Ubriacatevi d'Amore!

 

Amore e Psiche di Francesco Astiaso Garcia

Ho dipinto questo “omaggio al Canova”, un’icona contemporanea per gli innamorati. Sono sempre stato innamorato dell’amore, per molti anni però, ho confuso il romanticismo con l’amore. Quanti poeti sanno cantare o dipingere l'amore senza conoscere e vivere l’amore! L'Amore con la A maiuscola non è un amore romantico, è un amore che si fa dono per gli altri, che si sacrifica, che è disposto a perdere la vita, un amore che non cerca il proprio interesse.

Ho letto delle parole splendide di  Tolkien che mette in guardia il figlio dall'amore romantico: "L'amore romantico, distoglie dalle donne così come sono veramente, compagne nelle sfide della vita e non stelle-guida; fa dimenticare i loro desideri, bisogni, fragilità, inculca l'illusione dell'amore vero come esaltazione permanente, che non contempla il passare degli anni, i figli che arrivano, la vita di tutti i giorni...quasi tutti i matrimoni, anche quelli felici sono errori: nel senso che quasi certamente entrambi avrebbero potuto trovare compagni più adatti. Ma la vera anima gemella è quella che hai sposato".

L'amore è tra tutte, la scommessa più grande, la sfida della vita per eccellenza sulla quale puntare tutte le nostre fiches di giocatori; ma il gioco vale la candela? Dove trovare il coraggio o l'incoscienza per un azzardo simile?

Scrive Edgar Lee Master nell'Antologia di Spoon River "Soltanto un chimico può dire, e non sempre, che cosa uscirà dalla combinazione di fluidi o di solidi. E chi può dire come uomini e donne reagiranno fra loro, e quali bambini nasceranno?"

Il chimico di Edgar Lee Master è ossessionato dalla ricerca e dominato dalla passione per la propria professione; non crede nell'amore ma conosce la legge che ha potuto sposare l'ossigeno con l'idrogeno senza farli scoppiare. Vive quindi nel tormento di chi ritiene impossibile questa armonia tra le persone, così decide di rimanere solo.

De Andrè ispirandosi alla poesia di Edgar Lee Master ha scritto questa bellissima canzone:

"Da chimico un giorno avevo il potere di sposare gli elementi e di farli reagire, ma gli uomini mai mi riuscì di capire perché si combinassero attraverso l'amore. Affidando ad un gioco la gioia e il dolore... Ma guardate l'idrogeno tacere nel mare, guardate l'ossigeno al suo fianco dormire: soltanto una legge che io riesco a capire ha potuto sposarli senza farli scoppiare. Fui chimico e, no, non mi volli sposare. Non sapevo con chi e chi avrei generato: Son morto in un esperimento sbagliato proprio come gli idioti che muoion d'amore. E qualcuno dirà che c'è un modo migliore".

Tutto in natura è ordinato esteticamente, la bellezza è relazione, giusta proporzione tra le parti, armonia tra elementi opposti che convivono miracolosamente e apparendo conciliati danno vita alla meraviglia del mondo. Ma questo miracolo di comunione è veramente possibile anche nella vita di coppia? Qualcuno dice che il matrimonio è la tomba dell'amore, ma questo è falso! La tomba dell’amore non è il matrimonio ma l'egoismo, quando ho capito finalmente questo, mi sono potuto sposare perchè il tempo non è nemico dell'amore, ma occasione per continue rinascite.

L’Amore è la legge che riesce a sposare l’idrogeno e l’ossigeno senza farli scoppiare.

Buon San Valentino a tutti con questi splendidi versi del Cantico dei cantici: 

Alzati, vento astro e vieni; soffia nel mio giardino e fanne spandere i profumi. Mangiate, amici, bevete; ubriacatevi d' amore!

Francesco Astiaso Garcia


H20


 

C'è un po’ di Parigi in ogni artista!


Secondo voi perché Parigi è Parigi?

Cosa rende la capitale francese così speciale, unica e ricca di fascino?

Il segreto del suo carisma risiede nel fatto che Parigi considera la bellezza davvero importante, così importante da non ingessarla in canoni e schemi ripetitivi e mummificati, pur rispettando la storia, la tradizione e la sua anima classica. Poichè come amava ripetere Gustav Mahler. "La tradizione non è custodia delle ceneri, ma salvaguardia del fuoco".


Cosicché, lì dove tutti avrebbero detto che non se ne parla nemmeno di inserire un’enorme piramide d’acciaio e vetro al centro della piazza del Museo del Louvre, Parigi ha detto: perché no!

E lì dove si è osato proporre di affidare a Marc Chagall il compito di affrescare la grande cupola del Teatro dell’Opera sostituendo il precedente affresco di Jules Eugène Lenepveu, nonostante l’indignazione di molti, Parigi ha detto si!

 

E quando l’architetto esordiente Renzo Piano, ha presentato al concorso il suo “folle” progetto per il museo Pompidou, Parigi ha saputo accogliere e riconoscere l’enfant prodige.

 

E lì dove l’audacia e il genio si sono spinti fino al punto di costruire una Torre abnorme per l’Esposizione Universale, una volta concluso l’evento, contro tutto e contro tutti, Parigi ha detto: “La Torre Resta”!

 

Ecco perché Parigi è Parigi…c’è un po’ di Parigi in ogni artista! In fondo quel che rende Parigi, Parigi, è probabilmente la stessa cosa che rende un artista, un vero artista!

 

Cosa voleva dire secondo voi Picasso con le parole "io non cerco trovo" ?

Sono tratte dai suoi scritti sull'arte, e questo è su per giù il contesto:


"...bisogna soprattutto poter fermarsi in tempo. Un quadro non è mai pensato o deciso anticipatamente, mentre viene composto segue il mutamento del pensiero...i colori sono come i lineamenti del volto seguono i mutamenti dell'emozione...spesso il quadro esprime molto di più di quello che l' autore voleva rappresentare. 
L' autore contempla stupefatto i risultati inattesi...comincio con un' idea e poi diventa un' altra cosa, io non cerco, trovo...Il committente obbliga l'artista o l'artigiano a fissarsi uno scopo preciso, egli è costretto a prevedere come sarà il suo quadro alla fine e ciò esclude la libertà della creazione perpetua".

Secondo me queste parole racchiudano un segreto di immensa portata, un segreto da meditare, approfondire e fare proprio indipendentemente da quale sia il nostro ambito di lavoro e di ricerca. Non si tratta solo di un buon consiglio rivolto ai pittori o aspiranti tali dal grande genio della pittura, ma di una visione delle cose che può ribaltare completamente il nostro punto di vista e aprirci prospettive inimmaginabili capaci di infiammare il mondo e cambiare il corso della storia.


Ci sono persone che hanno bisogno di un cammino battuto, un sentiero tracciato che indichi loro passo per passo la strada da seguire e pensano che solo seguendo punto per punto i manuali preconfezionati otterranno qualche risultato, come se ci fosse una mappa ad indicare la strada verso la verità e la bellezza, per questo mi piace distinguere un pittore da un'artista e chi impara a fare il ciambellone da uno Chef in perenna ricerca.


Quanta bellezza nei versi di Machado:

"Caminante son tus huellas                                
el camino y nada más;
caminante, no hay camino
se hace camino al andar." 

"Viandante sono le tue impronte
la via e nulla più:
Viandante non c'è un cammino

il cammino si fa camminando"



Lo stupore e la curiosità sono motore di ogni conoscenza e non possono essere prerogative di artisti o scienziati.

 

Restiamo in attesa di segnali, in un'attitudine di ascolto vigilante, mettiamoci in condizione di ricevere in testa la mela che cade dall'albero e di accogliere i doni che ci porta il mare, senza ignorarli, senza disprezzarli, senza banalizzarli. Dopotutto è piena la storia di grandi scoperte di chi è stato capace di lasciarsi sorprendere, amava ripetere Joyce: "l'errore è l'anticamera della scoperta".:

 

Cristoforo Colombo scopre l'America mentre cercava le Indie.

 

Alexander Fleming scopre la penicillina a causa di una errata disinfezione di un provino.

  

Anche il Viagra è stato scoperto per caso dalla compagnia farmaceutica Pfizer, mentre cercava un farmaco per curare l'angina pectoris. 


La Coca-Cola fu inventata dal farmacista statunitense John Stith Pemberton inizialmente come rimedio per il mal di testa e per la stanchezza.

 

 Jackson Pollok dopo molte ricerche e tentativi nella pittura a suo dire deludenti, guardando il parquet del suo studio, rimane folgorato dalla bellezza espressiva delle macchie di pittura mescolatesi casualmente nel cadere a terra...posiziona allora la tela nel pavimento e inventa il "dripping" rivoluzionando per sempre la pittura americana con l'espressionismo astratto. 

 

"Quando qualcuno cerca, allora accade facilmente che il suo occhio perda la capacità di vedere ogni altra cosa fuori di quella che cerca, e che egli non riesca a trovar nulla in sè perchè pensa unicamente a ciò che cerca, perchè ha uno scopo, perchè è posseduto dal suo scopo". (Herman Hesse)

Se non ti aspetti l'inaspettato non lo troverai, perchè non si raggiunge attraverso una ricerca o un sentiero. (Eraclito)

Siate sempre in attesa dell'imprevedibile, non sappiamo quando ci troveremo di fronte ad un arcobaleno di notte, ad un corvo bianco o ad un asso di cuori nero.

Francesco Astiaso Garcia

“Questo messaggio lo dedichiamo ai folli. A tutti coloro che vedono le cose in modo diverso. Potete citarli. Essere in disaccordo con loro. Potete glorificarli o denigrarli, ma l’unica cosa che non potete fare è ignorarli. Perché riescono a cambiare le cose. E mentre qualcuno potrebbe definirli folli, noi ne vediamo il genio. Perché solo coloro che sono abbastanza folli da pensare di poter cambiare il mondo, lo cambiano davvero!” (Steve Jobs)



CUPOLA dell'Opera di Parigi affrescata da Jules Eugène Lenepveu



                              Attuale CUPOLA dell'Opera di Parigi affrescata da Marc Chagall

BUON 2024 !!!


In mezzo a tanto non senso e sofferenza ho composto questa musica come auspicio di Pace, 
la suona per me il maestro e amico Mark Farrugia.
Che questo possa essere, nonostante tutto, un anno pieno di Luce, di Senso e di Bellezza!






Lo Sguardo dell'Artista - la visione poliedrica

Papa Francesco agli artisti:

"Il vostro è per citare Paul Claudel un occhio che ascolta. L'arte è un antidoto contro la mentalità del calcolo e dell'uniformità; è una sfida al nostro immaginario, al nostro modo di vedere e di capire le cose. E in questo senso lo stesso Vangelo è in sè una sfida artistica, con una carica rivoluzionaria che voi siete chiamati ad esprimere grazie al vostro genio con una parola che protesta, chiama, grida. Oggi la Chiesa ha bisogno della vostra genialità, perchè ha bisogno di protestare, chiamare, gridare"

Autoritratto a matita 


Alcuni estratti del discorso di Papa Francesco ai cappellani e responsabili della pastorale universitaria (Città del vaticano, 24 novembre 2023) 

Il modello deve essere il poliedro, che riflette la confluenza di tutte le parzialità che in esso mantengono la loro originalità» (Esort. ap. Evangelii Gaudium, 236).

Il Vangelo si incarna così, permettendo alla sua coralità di risuonare in modo diverso nelle vite delle persone, come un’unica melodia capace di esprimersi con timbri differenti.

Il poliedro non è una figura geometrica facile. A differenza della sfera, che è liscia e comoda da maneggiare, è spigoloso e anche tagliente: ha un che di urtante, proprio come la realtà, a volte. Tuttavia, proprio questa complessità è alla base della sua bellezza, perché gli permette di riverberare la luce con tonalità e gradazioni diverse, a seconda dell’angolatura di ogni singola faccia.

Una sfaccettatura restituisce una luce nitida; un’altra più sfumata; un’altra ancora un chiaroscuro. Non solo: con le sue molteplici facce un poliedro può produrre anche una diversificata proiezione di ombre. Avere una visione poliedrica, allora, implica allenare gli occhi a cogliere e apprezzare tutte queste sfumature.

Se in un solido geometrico si tolgono gli spigoli e si cancellano le ombre, lo si riduce a una figura piatta, senza spessore e senza profondità. E oggi vediamo delle correnti ideologiche dentro la Chiesa, dove la gente va e finisce per ridursi a una figura “piatta”, senza sfumature… Ma se una persona si valorizza con sapienza per ciò che è, se ne può ricavare un’opera d’arte...quando si accompagnano i giovani con la vicinanza e quando si prega per loro, fioriscono delle meraviglie. Ma non fioriscono dall’uniformità: fioriscono proprio dalle differenze, che sono la loro ricchezza.





Gli occhi dei bambini

 



Alcuni stralci tratti da una bellissima intervista a Papa Francesco fatta da Dario Edoardo Viganò:

“Essere guardati dagli occhi dei bambini è un’esperienza che tutti conosciamo, che ci tocca fino in fondo al cuore e che ci obbliga anche a un esame di coscienza.  Lo sguardo dei bambini sul mondo è uno sguardo puro, capace di captare tutto, uno sguardo limpido attraverso il quale possiamo individuare subito e con nitidezza il bene e il male.

Che cosa facciamo perché i bambini possano guardarci sorridendo e conservino uno sguardo limpido, ricco di fiducia e di speranza? Che cosa facciamo perché non venga rubata loro questa luce, perché questi occhi non vengano turbati e corrotti?

Quanta necessità abbiamo oggi d’imparare a guardare! Servono occhi capaci di fendere il buio della notte, di alzare lo sguardo oltre il muro per scrutare l’orizzonte.

Oggi è tanto importante una catechesi dello sguardo, una pedagogia per i nostri occhi spesso incapaci di contemplare in mezzo all’oscurità la “grande luce” (Is 9,1) che Gesù viene a portare. Una mistica del nostro tempo, Simone Weil, scrive: «La compassione e la gratitudine discendono da Dio, e quando vengono donate attraverso uno sguardo, Dio è presente nel punto in cui gli sguardi s’ incontrano». Ecco perché la riflessione sullo sguardo apre alla trascendenza.

Guardare non è vedere…Vedere è un atto che si compie solo con gli occhi, per guardare occorrono gli occhi e il cuore… È la qualità dello sguardo a fare la differenza… Uno sguardo che tocca la realtà, ma anche il cuore, è uno sguardo che la realtà la trasforma…Non è uno sguardo che ti lascia dove sei, ma è uno sguardo che ti porta su, che ti solleva, che ti invita ad alzarti…uno sguardo di svelamento:

là dove noi non vediamo che un limite, l’occhio del poeta e dell’artista costruisce passaggi, apre brecce negli sbarramenti, scorge i segni di una realtà più bella e più grande. Abbiamo tanto bisogno di questo sguardo”.





 

 

 

La Chiesa ha bisogno dell’Arte

 una fede che non diventa cultura è una fede non pienamente accolta, non interamente pensata, non fedelmente vissuta“ Giovanni Paolo II

Come fare per colmare il vuoto che separa l’arte dalla fede e gli artisti dalla Chiesa?

A tal proposito ieri abbiamo avuto un incontro schietto e proficuo con Don Matteo, il cardinal Zuppi anche in vista del Giubileo degli artisti che si terrà a Roma nel 2025.

 

“La Chiesa ha bisogno dell’arte. Si può dire anche che l’arte abbia bisogno della Chiesa?”

Giovanni Paolo II rivolse questa domanda agli artisti nella lettera che scrisse in occasione dell’anno Giubilare.

Nel corso della Storia, gli artisti hanno sempre collaborato con la Chiesa per diffondere la cultura, la verità e la bellezza; come mai allora negli ultimi due secoli abbiamo assistito al marcarsi di una distanza tra le eccellenze delle avanguardie artistiche e la Chiesa?

Forse la Chiesa non è stata sufficientemente capace di comprendere le rivoluzioni stilistiche dell’arte e di stare al passo con i tempi, o piuttosto gli artisti hanno abbandonato il senso della fede e di conseguenza si sono allontanati dalla Chiesa?

Personalmente penso siano vere entrambe le cose; la Chiesa, affezionata al canone di una bellezza che trova nel Classicismo, nel Rinascimento, Manierismo e Barocco il suo massimo splendore, spesso e volentieri, ha avuto verso le novità stilistiche, un atteggiamento di diffidenza non molto diverso da quello del Salon degli Accademici nei confronti degli impressionisti, nella Francia della seconda metà dell’800.

D’altra parte, gli artisti forse stanchi delle influenze dei committenti e soprattutto eredi di una società sempre più scristianizzata e relativista si sono allontanati e opposti alla Chiesa, vedendo in essa un grande sistema di controllo ed omologazione del pensiero, lontana dal libertinaggio creativo e morale che ha caratterizzato gli ultimi tempi.

Come fare allora per colmare il vuoto che separa l’arte dalla fede e gli artisti dalla Chiesa?

Giovanni Paolo II, nella Lettera sopra citata, auspicava il riannodarsi di una più proficua cooperazione tra l’arte e la Chiesa, perchè “l’umanità di tutti i tempi, anche quella di oggi, aspetta di essere illuminata sul proprio cammino e sul proprio destino.”

Come Unione Cattolica Artisti Italiani ci sentiamo chiamati a collaborare affinchè questa cooperazione ritrovi l’intesa di un tempo. In fin dei conti, tanto l’arte quanto la Chiesa desiderano rispondere agli aneliti più profondi del cuore e favorire il ricongiungimento, tra la nostalgia della pace, della verità e della giustizia che ogni uomo sente, e il mondo effettivo dove abitiamo in cui spesso e volentieri mancano bellezza e bontà.

L’animo umano è abitato dal desiderio di trascendere tutti i limiti, la bellezza è fragile custode di questo insopprimibile anelito;

Sono pochi gli artisti contemporanei che conservano un rapporto con la fede e con la Chiesa e sono ancora meno i cristiani che hanno un’autentica consapevolezza della bellezza e dell’arte moderna.

Perciò le migliori opere d’arte non hanno più nulla a che fare con il messaggio e i contenuti della Fede Cristiana, e viceversa le opere “cristiane” spesso e volentieri mancano della necessaria qualità tecnica e artistica per essere considerate a tutti gli effetti Opere d’Arte!

Alcuni artisti di talento ancora collaborano con vescovi o parroci ma nella stragrande maggior parte dei casi a loro non viene chiesto un lavoro creativo, bensì un’esecuzione artigianale che riproponga nostalgicamente gli schemi e i canoni dell’arte tradizionale cristiana.

Bisogna dire anche che pochissimi dei parroci responsabili della decorazione e dell’ornamento delle chiese hanno una sensibilità e una formazione storico-artistica moderna e contemporanea, anzi sono spesso diffidenti e prevenuti verso tutto quello che non conoscono.

Papa Francesco a proposito dell’arte ha scritto:

“La Chiesa deve promuovere l’uso dell’arte nella sua opera di evangelizzazione, guardando al passato ma anche alle tante forme espressive attuali. Non dobbiamo avere paura di trovare e utilizzare nuovi simboli, nuove forme d’arte, nuovi linguaggi.”

Papa Francesco apre esplicitamente all’arte contemporanea, ai nuovi simboli, ai linguaggi dei nostri tempi, superando le perplessità di una struttura clericale che spesso il Pontefice ha contestato per la sua difficoltà ad aprirsi al nuovo.

A questo punto sorge un’altra domanda: qualora vescovi e parroci avessero questa sensibilità e formazione, e lasciassero agli artisti esprimere il loro genio, troverebbero artisti con un senso della Fede sufficientemente formato dal quale poter attingere la loro creatività a maggior gloria di Dio? Nell’arte di oggi il mistero, il trascendente e il religioso in senso lato hanno ancora cittadinanza?

Nel caso contrario, come potrebbe un’artista, per quanto virtuoso o geniale, accostarsi attraverso il suo lavoro al Mistero della Fede che ignora o peggio esclude dalla sua esistenza?

È necessario introdurre un’antropologia cristiana nell’arte moderna e una sensibilità contemporanea nell’arte cristiana.

Per fare questo la Chiesa ha bisogno degli artisti e gli artisti hanno bisogno della Chiesa.

Sempre attuali sono le parole del fondatore dell’Ucai Paolo VI:

“Questo mondo nel quale viviamo ha bisogno di bellezza per non sprofondare nella disperazione.

La bellezza, come la verità, è ciò che infonde gioia nel cuore degli uomini.”

Bisogna risvegliare nell’uomo la nostalgia di Dio e così anche nelle arti avremo un rifiorire di bellezza, di profondità nuova e contemporanea, trovo illuminanti a tal proposito le parole di Saint-Expupéry: “Se vuoi costruire una barca, non radunare uomini per tagliare legna, dividere compiti e impartire ordini, ma insegna loro la nostalgia per il mare vasto e infinito”

Francesco Astiaso Garcia






"Cadano presto i muri, visibili e invisibili, che dividono i popoli in Europa, Asia, Africa, nelle Americhe, in mezzo al mare Mediterraneo per i migranti che fuggono dalle guerre! Cadano i muri del cuore che accecano e non fanno vedere che l’altro è mia sorella e mio fratello!"

I  SEGNI  DEI TEMPI


Se si insegnasse la bellezza alla gente !

 


«Se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’omertà. All’esistenza di orrendi palazzi sorti all’improvviso, con tutto il loro squallore, da operazioni speculative, ci si abitua con pronta facilità, si mettono le tendine alle finestre, le piante sul davanzale, e presto ci si dimentica di come erano quei luoghi prima, ed ogni cosa, per il solo fatto che è così, pare dover essere così da sempre e per sempre. È per questo che bisognerebbe educare la gente alla bellezza: perché in uomini e donne non si insinui più l’abitudine e la rassegnazione ma rimangano sempre vivi la curiosità e lo stupore. La Bellezza è importante, non ci vuole nulla a distruggere la Bellezza… e allora invece della lotta politica, la coscienza di classe, tutte le manifestazioni e ‘ste fesserie, bisognerebbe ricordare alla gente cos’è la bellezza, aiutarla a riconoscerla, a difenderla».

Peppino Impastato (Cinisi, 5 gennaio 1948 – Cinisi, 9 maggio 1978)


OMNIA VINCIT AMOR, l'amore trionfa su tutto

Ieri, lunedì 30 ottobre, alle ore 16:30, presso il Museo degli Sport di Combattimento, abbiamo inaugurato la mostra OMNIA VINCIT AMOR (celebre verso virgiliano), l'amore trionfa su tuttoDurante la presentazione in aula magna sono state lette poesie e cantate, a suon d’organetto, canzoni d’amore della tradizione romana.

In un contesto storico divisivo e conflittuale, come quello odierno, abbiamo necessità urgente di messaggi di bellezza e di speranza per non cedere alla disperazione, alla sfiducia e allo sconforto; la dignità dell’artista consiste nel suo dovere di tenere acceso il senso di meraviglia nel mondo.

Personalmente ho partecipato con questo tondo, uno studio preparatorio dal titolo “CANZONE D’AMORE, Alba di Speranza”. L’opera rappresenta un sole che sorge e cresce assieme ad un altro tondo, quello della pancia di una mamma che aspetta con fiducia il suo bambino, accarezzato anche dalla sorellina.

La mostra in Via dei Sandolini, 79 - 00122 Ostia Lido (Roma), resterà aperta fino al 31 marzo 2024 e vi invito caldamente a visitarla, anche perchè il centro Olimpico FIJLKAM, è un'opera d'arte in sè! Per invogliarvi ulteriormente, pubblico le foto di alcune delle opere in mostra.

All’inaugurazione erano presenti il Presidente della FIJLKAM, Domenico Falcone, la vicepresidente del X Municipio, Valentina Prodon, e numerose personalità della Cultura e dello Sport.

La mostra d’arte Omnia vincit amor, ideata e allestita dall’architetto Livio Toschi, Direttore artistico del Polo Culturale FIJLKAM, ha ricevuto il patrocinio del CONI, del Municipio Roma X, dell’Accademia Olimpica Nazionale Italiana, dell’Associazione Nazionale Stelle al Merito Sportivo, del Comitato Nazionale Italiano per il Fair Play, dell’Unione Italiana Collezionisti Olimpici e Sportivi e dell’Unione Nazionale Associazioni Sportive Centenarie.