Chi è senza peccato scagli la prima pietra

La prima pietra (installazione)


Dedicata agli ipocriti,
ai benpensanti, 
ai moralisti sempre pronti a giudicare e puntare il dito.

Dedicata a chi si erige a giudice della vita degli altri
senza conoscerne le sofferenze profonde,
il vissuto e il bagaglio genetico;

dedicata a chi parla di pecore nere dando per scontato
di appartenere al gregge delle pecore bianche.

Dedicata a chi moltiplica le leggi e i precetti
carica gli uomini di pesi insopportabili
che poi non si degna di portare nemmeno con un dito. 

Dedicata a chi beneficia della lana e del latte delle pecore,
ma non si cura neppure minimamente del gregge, 
dedicata a chi scandalizza i piccoli.

Dedicata a chi, con le mani grondanti sangue,
è sempre pronto a scagliare una pietra su qualcun'altro.


Libertà d'Espressione: Quale censura è lecita e quale no?

La Convenzione dei diritti dell'uomo, la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea e la Costituzione Italiana sottolineano la necessità ferma di tutelare il libero pensiero difendendolo da ogni censura o ingerenza ma allo stesso tempo ammettono la possibilità di restrizioni alla libertà d'espressione per garantire la salvaguardia della reputazione altrui, del buon costume e dell'ordine pubblico.

E' evidente che affrontando certi argomenti, ci addentriamo in un terreno scivoloso dai confini molto delicati; E' sempre significativo passare dall'astrazione della lettera alla concretezza della storia, perciò ritengo interessante considerare l'applicazione delle Carte sopra citate a due episodi recenti accaduti in Francia.

Il primo è una tragedia nota a tutti: l'attentato terroristico contro la sede del settimanale satirico Charlie Hebdo del 7 gennaio 2015 a Parigi.
La stampa si è stretta intorno ai giornalisti francesi assassinati:"L'attacco alla libertà d'espressione è un attacco alla libertà di tutti poichè la libertà d'espressione è il valore fondante alla base di tutte le democrazie europee."
Questo hanno scritto i principali giornali di tutto il mondo.
D'altronde si capisce, come non essere indignati di fronte ad un simile scempio!
Le parole "io sono Charlie" sono diventate il simbolo della libertà di espressione.

L'importante però è non fare confusione;
Anche il secondo episodio è avvenuto in Francia, in tempi ancora più recenti.
Mi riferisco alla decisione del Consiglio Superiore per l' audiovisivo di censurare uno spot televisivo, trasmesso in occasione della Giornata mondiale per le persone Down.

Tale spot, premiato a Cannes e diffuso anche dall'Onu, mostrava alle madri in attesa, che la vita di una persona con sindrome di Down può essere piena e appagante, senza nasconderne le difficoltà. "Cara futura mamma, non avere paura, tuo figlio potrà essere felice come lo sono io" è il messaggio finale rivolto alle gestanti.

Il Consiglio Superiore per l' audiovisivo ha vietato il filmato motivando così la censura: "indirizzandosi ad una futura madre, sembra avere una finalità ambigua e può non suscitare un'adesione spontanea e consensuale".
In altre parole il video è stato censurato perchè può offendere la sensibilità delle donne in dolce attesa di bambini Down, che hanno deciso di abortire o ancora peggio potrebbe condizionarle, influenzando la loro scelta.
Un tribunale ha recentemente confermato questa decisione di censura. 

Recenti studi affermano che in Francia, novantasei  gravidanze con sindrome di Down su cento, vengono interrotte e a tal proposito il deputato francese Olivier Dussopt ha detto:

"Quando sento che "purtroppo" il 96 per cento delle gravidanze con sindrome di Down finisce con l'aborto, la vera domanda che mi faccio è perchè ne rimane il 4 per cento"

Mi risparmio ogni giudizio, perchè sono parole raccapriccianti che si commentano da sole, parole che ci aiutano a capire come si è arrivati alla censura del video in questione.

Ci troviamo davanti a delle vere e proprie forme di "eugenetica democratica". Un saggio del dottor Brian Skotko affronta l'argomento fino a chiedersi se la sindrome di Down sparirà del tutto...ma torniamo a noi e alla riflessione sul significato profondo di libertà d'espressione. 

Dice dunque la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea: Ogni individuo ha diritto alla libertà di espressione. Tale diritto include la libertà di opinione e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza che vi possa essere ingerenza da parte delle autorità pubbliche e senza limiti di frontiera. La libertà dei media e il loro pluralismo sono rispettati. 

A questo punto è d'obbligo la domanda: La libertà d'espressione è sacra in ogni circostanza o solo quando difende vignette di pessimo gusto che non si limitano ad offendere l'uomo appartenente ad ogni fede ma arrivano ad un macabro scherno delle vittime del terremoto incitando all'odio e al razzismo? Cos'è la tolleranza, cosa il pluralismo e il rispetto di tutti?

Lo stesso Charb, il direttore di Charli Hebdo, ha affermato che l'unica limitazione riconosciuta alla libertà d'espressione è cio che stabilisce la legge, ma come scrisse Kant "la legge più rigorosa può determinare il sommo dell'iniquità".

L'interpretazione arbitraria della libertà d'espressione è una forzatura che non possiamo tacere. Questa è in fondo la pericolosissima eredità dell'illuminismo di Voltaire, riassunto molto bene dal suo motto: «La libertà per tutti, ma non per i nemici della libertà». 

Se difendere la vita e la Bellezza significa mostrare le incongruenze dei nostri tempi, mostriamole! Se difendere la vita e la Bellezza significa dissentire da ideologie varie, manifestiamo il nostro dissenso!
Dobbiamo essere creativi, e non conformarci al pensiero collettivo del politicamente corretto.
Dobbiamo fuggire da ogni forma di preconcetto o ideologia, altrimenti anche le buone battaglie rischiano di essere strumentalizzate, l'armonia presuppone sempre una visione d'insieme, a tal proposito ho apprezzato molto le parole del Cardinal Gualtiero Bassetti:

"Non ci si schiera credibilmente accanto al malato terminale se non si ha a cuore il destino del migrante...Non è in alcun modo giustificabile chiudere gli occhi su un aspetto e considerare una parte come il tutto. Un bambino nel grembo materno e un clochard, un migrante e una schiava della prostituzione hanno la stessa necessità di essere difesi nella loro incalpestabile dignità personale. E di essere liberati dalla schiavitu' del commercio del corpo umano, dal l'affermazione di una tecnoscienza pervasiva e dalla diffusione di una mentalità nichilista e consumista."

Chiedo poi ai difensori del principio di laicità francese: Chi stabilisce cosa sia politicamente corretto e cosa politicamente scorretto? Quale censura è lecita e quale no? Oggi, nel 2018, ci troviamo difronte ad un nuovo tipo di discriminazione, non più la discriminazione per il colore della pelle bensì la discriminazione per il colore delle idee.

Il vero progresso passa sempre per la difesa e tutela dei più piccoli, non si può rinunciare a lottare in difesa della bellezza dei piu piccoli; i nostri tempi hanno bisogno di cuori ardenti e spiriti vivi per non cedere alla tiepidezza!

La Bellezza dei più piccoli
"La vita vulnerabile ci indica la via d'uscita, la via per salvarci da un'esistenza ripiegata su se stessa e scoprire  la gioia dell'amore". 
Papa Francesco

Qlicca qui ; Ecco il video Censurato

Me ne importa, mi sta a cuore




Cuori Ardenti e Spiriti Vivi

Don Lorenzo Milani è uno di quegli uomini che non si accontentano di stare in salotto o in sagrestia. Ha dedicato la sua vita ai giovani, ha rinunciato all'arte e ai suoi sogni di gloria per loro; ha saputo, con la vita e le parole, trasmettere ardore e amore per il meraviglioso e grave compito dell'insegnare.

 

Dal seminario Lorenzo Milani troverà tempo per andare a trovare il suo maestro di pittura Staude, che tutto era tranne che cattolico e che gli chiede il motivo della sua scelta di farsi prete. "È tutta colpa tua - risponde il giovane Milani... Perché tu mi hai parlato della necessità di cercare sempre l'essenziale, di eliminare i dettagli e di semplificare, di vedere le cose come un'unità dove ogni parte dipende dall'altra. A me non bastava fare tutto questo su un pezzo di carta. Non mi bastava cercare questi rapporti tra i colori.

Ho voluto cercarli tra la mia vita e le persone del mondo.

E ho preso un'altra strada."

 

Ripeteva Lorenzo Milani: “...Ognuno deve sentirsi responsabile di tutto. Su una parete della nostra scuola c'è scritto grande "I CARE". È il motto intraducibile dei giovani americani migliori, "ME NE IMPORTA, MI STA A CUORE" il contrario esatto del motto fascista "Me ne frego. Voi, non sapete leggere la prima pagina del giornale, quella che conta, e vi buttate come disperati sulle pagine dello sport. È chi comanda che vi vuole così, perché chi sa leggere la prima pagina del giornale sarà domani il padrone del mondo!”.

 

Abbiamo urgente bisogno di cuori ardenti e spiriti vivi come il suo! Desidero perciò condividere alcuni stralci della splendida lettera di Lorenzo Milani indirizzata ai magistrati nella quale, Lorenzo Milani affronta il problema della buona scuola e dell'istruzione con una passione e un trasporto che non possono lasciare indifferente chiunque si interroghi con animo sincero sul grave compito della formazione e della trasmissione dei valori alle nuove generazioni, se non l’avete ancora fatto VI PREGO LEGGETELA:

 

 

“…Bisognerà dunque accordarci su ciò che è scuola buona.

La scuola è diversa dall’aula del tribunale. Per voi magistrati vale solo ciò che è legge stabilita. La scuola invece siede fra il passato e il futuro e deve averli presenti entrambi. È l’arte delicata di condurre i ragazzi su un filo di rasoio: da un lato formare in loro il senso della legalità (e in questo somiglia alla vostra funzione), dall’altro la volontà di leggi migliori cioè di senso politico (e in questo si differenzia dalla vostra funzione).

 

La tragedia del vostro mestiere di giudici è che sapete di dover giudicare con leggi che ancora non sono tutte giuste.

Sono vivi in Italia dei magistrati che in passato han dovuto perfino sentenziare condanne a morte. Se tutti oggi inorridiamo a questo pensiero dobbiamo ringraziare quei maestri che ci aiutarono a progredire, insegnandoci a criticare la legge che allora vigeva. Ecco perché, in un certo senso, la scuola è fuori del vostro ordinamento giuridico. Il ragazzo non è ancora penalmente imputabile e non esercita ancora diritti sovrani, deve solo prepararsi a esercitarli domani ed è perciò da un lato nostro inferiore perché deve obbedirci e noi rispondiamo di lui, dall’altro nostro superiore perché decreterà domani leggi migliori delle nostre. E allora il maestro deve essere per quanto può profeta, scrutare i "segni dei tempi", indovinare negli occhi dei ragazzi le cose belle che essi vedranno chiare domani e che noi vediamo solo in confuso. In quanto alla loro vita di giovani sovrani domani, non posso dire ai miei ragazzi che l’unico modo d’amare la legge e d’obbedirla.

 

Posso solo dir loro che essi dovranno tenere in tale onore le leggi degli uomini da osservarle quando sono giuste (cioè quando sono la forza del debole). Quando invece vedranno che non sono giuste (cioè quando sanzionano il sopruso del forte) essi dovranno battersi perché siano cambiate. Questa tecnica di amore costruttivo per la legge l’ho imparata insieme ai ragazzi mentre leggevamo il Critone, l’Apologia di Socrate, la vita del Signore nei quattro Vangeli, l’autobiografia di Gandhi, le lettere del pilota di Hiroshima.

 

Vite di uomini che sono venuti tragicamente in contrasto con l’ordinamento vigente al loro tempo non per scardinarlo, ma per renderlo migliore. Del resto ho già tirato su degli ammirevoli figlioli. Ottimi cittadini e ottimi cristiani. Nessuno di loro è venuto su anarchico. Nessuno è venuto su conformista. Informatevi su di loro. Essi testimoniano a mio favore. Ci presentavano l’Impero come una gloria della Patria!

 

Avevo 13 anni. Mi par oggi. Saltavo di gioia per l’Impero.

I nostri maestri s’erano dimenticati di dirci che gli etiopici erano migliori di noi. Che andavamo a bruciare le loro capanne con dentro le loro donne e i loro bambini mentre loro non ci avevano fatto nulla. Quella scuola vile, consciamente o inconsciamente non so, preparava gli orrori di tre anni dopo. Preparava milioni di soldati obbedienti. Obbedienti agli ordini di Mussolini. Anzi, per esser più precisi, obbedienti agli ordini di Hitler. Cinquanta milioni di morti.

 

E dopo esser stato così volgarmente mistificato dai miei maestri quando avevo 13 anni, ora che sono maestro io e ho davanti questi figlioli di 13 anni che amo, vorreste che non sentissi l’obbligo non solo morale, ma anche civico di demistificare tutto, compresa l’obbedienza militare come ce la insegnavano allora? Che idea si potranno fare i giovani di ciò che è crimine?

 

A Norimberga e a Gerusalemme sono stati condannati uomini che avevano obbedito. L’umanità intera consente che essi non dovevano obbedire, perché c’è una legge che gli uomini non hanno forse ancora ben scritta nei loro codici, ma che è scritta nel loro cuore. Una gran parte dell’umanità la chiama legge di Dio, l’altra parte la chiama legge della Coscienza. Quelli che non credono né all’una né all’altra non sono che un’infima minoranza malata. Sono i cultori dell’obbedienza cieca.

 

A dar retta ai teorici dell’obbedienza e a certi tribunali tedeschi, dell’assassinio di sei milioni di ebrei risponderà solo Hitler. Ma Hitler era irresponsabile perché pazzo. Dunque quel delitto non è mai avvenuto perché non ha autore.

C’è un modo solo per uscire da questo macabro gioco di parole.

 

Avere il coraggio di dire ai giovani che essi sono tutti sovrani, per cui l’obbedienza non è ormai più una virtù, ma la più subdola delle tentazioni, che non credano di potersene far scudo né davanti agli uomini né davanti a Dio, che bisogna che si sentano ognuno l’unico responsabile di tutto.

A questo patto l’umanità potrà dire di aver avuto in questo secolo un progresso morale parallelo e proporzionale al suo progresso tecnico.

 

Il Concilio di Trento è esplicito su questo punto (Catechismo III parte, IV precetto, 16° paragrafo): "Se le autorità politiche comanderanno qualcosa di iniquo non sono assolutamente da ascoltare".

 

Tutti sanno che la Chiesa onora i suoi martiri. Poco lontano dal vostro Tribunale essa ha eretto una basilica per onorare l’umile pescatore che ha pagato con la vita il contrasto fra la sua coscienza e l’ordinamento vigente. S. Pietro era un "cattivo cittadino". I vostri predecessori del Tribunale di Roma non ebbero tutti i torti a condannarlo.

Eppure essi non erano intolleranti verso le religioni. Avevano costruito a Roma i templi di tutti gli dei e avevano cura di offrire sacrifici ad ogni altare.

 

In una sola religione il loro profondo senso del diritto ravvisò un pericolo mortale per le loro istituzioni. Quella il cui primo comandamento dice: "Io sono un Dio geloso. Non avere altro Dio fuori che me".

A quei tempi era dunque inevitabile che i buoni ebrei e i buoni cristiani paressero cattivi cittadini.

 

Poi le leggi dello Stato progredirono. Lasciatemi dire, con buona pace dei laicisti, che esse vennero man mano avvicinandosi alla legge di Dio. Così va diventando ogni giorno più facile per noi esser riconosciuti buoni cittadini. Ma è per coincidenza e non per sua natura che questo avviene. Non meravigliatevi dunque se ancora non possiamo obbedire tutte le leggi degli uomini. Miglioriamole ancora e un giorno le obbediremo tutte. Vi ho detto che come maestro civile sto dando una mano anch’io a migliorarle.

 

 

...non posso fare a meno di dichiararvi esplicitamente che seguiterò a insegnare ai miei ragazzi quel che ho insegnato fino a ora. Cioè che se un ufficiale darà loro ordini da paranoico hanno solo il dovere di legarlo ben stretto e portarlo in una casa di cura”.

 

Don Lorenzo Milani



Anime Inquiete, Simone e Francesco




Simone Weil                                 Francesco d' Assisi



Quale similitudine può esserci tra il figlio del commerciante di tessuti di lana che visse ad Assisi all'inizio del tredicesimo secolo e la sindacalista che nel ventesimo secolo fra le due guerre mondiali, chiede una risposta all'interrogativo posto dall'esistenza del dolore umano? Cosa hanno in comune il Santo patrono d'Italia e la Rivoluzionaria professoressa di filosofia, che mai vinse del tutto la sua reticenza nei riguardi della dottrina ecclesiastica? Per quale ragione numerosi storici e studiosi hanno accostato Simone Weil a San Francesco d'Assisi?

San Francesco d'Assisi e Simone Weil sono due anime inquiete e idealiste, caratterizzate da una sete profonda di verità di fronte al dolore e alle contraddizioni dell'esistenza.

Due anime ipersensibili e anticonformiste che davanti a disparità e ingiustizie non possono accontentarsi della risposta di chi dice loro: "Così va il mondo!", costringendoli a farsi complici di un'indifferenza collettiva ma non per questo meno pesante.


Francesco e Simone si riconoscono in dovere verso ciascun individuo e verso l'essere umano in quanto tale. Entrambi provengono da famiglie borghesi benestanti ma scelgono di trascorrere la vita assieme agli ultimi, schierandosi sempre e comunque dalla parte dei poveri, dei reietti, degli emarginati, di tutti coloro che agli occhi del mondo non hanno valore.
Il ricco ragazzo di Assisi abbandona lussi, comodità e sicurezze per trascorrere il suo tempo in compagnia di lebbrosi, la colta filosofa sceglierà di stare al fianco delle vittime delle ingiustizie sociali del 900, operai e braccianti.


Un'altra caratteristica che li accomuna è l'amore entusiasta per il creato, Simone come Francesco, è innamorata della vita: 

"Non siate ingrati verso le cose belle. Godete di esse, sentendo che durante ogni secondo in cui godete di loro, io sono con voi...Dovunque c'è una cosa bella, ditevi che ci sono anch'io...Mi sembra duro pensare che il rumore del vento tra le foglie non sia un oracolo; duro pensare che il coro delle stelle nei cieli non canti le lodi dell'Eterno".


Simone Weil fece propria la massima terenziana «Niente di quello che è umano mi è estraneo» e confessò di provare una crescente lacerazione dovuta all'incapacità di pensare insieme la sventura degli uomini e la perfezione di Dio.

Tanto per Francesco come per Simone è centrale il problema della tormentata relazione fra l'anima e Dio, tra il desiderio di pienezza e la sofferenza dell'uomo. Ma sarà proprio la sofferenza ad avvicinarli a loro grande amore, amore che più di ogni altra cosa li accomuna, Gesù Cristo.

Ci sono stati alcuni che sono arrivati a Cristo partendo dall’amore per i poveri e vi sono stati altri che sono arrivati ai poveri partendo dall’amore per Cristo; Francesco appartiene a questi secondi, Simone ai primi.
Papa Paolo VI nel considerare la pensatrice come una delle figure più influenti sulla propria vita, affermerà di dispiacersi per il suo mancato approdo al battesimo, in quanto meritevole di essere proclamata santa.
lo storico Vittorio Messori coglierà nella Weil una mistica della libertà, secondo la quale «nessuno ha amore più grande di colui che sa rispettare la libertà dell'altro».



La Weil ritiene che il compito di ogni uomo sia portare un autentico spirito di verità nella vita, di seguito desidero condividere alcuni dei suoi scritti:

« Quando, ancora nell'età dell'adolescenza, ho letto per la prima volta il Capitale, alcune lacune, talune contraddizioni di grande importanza mi sono subito saltate agli occhi. [...] negli anni successivi, lo studio dei testi marxisti, dei partiti marxisti o sedicenti tali, e degli avvenimenti stessi non ha potuto che confermare il giudizio della mia adolescenza.»


« La parola Dio non aveva alcun posto nei miei pensieri. Lo ha avuto solamente a partire dal giorno [...] in cui non ho potuto rifiutarglielo. In un momento d'intenso dolore fisico [...] ho sentito, senza esservi assolutamente preparata, una presenza più personale, più certa, più reale di quella di un essere umano, inaccessibile sia ai sensi che all'immaginazione, analoga all'amore che traspare attraverso il più tenero sorriso di un essere amato. Non potevo essere preparata a questa presenza – non avevo mai letto i mistici. Da quell'istante il nome di Dio e quello di Cristo si sono mescolati in maniera sempre più irresistibile ai miei pensieri. Fino ad allora la mia unica fede era stata l'amor fati degli stoici, come l'intese Marco Aurelio, e l'avevo sempre fedelmente praticata.»



«Imitare la bellezza del creato, adeguarsi all'assenza di finalità, di intenzioni, di discriminazione, significa rinunciare alle nostre intenzioni, alla nostra volontà. Essere perfettamente obbedienti significa essere perfetti come è perfetto il nostro padre celeste.

L'uomo è venuto al mondo unicamente per consentire a rinnegare se stesso e cedere il passo all'amore di Dio, che è amore di Dio per Dio medesimo, perché Dio solo è capace di amare Dio». 


« L'incarnazione del cristianesimo implica una soluzione armoniosa del problema dei rapporti fra individuo e collettività. Armonia in senso pitagorico: giusto equilibrio dei contrari. È precisamente di questo che gli uomini hanno sete oggi.» 


«Iddio pena, attraverso lo spessore infinito del tempo e della specie, per raggiungere l'anima e sedurla. Se essa si lascia strappare, anche solo per un attimo, un consenso puro e intero, allora Iddio la conquista. E quando sia divenuta cosa interamente sua, l'abbandona. La lascia totalmente sola. Ed essa a sua volta, ma a tentoni, deve attraversare lo spessore infinito del tempo e dello spazio alla ricerca di colui ch'essa ama. Così l'anima rifà in senso inverso il viaggio che Iddio ha fatto verso di lei. E ciò è la croce.»



«Per pensare la sventura è necessario portarla nella carne, profondamente conficcata, come un chiodo, e portarla a lungo, affinché il pensiero abbia il tempo di temprarsi abbastanza per guardarla. [...] Grazie a questa immobilità il granello infinitesimale d'amore divino gettato nell'anima può crescere a piacimento e portare frutti nell'attesa [...]. Felici coloro per i quali la sventura entrata nella loro carne è la sventura del mondo stesso nella loro epoca.»


«Nell'incarnazione e nell'abbandono di Cristo sulla croce, Dio stesso ha sofferto la condizione tragica dell'uomo. Dio ha dovuto incarnarsi e soffrire, per non essere inferiore all'uomo; Cristo è il giusto disprezzato, flagellato, abbandonato.


Se l'anima emette quel grido e ancora non smette di amare, essa può trascendere la sventura, la gioia e la sofferenza, per accedere all'amore di Dio, giacché nel profondo della sventura splende la misericordia divina.

Accettare significa trasformare; significa trasfigurare la sofferenza in sacrificio che redime. Siccome siamo creature siamo contraddizione; perché siamo Dio e, al tempo stesso, infinitamente altro da Dio.
Dio si è negato in nostro favore, per offrirci la possibilità di rinnegarci per lui».


 
«Talvolta anche, mentre recito il Padre nostro oppure in altri momenti, Cristo è presente in persona, ma con una presenza infinitamente più reale, più toccante, più chiara, più colma d'amore della prima volta in cui mi ha presaOgni volta che penso alla crocifissione di Cristo pecco d'invidia»





«Il cristianesimo deve contenere in sé tutte le vocazioni senza eccezione, perché è cattolico. [...] tradirei la verità, cioè quell'aspetto della verità che io scorgo, se abbandonassi la posizione in cui mi trovo sin dalla nascita, cioè il punto di intersezione tra il cristianesimo e tutto ciò che è fuori di esso. [...] C'è un ostacolo assolutamente insormontabile all'incarnazione del cristianesimo, ed è l'uso di due brevi parole: anatema sit. [...] Mi schiero al fianco di tutte le cose che, a causa di quelle due brevi parole, non possono entrare nella Chiesa, ricettacolo universale.»



Simone fu sepolta il 31 agosto nella sezione cattolica del cimitero di Ashford, sette persone assistettero alla cerimonia, non ci fu nemmeno un prete cattolico al suo funerale

Tutti coloro che ardono di vedere Dio prima o poi, in questa vita, saranno accontentati.  



Dio non fa preferenza di persone

Coinquilini del mondo (foto scattata in Bolivia nel 2009)


Sono nato in una famiglia cattolica e sin da bambino i miei genitori mi hanno trasmesso la fede in Gesù Cristo e nella Chiesa. Durante la mia giovinezza mi sono interrogato spesso sul senso della fede e dell'appartenenza cristiana. Crescendo ho avuto la possibilità di viaggiare e di conoscere tante persone di altre religioni; quante volte ho pensato: Se fossi nato qui, al posto loro, sarei sicuramente mussulmano o induista... chissà cosa penserei dei cristiani?

Ho studiato poi all'Accademia delle Belle Arti, a Roma e a Parigi in un'ambiente per lo più ateo, anarchico ed esistenzialista. La maggior parte degli amici e delle ragazze che ho avuto erano totalmente indifferenti alla Chiesa e alla fede cristiana; il confronto con loro mi ha aiutato a non irrigidirmi dietro a dogmatismi e a mettere in discussione le mie sicurezze, le mie certezze, le mie convinzioni.

Voglio raccontarvi di Marion, una ragazza francese non battezzata, che ho frequentato per alcuni mesi; Lei era molto lontana dalla fede e particolarmente scettica nei confronti di tutte le gerarchie religiose.

Al contempo brillava di una sincera umanità, così genuina e senza sforzo, da costituire per me un esempio e un modello. Mi colpiva la sua profonda sensibilità sociale, la sua generosità e disponibilità verso tutti, soprattutto verso gli ultimi, ammiravo la sua capacità di partecipare al dolore degli altri, di vincere l'indifferenza, i pregiudizi, le barriere e le distanze.

Quante volte parlando con lei della mia fede e del Vangelo le ho detto:

"Sono un grande egoista, tu sei molto più cristiana di me, anche se non lo sai ancora".

Non lo dicevo per compiacerla, né tantomeno per un buonismo qualunquista e relativista, lo dicevo perché ne ero convinto.

In fondo Cristo non poteva essere più esplicito: "In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio"

Se riduciamo la fede a un imparaticcio di usanze e costumi la nostra vita non cambia, e diamo scandalo. Per questo alcuni religiosi invece di attrarre le persone a Dio, le allontanano confondendole ulteriormente. Anche io come cristiano sento questa responsabilità.

Era evidente per me che la grazia di Dio opera negli uomini di buona volontà, orientati al bene e alla giustizia, anche se non vanno in Chiesa, anche se non chiamano Dio, Padre.

L'essere umano per impulso naturale scruta la verità, questa è una realtà che lo dispone all'incontro con la Trascendenza stessa.

A volte mi risultava difficile capire chi avesse difficoltà a concepire un influsso operante della grazia anche all’interno di altre culture e tradizioni religiose e tante volte non nascondo di essere stato scandalizzato e di aver preso distanza da alcuni atteggiamenti di credenti cattolici intenti a segnare distanze tra le persone, a creare confini invece di favorire ponti e relazioni.

Poi ho conosciuto la dottrina del "Semina Verbi" che è stata per me di grande consolazione e illuminazione. La dottrina dei Semi del Verbo è stata formulata da San Giustino nel secondo secolo dopo Cristo e poi ulteriormente approfondita da Clemente di Alessandria nel terzo secolo dopo Cristo. Tale dottrina induce Giustino a riconoscere i valori morali e spirituali positivi presenti nelle varie culture e tradizioni religiose al di fuori del cristianesimo, e a vedere in essi i “semi” dell’azione dell’unico Verbo di Dio che prepara gli uomini alla sua piena rivelazione nel mistero di Gesù Cristo, unico salvatore universale e centro della storia salvifica.

Dio ha seminato i Semi del Verbo, ossia delle verità ancora incomplete ma comunque ordinate a Cristo, anche al di fuori della Chiesa cattolica, come per esempio nelle altre religioni, nelle culture ed anche in forme di vita che non sono conformi pienamente alla sua Volontà, ma che comunque contengono delle verità che possono essere sviluppate fino alla loro pienezza cristiana.

L’immagine del “seme”, utilizzata da San Giustino, è particolarmente felice, perché riesce ad esprimere l’idea dell’azione diffusa di Dio nel mondo, anche oltre i confini visibili del cristianesimo.

San Giovanni Paolo II definisce i “semina verbi” come “raggi dell’unica verità”.

Nella teoria di Giustino è da escludere qualunque tipo di concessione al relativismo o sincretismo in considerazione dell'affermazione inequivocabile della superiorità e della completezza di conoscenza, di moralità e disponibilità al bene, che la fede in Cristo conferisce.

Secondo Giustino, il Logos è partecipato agli uomini in forme diverse e la sua manifestazione completa si attua nell’incarnazione del Figlio di Dio, da lui chiamato "Logos totale", origine della fede cristiana.

Certamente non basta essere eticamente cristiani per essere cristiani ma il volto misericordioso di Dio accoglie tutti: i pagani, i piccoli, i peccatori.

Dobbiamo imparare a liberarci dai pregiudizi per capire il loro mondo, comprendere la loro situazione e metterci al loro posto. Il Padre ha pagato lo stesso prezzo per ognuno di noi e senza distinzione ci aspetta tutti con le braccia aperte. Dio è alla ricerca di chi lo cerca per poter rivelare Sé Stesso; tutti coloro che ardono di vedere Dio prima o poi, in questa vita, saranno accontentati.

Queste considerazioni ci aiutano a giungere ad una comprensione, più profonda e libera da preconcetti, dell'ultima meravigliosa esortazione apostolica di Papa Francesco, Amoris Laetitia: una parola chiara della Chiesa, fedele al magistero e allo stesso tempo estremamente sensibile e attenta ai nostri tempi, a mio avviso un'opera d'arte, una parola che stavo aspettando!

Ma allora perchè tanta resistenza e opposizione, non occorre essere un teologo per capire certe cose.

Papa Francesco siede sul soglio di Pietro, e come Pietro si trova davanti a chiusure e opposizioni; ma il Papa non può limitare il suo interesse alla sorte dei cattolici, il Papa è interessato alla sorte di sette miliardi di esseri umani, ne è fortemente interessato.

Narrano gli Atti degli Apostoli che Pietro, a suo tempo, si è trovato alle prese con incomprensioni ben più grandi di quelli dei recenti Sinodi:


Atti 10, 34-36, 44-45

34 Pietro prese la parola e disse: «In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone, 35 ma chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque popolo appartenga, è a lui accetto. 36 Questa è la parola che egli ha inviato ai figli d'Israele, recando la buona novella della pace, per mezzo di Gesù Cristo, che è il Signore di tutti.44 Pietro stava ancora dicendo queste cose, quando lo Spirito Santo scese sopra tutti coloro che ascoltavano il discorso. 45 E i fedeli circoncisi, che erano venuti con Pietro, si meravigliavano che anche sopra i pagani si effondesse il dono dello Spirito Santo.


Atti 11,1. 17-18

1 Gli apostoli e i fratelli che stavano nella Giudea vennero a sapere che anche i pagani avevano accolto la parola di Dio. 2 E quando Pietro salì a Gerusalemme, i circoncisi lo rimproveravano dicendo: 3 «Sei entrato in casa di uomini non circoncisi e hai mangiato insieme con loro!».

 

17 «Se dunque Dio ha dato a loro lo stesso dono che a noi per aver creduto nel Signore Gesù Cristo, chi ero io per porre impedimento a Dio?».

18 All'udir questo si calmarono e cominciarono a glorificare Dio dicendo: «Dunque anche ai pagani Dio ha concesso che si convertano perché abbiano la vita!».

 

San Paolo stesso, quando Pietro abbandona ed evita i pagani per timore dei circoncisi si oppose a lui a viso aperto:


Gal 2, 11-14

11Ma quando Cefa venne ad Antiochia, mi opposi a lui a viso aperto perché evidentemente aveva torto. 12Infatti, prima che giungessero alcuni da parte di Giacomo, egli prendeva cibo insieme ai pagani; ma dopo la loro venuta, cominciò a evitarli e a tenersi in disparte, per timore dei circoncisi. 13E anche gli altri Giudei lo imitarono nella simulazione, al punto che anche Barnaba si lasciò attirare nella loro ipocrisia. 14Ora quando vidi che non si comportavano rettamente secondo la verità del vangelo, dissi a Cefa in presenza di tutti: "Se tu, che sei Giudeo, vivi come i pagani e non alla maniera dei Giudei, come puoi costringere i pagani a vivere alla maniera dei Giudei?"


 "In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone, 35 ma chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque popolo appartenga, è a lui accetto."

Ossia, non importa da che luogo e da che storia proveniamo o quali tendenze abbiamo, o quali problemi stiamo vivendo con nostra moglie o nostro marito, il Signore ci aspetta ed è desideroso di accoglierci e donarci il suo spirito.

In quest’ottica è ancora più chiara la Misericordia di Dio che solo desidera per noi un’esistenza libera, piena di senso che porti frutto, fuori da leggi e moralismi.

Il capitolo primo del Catechismo della Chiesa Cattolica dice:

 

ARTICOLO 1IL SACRAMENTO DEL BATTESIMO

1260 «Cristo è morto per tutti e la vocazione ultima dell'uomo è effettivamente una sola, quella divina, perciò dobbiamo ritenere che lo Spirito Santo dia a tutti la possibilità di venire a contatto, nel modo che Dio conosce, col mistero pasquale».59 Ogni uomo che, pur ignorando il Vangelo di Cristo e la sua Chiesa, cerca la verità e compie la volontà di Dio come la conosce, può essere salvato. È lecito supporre che tali persone avrebbero desiderato esplicitamente il Battesimo, se ne avessero conosciuta la necessità.

 

"Lumen Gentium" 2.16:

 

"Dio non e neppure lontano dagli altri che cercano il Dio ignoto nelle ombre e sotto le immagini, poiché egli dà a tutti la vita e il respiro e ogni cosa (cfr At 1,7,25-26), e come Salvatore vuole che tutti gli uomini si salvino (cfr. 1 Tm 2,4). Infatti, quelli che senza colpa ignorano il Vangelo di Cristo e la sua Chiesa ma che tuttavia cercano sinceramente Dio e coll’aiuto della grazia si sforzano di compiere con le opere la volontà di lui, conosciuta attraverso il dettame della coscienza, possono conseguire la salvezza eterna. Né la divina Provvidenza nega gli aiuti necessari alla salvezza a coloro che non sono ancora arrivati alla chiara cognizione e riconoscimento di Dio, ma si sforzano, non senza la grazia divina, di condurre una vita retta. Poiché tutto ciò che di buono e di vero si trova in loro è ritenuto dalla Chiesa come una preparazione ad accogliere il Vangelo e come dato da colui che illumina ogni uomo, affinché abbia finalmente la vita."

 

Cosa apporta dunque il Vangelo di fondamentale alla ricerca di verità, autenticità e felicità di ogni uomo? È molto importante capire l’urgenza di annunciare il Vangelo ad ogni creatura affinché gli uomini abbiano la vita e ne abbiano in abbondanza! San Paolo Apostolo nella prima lettera ai Corinzi sottolinea con ardore la necessità di dialogare con tutti al fine di annunciare il Vangelo, la Buona Notizia: «Pur essendo libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti per guadagnarne il maggior numero. Mi sono fatto debole per i deboli, per guadagnare i deboli; mi sono fatto tutto per tutti, per salvare a ogni costo qualcuno. Ma tutto io faccio per il Vangelo, per diventarne partecipe anch’io…Non è infatti per me un vanto predicare il vangelo; è un dovere per me: guai a me se non predicassi il vangelo! »-

Marco 16, 15-16: «Gesù disse loro: “Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato”».