Estetica del Silenzio


Enrico Castellani  è  considerato una delle figure di maggior rilievo dell'arte europea della seconda metà del Novecento

Castellani propose  l'azzeramento totale dell'esperienza artistica precedente che realizzò con l' utilizzo di tele monocrome (spesso totalmente bianche) estroflesse con varie tecniche in modo da creare effetti di luci ed ombre cangianti con l'inclinazione della sorgente luminosa. Si trattò di un'esperienza del tutto originale e considerata di fondamentale importanza nella storia dell'arte astratta del novecento

Le opere di Castellani, nel mercato dell'arte, sono fra le più ricercate e costose fra quelle del novecento italiano, con quotazioni che hanno raggiunto il milione di dollari e sono regolarmente scambiate nelle aste più prestigiose quali le famose "Italian Sales" di Londra. 




Opere di Enrico Castellani

L' altro ieri durante una visita con un amico alla Pinacoteca d' Arte Moderna di Verona, mi sono soffermato a guardare un pannello che spiegava un quadro attraverso i caratteri di scrittura a rilievo per non vedenti.

Ovviamente non è stata la prima volta che vedevo il sistema di scrittura  Braille, ma è stata la prima volta che sono riuscito a dimenticarmi il senso funzionale dei caratteri a rilievo, limitandomi così a guardare l' eleganza estetica e stilistica dell pannello da un punto di vista formale.

La luce radente della sera entrando dorata dalla finestra valorizzava i rilievi conferendo un valore elegante e solenne alle ombre che assumevano un aspetto quasi musicale nel ritmo misterioso e sapiente del loro linguaggio muto.

Sono rimasto ammirato dallo spettacolo di queste ombre che si spostavano con la luce nel corso di pochi minuti e non ho potuto fare a meno di pensare ad Enrico Castellani e alle sue tele monocrome.
Dopotutto, a parte un milione di dollari, non c' è molto altro a distinguere, le opere del maestro da quel pannello di scrittura a rilievo per non vedenti!


Pannello di Scrittura Braille per non Vedenti








Il Volto di Dio nel Volto dei Poveri


AUTORITRATTO TRA I POVERI DELLA TERRA ( Olio su tavola - Dipinto a 18 anni dopo un viaggio in India)

Che rapporto c'è tra l'arte e la sofferenza degli uomini, dei poveri, degli emarginati e di tutti i diseredati della terra?

Anche l'arte autentica, quella che rifiuta di piegarsi alle lusinghe del potere e disdegna le sirene mondane avverte la propria impotenza di fronte alla sofferenza umana. Ogni artista deve interrogarsi sul senso e lo scopo dello strumento che la provvidenza ha messo nelle sue mani! Qual'è il valore dell'arte? Quale uso deve farne l'artista? È comprensibile essere disposti a rinunciare all'arte in nome di qualcosa più alto?


Qualche tempo fa ho visto rappresentata a teatro un'opera scritta in giovinezza da Karol Wojtila che si chiama "Fratello del nostro Dio", un'opera meravigliosa ispirata alla storia del polacco Adam Chmielowski (1845-1916), rivoluzionario, combattente e artista:


Adam durante un temporale cerca rifugio in un edificio apparentemente abbandonato, e si ritrova invece in mezzo ad una moltitudine di senza tetto, cinici e arrabbiati, un incontro che cambierà completamente la sua vita!


L'opera è una riflessione sul travaglio interiore di Adam che si domanda quale sia il modo giusto per rispondere ai bisogni dei poveri, a livello individuale ma anche a livello della distribuzione e dell'uso del potere in una società autenticamente umana.

Il primo Atto è ambientato nell'atelier di Adam dove il protagonista discute animosamente con i suoi amici artisti riguardo la responsabilità sociale dell'arte.


Alcuni personaggi sono personificazioni romanzate delle differenti risposte al problema della povertà, altre sono invece figure storiche realmente esistite.

Dopo quella discussione, Adam vede un mendicante estenuato, appoggiato ad un lampione che ne proietta l'ombra in una strada buia e fredda...questa volta Adam percepisce tale incontro come un'epifania, una vocazione; Riconosce che il povero ha in sé un'immagine a cui siamo chiamati ad arrenderci: l'immagine di Dio nei poveri e nei sofferenti, l'immagine di Cristo che è presente anche in noi.


Il giovane pittore del dramma di Wojtila, combattuto tra l'ira provocata dallo sdegno per le ingiustizie sociali e una misericordia superficiale e buonista, sceglie la croce.

 

Adam riconosce la croce come luogo dove l'infinito amore di Dio si incontra con l'infinita miseria dell'uomo e per meglio abbracciare la causa dei poveri e dei diseredati si fa monaco fondando la congregazione dei Fratelli albertini.

Per tutti gli emarginati e per tutti i bisognosi da quel momento sarà soltanto Fratel Alberto.

Nella luce che scaturisce dalla croce, Fratel Alberto conosce la misericordia, radicata nella comunione con Cristo; e la sua vita si trasforma nell'intima unione con Colui che è sorgente e modello di ogni amore e di ogni misericordia.

L'opera costituisce un severo richiamo al radicalismo cristiano, in un'epoca in cui ogni verità è ormai relativa. Una vita piena di senso nel generoso amore verso gli altri ci permette di superare le difficoltà e le bufere della vita, viceversa vivendo egoisticamente chiusi in noi stessi, incapaci di amore, diventa intollerabile pure una vita comoda.


Nell'epilogo, il personaggio che rappresenta il rivoluzionario obietterà alle scelte di Adam che i poveri non lo seguiranno ma lui risponde: "No, sarò io a seguirli".


Il testo di "Fratello del nostro Dio" è di un'attualità sconvolgente in quanto spiega con quarant'anni di anticipo i motivi per cui il marxismo sarebbe fallito!

 

La ricerca di Adam è la ricerca del vero volto di Dio, prima nell'arte e poi negli uomini; la ricerca della Bellezza nella forma più alta e piena, la ricerca del senso ultimo della nostra esistenza!

 

Che significa vivere la vita come un'opera d'arte?

Ecco il dilemma di ogni artista che si interroghi sul significato del proprio operare: "Fare dell'arte la propria vita o fare della propria vita un’opera d’arte?". C’è differenza? Cosa cambia? C’è differenza eccome!

L'artista concepisce molto spesso la vita come un'opera d'arte da gustare nella sua dimensione estetica, l'intento è quello di fuggire ad ogni costo la noia, la banalità del quotidiano e l'orrore del domicilio, cercando ogni tipo di esperienza e di soddisfazione capace di saziare il proprio incessante appetito e processo di autoaffermazione; non è facile per l'esteta-dandy mettere a tacere la voce che ripete continuamente "Carpe diem", fuggi la mediocrità, vivi la vita adesso, lascia traccia del tuo passaggio, scrivi il tuo nome nelle stelle!

Che tristezza vedere come questa fame di eternità e di pienezza si riduca nella maggior parte dei casi ad un'esistenza egoistica, arida e narcisistica; l'esteta romantico si cuce addosso una divisa di fierezza e solitudine e nella sua ricerca ossessiva di vita non trova nulla che non si prosciughi o si corrompa! Che beffa farsi dio della propria vita e nel tentativo di superare ogni limite chiudersi il cielo, aspirare all'eterno e trovarsi ad elemosinare il passeggero e l'effimero, desiderare il mare vasto ed infinito e accontentarsi di una pozza di piscio e fango!

Ma c'è un altro modo di vivere la propria vita come un'opera d'arte ed è di passare da un'esistenza artigianale, fatta di cause ed effetti, alla vita sperimentata come arte, vissuta come opera ispirata, aperta alla gratuità della grazia. 

Dio irrompe nella nostra vita aprendo orizzonti nuovi e imprevedibili, siamo pronti ad accoglierlo nella nostra storia, a farci sorprendere e scompaginare i programmi?

Francesco Astiaso Garcia



Crocifissione Bianca - Marc Chagall

Con questo dipinto Marc Chagal vuole denunciare le persecuzioni ingiuste subite dal suo popolo e lo fa, in maniera sorprendente, mettendo al centro la figura di Cristo crocifisso, preso come simbolo dell’innocente condannato in maniera ingiusta. Questa è la crocifissione degli uomini costretti a pagare le conseguenze di tanto odio e divisione, la crocifissione degli ultimi, dei reietti scartati e respinti che trovano un porto solo nelle braccia aperte della croce di Cristo. Questa è la crocifissione a cui affiderei l'Europa, la sua memoria e le sue radici.