Modigliani e Jeanne: Monumento ai caduti dell'Arte



Modigliani e Jeanne: 

Monumento ai caduti dell'Arte, i Martiri della Bellezza

Baudelaire, principe dei " poeti maledetti", scrive nel suo  “Inno alla Bellezza” :

” …vola al tuo lume la falena accecata, crepita, arde e loda il fuoco onde soccombe…”

L’artista è la falena, una falena notturna, talmente attratta dalla luce del lume che non può fare a meno di avvicinarsi e avvicinarsi fino a bruciare e morire nell’estasi contemplativa, sacrificando tutto per seguire la bellezza.



L'uomo è definito dalla sua tensione verso lInfinito, la felicità, e dal suo limite, la sua fragilità, la sua finitezza. L'uomo è un angelo caduto che ricorda il cielo, creato nè celeste nè terreno affinchè possa superarsi, affinchè sappia fermarsi.


MODIGLIANI E JEANNE, monumento ai caduti dell'arte









Bob Dylan e la Vera Rivoluzione

 
L'UNICO RIVOLUZIONARIO (2015)


Tra il 1971 e il 1981 Bob Dylan si converte al cristianesimo e riceve il battesimo, così racconta la sua conversione:

"La gloria del Signore mi ha abbattuto e poi mi ha aiutato a rialzarmi;
Mi sentii rinascere,  Gesù pose la sua mano su di me, sentii la sua mano e cominciai a tremare".

"Ciò che oggi mi hai dato vale più di quanto potrò mai pagare, non importa ciò che dicono, io credo in Te. Non far si che io mi perda, tienimi accanto a Te, dove sarò sempre trasformato. Sono stato salvato dal sangue dell'agnello e ne sono felice; Ti voglio ringraziare Signore, cosa posso fare per Te?".

Dopo la conversione Dylan pubblica una trilogia di album a tema religioso dichiarando alla stampa:
"Non canto alcuna canzone che non mi venga direttamente da Dio".

Dando una prova di grande libertà artistica, Dylan si spinge là dove per la maggior parte dei cantautori le parole si fermano; non si preoccupa delle classifiche e dell'opinione pubblica che lo conosce e apprezza come cantautore intellettuale e ribelle che scrive canzoni contro il sistema.

Dylan canta la fragilità dell'uomo e il progetto che lo sovrasta di cui fa parte, affronta il tema del servizio come un'ineluttabilità a cui non si sfugge, parla della ricchezza del significato del mistero della vita e di chi ce l'ha donata.

Nelle sue canzoni Dylan, ormai libero da ogni sovrastruttura, denuncia una società corrotta e perduta:

"Filosofie contraffatte ti hanno inquinato i pensieri, Karl Marx ti ha preso per la gola, Henry Kissinger ti ha messo i lacci ai polsi...Adulteri in chiesa e pornografia nelle scuole, criminali al potere e fuorileggi che dettano leggi.
Quand'è che ti svegli, quand'è che ti svegli, quand'è che ti svegli a rafforzare ciò che resta?"

Durante un concerto, presentando la canzone "In the Garden", che parla del giardino in cui vennero a prendere Gesù, disse:

"La prossima canzone parla del mio eroe. Ognuno di noi ha un eroe. Da dove vengo io ce ne sono tanti, ma tanti davvero. John Wayne, Clark Gable, Richard Nixon, Ronald Reagan, Michael Jackson, Bruce Springsteen. Per certa gente sono eroi. Ma a me non importa niente di loro. Io ho il mio eroe, ed ora canterò di Lui e di quando vennero a prenderlo nel giardino".

In altre canzoni Dylan parla della menzogna e del mistero dell'iniquità:

"Non appena un uomo nasce, le scintille cominciano  a volare, ai suoi occhi si fa saggio e invece crede alle menzogne. Chi lo salva dalla morte alla quale è destinato?...
Il malvagio non ha pace e la pace non si finge, c'è solo una strada ed è quella del Calvario...
Mi reggo ad una solida roccia, creata prima della fondazione del mondo, e non la lascerò, non la posso lasciare"

Nella canzone "Property of Jesus" Dylan parla del cristiano, destinato a dare scandalo in un mondo che lo disprezza perchè sotto sotto lo teme:

"Quando lui non salta a quella frusta che vi tiene in riga, dite che è duro d'orecchio, dite che è un povero idiota, dite che non è al passo con i tempi per mettergli i nervi alla prova, perchè non paga le decime a quel re che voi servite...Dite che è un fallito perchè non ha buon senso, perchè non aumenta il suo profitto a spese altrui, perchè non teme la sfida e non vi guarda sorridente e poichè non vi racconta né barzellette né fandonie dite che non ha stile. Appartiene a Gesù, odiatelo fin nelle ossa. Voi avete qualcosa di meglio, un cuore di sasso". 

La rinascita cristiana di Bob Dylan come è facile immaginare fu impopolare per molti dei fan e degli amici musicisti.

Un giorno Bob Dylan dal palco fece questa dichiarazione

«Anni fa loro… dicevano che ero un profeta. Io dico "No, non sono un profeta", loro dicono "Sì, lo sei, tu sei un profeta". Io dicevo "No, non sono io". Loro dicono "Tu sicuramente sei un profeta": cercavano di convincermi di essere un profeta. Adesso prendo posizione e dico che Gesù Cristo è la risposta. Loro dicono "Bob Dylan non è un profeta"».  


Il successo vero di un artista è la libertà dal pensiero dominante, la capacità di uscire fuori dal coro. La ricerca del guadagno o del consenso a tutti i costi danneggiano la vera aspirazione ad onorare l’arte in forma piena.


Paradossalmente l’arte non teme più limiti riferiti ai canoni stilistici o estetici, ma oggi deve vigilare dalla dittatura del pensiero. Andy Warhol diceva che ciò che vende oggi non è la qualità della carne ma il rumore che la bistecca fa nella brace. Questa considerazione evidenzia come, attualmente, l’arte faccia parte di un bracere di interessi. 

Un artista cristiano per la sua visione dell'uomo spesso viene visto come non “politically correct”. Badino bene quegli artisti che vogliono emergere a non scomodare alcuno o contestare capisaldi ideologici. Purtroppo esistono dei totalitarismi anche culturali e un artista coerente con la propria fede viene guardato con molta diffidenza.

Finchè saremo realmente uomini liberi, potremo definirci artisti: non la capacità di cantare o disegnare, ma la volontà di restare liberi ci connota propriamente come artisti.

Chi è l'artista nel nostro immaginario collettivo? L'artista è colui che esce dagli schemi, colui che sa liberarsi dal peso della cultura dominante, che sa vivere in proprio rompendo con tutte le convenzioni, le ipocrisie, le gabbie di normalità che gravano come macigni su tutte le società.

Scrive Todorov:

"I detentori del potere sono capaci di annientare quelli che vogliono sottomettere, ma non hanno alcuna presa sui valori estetici, etici, spirituali, provenienti dalle opere prodotte da questi artisti...
Senza queste opere l'umanità non potrebbe sopravvivere, nè allora nè oggi.
E' qui il trionfo dei fragili eroi del nostro racconto."

E' possibile evitare che l'uomo si converta in un consumatore totalmente passivo di articoli prodotti in massa, in un discepolo docile e sottomesso di fronte a qualsiasi slogan strombazzato dai dirigenti e dai potenti della nostra società?
Come può l'uomo preservare il fondamento della sua dimensione spirituale?

Oggi i poteri forti condizionano le masse con un duplice fine il consumo e il consenso. E gli artisti oggi che fanno? Per lo più si adeguano.

Allora Grazie a Bob Dylan il cantautore rivoluzionario che ha scoperto la vera rivoluzione, quella dell'amore, quella di Cristo, e non ha avuto paura di mostrarla, di cantarla al mondo intero.
 

Brindiamo ai ribelli, ai pittori, ai poeti



   



   The Fools Who Dream (dal film La La LAnd)



Brindiamo a coloro che sognano
Folli quanto possono sembrare
Brindiamo ai cuori che soffrono
Brindiamo ai pasticci che facciamo

un po’ di follia è la chiave
per darci nuovi colori da vedere
chi lo sa dove ci porterà questo?
Ecco perché hanno bisogno di noi


Quindi brindiamo ai ribelli
Ai pittori, e ai poeti, e agli attori


E brindiamo ai folli che sognano

Pazzi quanto possono sembrare
Brindiamo ai cuori spezzati
Brindiamo ai pasticci che facciamo


Mia zia viveva a Parigi.
Mi ricordo, tornava a casa e ci raccontava storie sul vivere all’estero. 
Mi ricordo che ci disse che una volta era saltata nel fiume, a piedi nudi.
Sorrideva…
Balzò, senza guardare
e rotolò nella Senna
l’acqua era gelata
passò un mese a starnutire
ma diceva che lo avrebbe fatto ancora.


Lei catturò una sensazione
cielo senza soffitto
il tramonto in un’inquadratura
Viveva nel suo liquore
e morì in un battito d’ali
ricorderò per sempre la fiamma.


E brindiamo ai folli che sognano
Pazzi quanto possono sembrare
Brindiamo ai cuori spezzati
Brindiamo ai pasticci che facciamo


FOTO SCATTATA A SANTA CRUZ DE LA SIERRA (2009)

 

Non Giudicate, da buoni Borghesi


IL VOLTO DELLA MISERICORDIA (2016)


« Io credo che gli uomini agiscano certe volte indipendentemente dalla loro volontà. Certi atteggiamenti, certi comportamenti sono imperscrutabili. La psicologia ha fatto molto, la psichiatria forse ancora di più, però dell'uomo non sappiamo ancora nulla. Certe volte, insomma, ci sono dei comportamenti anomali che non si riescono a spiegare e quindi io ho sempre pensato che ci sia ben poco merito nella virtù e poca colpa nell'errore... »
(Fabrizio De Andrè)


Nella canzone "La città vecchia" De André racconta frammenti di vita di quello strano popolo dimenticato che vive presso le aree più malfamate della zona del porto di Genova, «nei quartieri dove il Sole del buon Dio non dà i suoi raggi»: vecchi ubriachi che sfogano i loro dispiaceri nel vino, prostitute e loro clienti, ladri, assassini e «il tipo strano, quello che ha venduto per tremila lire sua madre a un nano».


La canzone termina con questi splendidi versi:


«Se tu penserai, se giudicherai
da buon borghese
li condannerai a cinquemila anni 
più le spese.
Ma se capirai, 
se li cercherai fino in fondo
se non sono gigli, 
son pur sempre figli
vittime di questo mondo»


Quello di De Andrè è un meraviglioso invito laico a non giudicare, ad andare oltre le semplici apparenze a cercare l'uomo nel profondo.


La sua canzone è dedicata agli ipocriti, ai benpensanti, ai moralisti sempre pronti a giudicare e puntare il dito, a chi si erige a giudice della vita degli altri senza conoscerne le sofferenze profonde, il vissuto e il bagaglio genetico; é dedicata a chi parla di pecore nere dando per scontato di appartenere al gregge delle pecore bianche; a chi moltiplica le leggi e i precetti carica gli uomini di pesi insopportabili che poi non si degna di portare nemmeno con un dito; a chi beneficia della lana e del latte delle pecore, ma non si cura neppure minimamente del gregge; è dedicata soprattutto a chi scandalizza i piccoli e con le mani grondanti sangue, è sempre pronto a scagliare una pietra su qualcun'altro.

Non possiamo slegare l'uomo dalla sua storia, dal suo vissuto dalla sua struttura psichica, dal contesto in cui si trova.
Non tutti abbiamo ricevuto la stessa misura, e non a tutti verrà chiesta la stessa misura.

A qualcuno potrebbe sembrare antidemocratico e discriminatorio ma le cose fondamentali della nostra vita non sono il prodotto di una scelta: Non scegliamo il luogo dove nascere né i genitori da cui nascere; non scegliamo le doti naturali con le quali veniamo al mondo o i pesi da portare.

Diseguaglianze e iniquità portano ingiustizia, molto spesso le vittime di violenza li vediamo riapparire nelle stesse aule di tribunale come responsabili, a loro volta, di crimini violenti.
Parte della responsabilità di queste disuguaglianze e ingiustizie ricade certamente sul sistema.


Quanta confusione e superficialità quando si parla di merito! Una non bene intesa cultura del merito ci spinge a pensare che la realizzazione e il successo dipendano dai propri sforzi. Ma sappiamo bene che non è così!

Dice S. Paolo: "io conosco il bene e lo vorrei fare, ma non c’è in me la capacità di attuarlo, infatti io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio".


Non occorre essere un teologo per capire che nell'esercizio della nostra libertà, la piena coscienza e il deliberato consenso sono fortemente condizionate da fattori di vario genere; perciò anche di fronte a evidenti mancanze, dobbiamo guardarci bene dal giudicare e gridare allo scandalo.


Una consapevolezza parziale e un consenso non sufficientemente libero possono e devono costituire delle attenuanti alla responsabilità personale dell'uomo.
Di fronte ad una stessa colpa può non corrispondere una parità di responsabilità.

Questo non significa che a causa di circostanze attenuanti un atto oggettivamente cattivo, possa diventare soggettivamente buono, non dobbiamo correre il rischio di cadere in un relativismo soggettivista o peggio in una nociva deresponsabilizzazione dell'uomo o nella banalizzazione dell'errore; ma fuggire lo spirito relativistico dei nostri tempi, non può distoglierci dalla profonda certezza che le situazioni esistenziali sono molto differenti e complesse perchè il cuore dell'uomo è un abisso di cui appena intravediamo la superficie, per cui non spetta a noi giudicare.

Mi ha fatto molto piacere trovare nel catechismo della Chiesa Cattolica queste parole:


"Tuttavia, anche se possiamo giudicare che un atto è in sé una colpa grave, dobbiamo però lasciare il giudizio sulle persone alla giustizia e alla misericordia di Dio."



Il volto misericordioso di Dio accoglie tutti: pagani, scettici, e peccatori.

Dobbiamo imparare a liberarci dai pregiudizi per capire il loro mondo, comprendere la loro situazione e metterci al loro posto. Il Padre ha pagato lo stesso prezzo per ognuno di noi e senza distinzione ci aspetta tutti con le braccia aperte.

Vorrei concludere questi pensieri ancora con Fabrizio De Andrè e la sua «Smisurata preghiera», una dedica che voglio fare mia: 

«Per chi viaggia in direzione ostinata e contraria
 col suo marchio speciale di speciale disperazione
 e tra il vomito dei respinti muove gli ultimi passi
 per consegnare alla morte una goccia di splendore, 
di umanità, di verità».