercato dell’ arte, dimostrando con le loro performances, che l’ intero sistema economico si basa sullo Status che rappresenta una firma più che sul valore manifesto dell’ opera.

Questo, Salvador Dalì, lo aveva capito bene,  è noto infatti che il maestro indiscusso del surrealismo avesse l'abitudine di apporre la sua firma su tele bianche e su pezzi di carta per rimpinguare le sue finanze.

Picasso guardando un disegno di un bambino disse: “E’ bellissimo, se lo avessi disegnato io varrebbe milioni!

Andy Warhol commentò riguardo al mercato dell'arte: "Oggi non è tanto la qualità della carne a fare la differenza quanto il rumore della bistecca nella brace".

Indossare pantaloni firmati Armani, appendere nel proprio salone un Dalì e bere chardonnay per molti è più importante di vestire bene, arredare la casa con gusto ed apprezzare un buon vino. La necessità di apparire non è una prerogativa dei giorni nostri, Blaise Pascal scriveva nel diciassettesimo secolo: “Diventeremmo di buon grado vigliacchi pur di acquistare così la reputazione di essere coraggiosi”.

"La nostra società consumistica sottovaluta, svilisce, distorce il significato della bellezza, degradando ogni cosa a valore di scambio o di conquista, a strumento per produrre inganno, adulazione, dominio".

Mi hanno colpito molto le parole del professore di psicologia Paul Bloom a proposito della contraffazione delle opere d'arte:
"Si potrebbe credere che il piacere che traiamo da un dipinto derivi dal colore, dalle forme e dal disegno...se le cose stessero così non dovrebbe importare che si tratti di un originale o di un falso... ma il nostro cervello non funziona così. Quando ci viene mostrato un oggetto o offerto del cibo o mostrato un volto, il giudizio che ne diamo è profondamente condizionato dalle informazioni che l'accompagnano".

Le storie che raccontiamo hanno un effetto enorme su come un'opera viene percepita e compresa e ciò influenzerà il valore che le sarà attribuito. Immaginate di invitare nel vostro atelier di pittura un amico per mostrargli un quadro specificando che lo ha dipinto un vostro allievo mezzo pazzo, quale considerazione potrà avere l'opera ai suoi occhi? Provate a mostrargli lo stesso dipinto raccontando che si tratta di un'opera originale di Picasso ritrovata in una soffitta a Barcellona, pensate forse che il suo giudizio rimarrebbe immutato?

Che ne dite c'è molta ipocrisia nel mondo contemporaneo dell'arte? 
Sarei curioso di sapere cosa ne pensate!





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