Una melodia più bella


Una comunicazione capace di armonizzare voci distinte

Non basta gridare contro le tenebre, bisogna accendere una luce”.

Quanta forza e attualità in queste celebri parole pronunciate da San Nilo.

In questo tempo segnato da paura, sconcerto e insicurezza il nostro impegno come Unione Cattolica Artisti Italiani è quello di promuovere un’arte che si faccia portatrice di un messaggio di pace, speranza e verità, una risposta alle ideologie e ai populismi che tornano a confondere e a mentire chiudendoci il cielo con una cappa di sfiducia e paura.

Dopotutto la parola latina per arte è “ars” – la radice “ar” può essere tradotta con i termini “congiunzione”, unione, gli artisti sono i maestri dell’armonia, l’armonia è la scienza dell’equilibrio tra gli opposti. L’arte è la più alta forma di comunicazione e se illuminata da una sapienza onesta, audace e creativa può costituire un potente mezzo di verità e di anti-propaganda; nazionalismi, dittature e regimi totalitari si sono diffusi e instaurati attraverso una comunicazione pervertita e menzognera.

Abbiamo bisogno di una comunicazione che sappia armonizzare voci distinte, una comunicazione rivolta alla riconciliazione, al dialogo, alla comprensione e al perdono.  Non abituiamoci alla voce di un mondo che grida e fa coincidere diversità e conflitto! Dobbiamo evitare la dinamica degli estremismi e delle polarizzazioni perché la nostra epoca necessita di dialogo e di sintesi.

Come diceva Dante Alighieri: “il contrario di un errore non è la verità ma l’errore di segno opposto“. La verità è il sentiero stretto tra due errori di segno contrario. Le diverse dimensioni di un problema globale ci espongono alla tensione tra estremi. “Costruire ponti che favoriscano lo sviluppo implica il coraggio di conoscere le sponde e di attraversare il fiume turbolento delle divisioni e delle polarizzazioni“.

 

Guai a chi incita alla paura o la sfrutta!

La paura può farci diventare sconsiderati, aggressivi e irragionevoli; guai a chi incita alla paura o la sfrutta!

Martin Luther King disse: “Un giorno la paura bussò alla porta; Il coraggio andò ad aprire. Non c’era nessuno“. Dobbiamo fuggire come la peste la retorica dello scontro di civiltà; Non ci può essere bellezza se manca la piena consapevolezza del valore inestimabile d’ogni essere umano, la bellezza è il faro che illumina la dignità, la fragilità, la sacralità di ogni essere vivente.

Il crollo delle Torri Gemelle e l’arrivo della crisi economica hanno favorito il populismo anche fra i credenti; la semplificazione e l’impoverimento culturale non aiuta a discernere i segni dei tempi. In un contesto dove mancano valori di riferimento, diventa più facile trovare elementi di divisione più che di coesione. Non ha più molto senso oggi parlare di destra e di sinistra, mi è piaciuto a tal proposito quello che ha scritto Jean Paul Michéa: “La destra del denaro e la sinistra dei valori si incontrano al centro, luogo degli affari e del potere”.

È grave la diffusione e la banalizzazione dell’egoismo a cui siamo arrivati…è ancora più grave che anche tanti cattolici sono ingannati su questo: “Prima gli Americani“, “Prima gli Italiani“, Prima io, Prima io! Siamo cristiani! Com’è possibile che ci facciamo confondere così!

Negli Atti degli Apostoli (10, 34-35) San Pietro dice: “In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone, ma chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque popolo appartenga, è a lui accetto”.

Tanti Padri della Chiesa lo hanno ribadito: meglio essere cristiani senza dirlo, che proclamarlo senza esserlo.

Oggi ancor più di ieri è indispensabile l’informazione e la conoscenza per poter distinguere la competenza e l’onestà intellettuale dalla semplicioneria e dalla mala fede. Dobbiamo saper riconoscere la cialtroneria per poterla smascherare; Non è democrazia quella che mette sullo stesso piano d’informazione la competenza e la cialtroneria, il sapere affidabile e le idee inaffidabili, dando loro uguale autorevolezza. Presentare competenza e incompetenza sullo stesso piano non è mettere i cittadini in grado di decidere, è rendersi complici della dilagante disinformazione scientifica virale.

 

Le piattaforme sociali e l’arte che parla al cuore

Uno studio dimostra come i social media usano algoritmi per attivare emozioni come la rabbia, l’indignazione e la paura che portano a restare connessi e attivi; veleni e rabbia generano molto traffico e in tanti guadagnano con le fake news equiparate a notizie vere, qualcuno lo chiama algoritmo dello sciacallo, lo sciacallo si sa, lucra approfittando del malessere e dello smarrimento di tutti; la storia insegna: una menzogna ripetuta più volte diventa una verità, e questo lo sanno molto bene i poteri politici ed economici che applicano il divide et impera.

Perciò è necessario studiare, approfondire, comparare!

L’era della comunicazione rischia di coincidere con quella dell’incomunicabilità; e il boom delle informazioni a portata di click con la mancanza della sapienza necessaria per leggere e raccontare il senso di ogni storia.

Ripeteva Lorenzo Milani ai suoi allievi: “Voi, non sapete leggere la prima pagina del giornale, quella che conta, e vi buttate come disperati sulle pagine dello sport. È chi comanda che vi vuole così, perché chi sa leggere la prima pagina del giornale sarà domani il padrone del mondo”.

Per avere successo bisogna semplicemente amplificare notizie semi-veritiere, viralizzandole e facendole diventare cultura condivisa…prova poi a convincere del contrario quei 500 mila utenti che hanno condiviso un post di dubbia veridicità. Le bugie e l’odio non sono certo nati con il web ma non possiamo sottovalutare l’incremento nella sua diffusione senza controllo.

Il primo areopago del tempo moderno è rappresentato dalle piattaforme online che attraverso i mezzi di comunicazione sociale stanno unificando l’umanità rendendola un villaggio globale. La realtà cede il passo a ciò che di essa viene mostrato. Perciò la ripetizione continua di informazioni scelte diventa un fattore determinante per creare un’opinione considerata pubblica.

Tutto questo ci dà la misura della nostra responsabilità e ci invita ad una nuova creatività per raggiungere quelle centinaia di milioni di persone che dedicano quotidianamente buona parte del loro tempo alle comunicazioni sociali su internet. Queste recenti immense potenzialità costituiscono una sfida decisiva per il mondo di oggi e la posta in gioco è di grande importanza.

Dobbiamo evitare di strumentalizzare le grandi questioni come l’immigrazione, l’accoglienza o i diritti sociali per riaffermare sempre e solo specifiche convinzioni personali ricorrendo a numeri fasulli e letture faziose e semplicistiche dei fatti. Ovviamente i politici sono i primi chiamati in causa perché la loro voce può produrre con effetto esponenziale legioni di odiatori, specie in Paesi segnati dall’analfabetismo funzionale.

Papa Francesco ci ha proposto la figura di Orfeo a modello; Orfeo, per fuggire al canto ammaliatore delle Sirene, intonò una melodia più bella; contro le urla dirette allo stomaco ci servono melodie che parlano al cuore…Orfeo suonò la sua lira, con tanta arte e veemenza che persino le sirene si fermarono ad ascoltarlo. “Ecco il vostro grande compito: rispondere ai ritornelli paralizzanti del consumismo culturale con scelte dinamiche e forti, con la ricerca, la conoscenza e la condivisione”.

 

ANDREA BOCELLI: il talento è un dono.


Non sono molti gli artisti che vivono il proprio dono come una responsabilità, come un talento affidato da far fruttificare piuttosto che come un merito personale. Uno di questi è il maestro Andrea Bocelli che ho avuto l’onore di conoscere tre giorni fa in occasione dell’inaugurazione degli Europei di calcio. Abbiamo parlato a lungo di fede, di arte, di vita… è stato illuminante!

Andrea Bocelli ha espresso più volte questi concetti:

“Il mio è anche un messaggio di fede, anche dietro alla mia vita, come dietro alla vita di ciascuno, io penso che ci sia una regia precisa. Anche il talento non è un merito personale ma un dono. Ogni vita è una storia a sé che risponde ad una regia precisa…la mia vita è servita se non altro a spiegare a me stesso che non c’è niente per caso nella vita. Senza la fede è difficile dare un senso alla vita. Senza la fede il nostro transito terreno è una tragedia annunciata che, nel migliore dei casi, termina con la vecchiaia, la malattia e la morte. Ho iniziato allora una ricerca perfino spasmodica, che alla fine, grazie a Dio, ha dato buoni frutti”.

I veri artisti come Andrea Bocelli sono emissari di un altro mondo, diffondono la notizia di un altro regno e ci invitano ad elevarci risvegliando nell'essere umano ciò che c’è di più umano! Paul Klee paragona la vita di un'artista a quella di un albero: "...nella sua funzione di tronco, egli non può fare altro che raccogliere ciò che gli viene dalle profondità e trasmetterlo più lontano. Egli dunque fa solo da mediatore: non rivendica la bellezza del fogliame, perché essa è soltanto passata attraverso di lui".

È bellissima questa immagine dell'albero perché svincola totalmente l'artista dalla vanità del proprio successo, mi viene in mente il paragone evangelico del servo inutile che si limita a compiere ciò che è chiamato a compiere, senza per questo gonfiarsi di orgoglio e autocompiacimento.

Ve lo immaginate un melo che si vanta delle proprie mele, o una quercia piena di sé per aver prodotto delle ghiande! L'acqua bagna, il fuoco brucia e gli artisti producono bellezza, è nella natura delle cose!

Grazie maestro per la tua testimonianza, non la scorderò!















Dorian Grey e i Social Network

                                                                     DORIAN GREY

Diventeremo "di buon grado vigliacchi pur di acquistare così la reputazione di essere coraggiosi". Queste parole scritte da Pascal rappresentano un paradosso che esprime tragicamente l'ipocrisia dell'uomo alla quale nessuno è immune. L'onore non coincide con la reputazione; l'onore dipende dalle virtù della persona, non da quello che altri pensano. La nostra società senza onore, è basata sulla reputazione; eppure come ha scritto Cechov, "l'onore non si può togliere si può solo perdere".

È vero che in ogni epoca l'uomo ha subito l'influenza del narcisismo e dell'apparire ma oggi, immerso costantemente nella comunicazione telematica, vive tutto questo all'ennesima potenza. Siamo arrivati a preoccuparci maggiormente di dare alle persone un'immagine felice della nostra vita piuttosto che preoccuparci della felicità stessa della nostra esistenza.

Indossare pantaloni firmati Armani, appendere nel proprio salone un Dalì e bere Chardonnay per molti è più importante di vestire bene, arredare la casa con gusto e godersi un buon vino.

Dorian Grey nell'omonimo capolavoro di Oscar Wilde chiede all'amico pittore di immortalare sulla tela la sua immagine nel momento di massimo splendore affinché tutti ne possano ammirare la bellezza; se ne innamora poi al punto di crederla più importante della sua stessa anima. Vende allora la bellezza della sua anima e quindi della sua autentica persona in cambio della bellezza del suo apparire.

Oggi il rischio è che lo schermo del computer o del telefono sostituisca la tela del ritratto di Dorian Grey e che il Web seducendoci con tutte le sue piattaforme sociali diventi feticcio dell'immagine che vogliamo dare di noi stessi.

Cartesio disse nel 1600 :"Ego cogito, ergo sum, sive existo" (Io penso, dunque sono, ossia esisto), oggi potremmo dire Web ergo sum, comunico nel Web dunque esisto!

Ma cosa importa veramente, essere felici o sembrare di esserlo? Rimango sempre colpito dalla notizia improvvisa del suicidio di una persona di successo di cui nessuno avrebbe potuto immaginare la disperazione.

Non si vede bene che con il cuore, parafrasando il Piccolo Principe potremmo dire che l'essenziale è invisibile al Web; c'è ancora qualcuno disposto a crederlo?

Chi di noi sarebbe disposto ad essere reputato vigliacco pur di essere in cuor suo coraggioso? Chi accetterebbe di essere giudicato come un bugiardo e un falso pur di perseguire la verità e la giustizia?

C'è qualcuno capace di caricarsi l'accusa di malvagio e apparire tale agli occhi del mondo per essere veramente buono?

Nel capitolo 53 del libro del Profeta Isaia è scritto:

“3 Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia; era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima.

4 Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori; e noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e umiliato.

5 Egli è stato trafitto per le nostre colpe, schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti.

6 Noi tutti eravamo sperduti come un gregge, ognuno di noi seguiva la sua strada; il Signore fece ricadere su di lui l'iniquità di noi tutti.

7 Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca”.

 

Il Naufragio degli Indifferenti

Caro Papa Francesco, in questo quadro ho voluto marcare l’identificazione di Cristo con i migranti e forestieri che attraversano il mare e bussano disperatamente alle nostre porte.

L’amore di Cristo ha sempre prediletto gli ultimi, gli scartati, facendosi prossimo a coloro che pagano l’ingiustizia di un mondo iniquo; la crocifissione è come disegnata dalla schiuma del mare, la stessa schiuma che ha sepolto tanti uomini, donne e bambini.

Cristo appare ai naufraghi come un faro luminoso nella notte oscura delle acque.

Questo dipinto rende inequivocabile e immediato il forte messaggio: La carità è il centro del vangelo; ogni uomo è fratello di Cristo, per cui ogni atto d’amore viene fatto o negato a Cristo; vedere Cristo in chi ci passa accanto è una grazia da chiedere insieme al dono delle lacrime per le vittime dei naufragi.

«Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me».

Questa è la mia preghiera dipinta Santo Padre: che Cristo salvi l’umanità naufragata nel peccato dell’indifferenza!

























Con i Giovani Cambiamo il Mondo

 



E’ bello vedere come ormai da tempo i giovani siano tornati in prima linea nella protesta contro sopraffazioni e ingiustizie, denunciando le corruzioni dei governi e delle élite finanziarie ossessionate dalla speculazione e dal lucro che comanda sull’umanità schiava dell’accumulo e del consumo; saranno i sedicenni scesi in piazza a guidare il mondo tra pochi anni; mai il mondo è stato così giovane, siamo 7,7 miliardi e il 41 % ha meno di 24 anni.

I giovani lo hanno capito, si guarda sempre ai fini politici, ma troppo poco alle persone! Sono loro a ricordarci che la speranza non è utopia, sono stanchi di essere spettatori, vogliono essere protagonisti; sognano un mondo che vuol progredire senza corruzione, repressione e ignoranza, un mondo dove la dignità dell’umano sia posta al centro! 

E’ l’ansia di vivere in profondità ad accomunare giovani e artisti, il desiderio di vita autentica e di pienezza, la sete di senso della vita!

I giovani come gli artisti non vogliono accontentarsi di una vita comoda, conformista e borghese, alimentata da narcisismo e avidità.

 

Le nuove generazioni hanno intuito che il denaro deve servire e non dominare ma forse, in fondo, privilegiano ancora la dimensione dell’avere piuttosto che quella dell’essere, vittime di una società fondata sul possesso di cose di successo, di visibilità e di potere.

Come evitare che i giovani si convertano domani negli adulti che oggi disapprovano?

Come trovare la visione antropologica che segnerà il cammino verso altri modi di intendere l’economia, la crescita e il progresso? Quale può essere il contributo della cultura?


L’educazione è una dimensione trasversale che tocca tutti gli ambiti e le dimensioni della vita dell’uomo, perciò siamo convinti che gli artisti attraverso progetti concreti di Pace e di Bellezza possano dare il loro prezioso contributo a favore di un’alleanza basata sul dialogo con chi si sente corresponsabile dell’umanità e della creazione e desidera consegnare alle giovani generazioni una casa comune più solida e fraterna.


Cultura è ciò che coltiva, che fa crescere l’umano, per una necessaria e coraggiosa inversione di rotta è indispensabile partire da una presa di coscienza che ci riporti all’essenziale, a ciò che vale, a ciò che è autentico e pieno di senso; solo così potremo rivedere il nostro modo di essere e di pensare.

Dobbiamo lavorare per un’economia, un’istruzione e una politica basate sull’idea di virtù, sull’idea che la felicità non è egoismo, ma condivisione e relazione.

 

Con i giovani e per i giovani possiamo cambiare il volto di questo mondo; E’ urgente rieducare i giovani alla bellezza, che sarà faro e guida della loro profonda sete d’infinito, di verità e di giustizia.

 

La bellezza suscita la nostalgia di un’esistenza più perfetta, ci ricorda che alle nostre vite qualcosa manca, qualcosa che non è possibile colmare con l’abbondanza materiale.

L’arte può aiutare i giovani a riscoprire il Sacro, superando la tiepidezza spirituale. La bellezza suscita il desiderio sopito di Dio, ci spinge a metterci in cammino e ci porta a scoprire il nostro comune destino.

Davanti ad un mondo anestetizzato da un’indifferenza che non permette più di vedere le sofferenze degli scartati, né di ascoltare il loro grido di dolore, davanti a tutti gli esclusi che spesso non hanno più nemmeno voce, come artisti sentiamo il bisogno di fare qualcosa, attraverso l’arte possiamo aprire orizzonti di speranza dove sembra non ce ne siano più e così contribuire ad alleviare le ferite e le ingiustizie di una società inferma.

 

Per fare questo però abbiamo bisogno dei giovani, abbiamo bisogno di artigiani di giustizia e pace, di paladini di bellezza e solidarietà, di poeti e profeti, capaci di sognare in grande con uno sguardo che sappia leggere nel profondo la sete degli uomini per costruire insieme la “civiltà dell’amore”.

Invece della lotta politica, la coscienza di classe, tutte le manifestazioni e ‘ste fesserie, bisognerebbe ricordare alla gente cos’è la bellezza, aiutarla a riconoscerla, a difenderla…la bellezza è importante!” (Peppino Impastato)