"LA LUCE SPLENDE NELLE TENEBRE E LE TENEBRE NON L'HANNO VINTA"

 

Siamo alle porte del Natale e la pandemia da Coronavirus continua ad esasperare una già drammatica situazione di crisi economica, morale, sociale ed ecologica. Tutto ciò alimenta la sfiducia e il senso di smarrimento verso un avvenire che si prospetta sempre più incerto e scoraggiante.

Di qui il tedio, l’angoscia, la noia, la nausea: questo pungolo assiduo dell’uomo che è stato tradito dalla modernità razionalista ma non sa tornare a Dio; ciò che resta è una disperazione senza via d’uscita, una paura che paralizza ogni impeto costruttivo. Quante relazioni ferite intorno a noi, quante persone non trovano soluzione alle loro fragilità, quanta divisione, quanta ostilità, chiusura, pregiudizio e non senso.

 

Chi siamo? Da dove veniamo? Dove andiamo? Balthasar acutamente sostiene che quando l’uomo incontra queste domande, la filosofia trapassa in teologia; nessun uomo sa prescindere dalla questione del senso ultimo. C’è dunque un immenso e universale bisogno di salvezza, ma cosa vuol dire salvezza? Salvato è colui che è stato liberato da un male incombente. Ma chi è che salva, da cosa ci salva? Senza una lucida comprensione dell’uomo, le conclusioni oscillano tra l’affermazione che una salvezza vera e propria della persona umana sia superflua o peggio, impossibile. Altri ritengono possibile e necessaria solo una salvezza esteriore che cioè si risolva in un mutamento delle strutture e delle condizioni sociali, politiche e culturali. Ma siamo sicuri che sia sufficiente questo tipo di cambiamento e non sia necessario invece un cambiamento più profondo cha parta dal cuore dell’uomo?

 

Oggi si parla spesso della necessità di un nuovo umanesimo, diventa quindi indispensabile intendersi su ciò che è propriamente umano. Significativa a tal proposito una battuta di Jacques Maritain: “Il vizio radicale dell’Umanesimo antropocentrico è d’essere stato antropocentrico e non d’essere umanesimo”. Qualche giorno fa ho letto una frase dipinta a caratteri cubitali su un muro fatiscente: “Non vogliamo programmi di partito ma uomini nuovi”. Non so chi l’abbia scritta ma credo che ancora una volta la sapienza popolare abbia centrato il punto: basta chiacchiere, aggressività e promesse, aspettiamo uomini nuovi, di questi abbiamo veramente bisogno! Solo un uomo redento potrà vivere relazioni redente con gli altri uomini, e la Terra partecipa di questa redenzione.

 

Anni fa ho avuto la fortuna di assistere ad un intervento di Marco Ivan Rupnik sulla misericordia, ho trovato le sue parole illuminanti:

“Siamo chiamati a suscitare voglia e appetito nel mondo per una vita nuova, e la nostra fede non è altro che accoglienza di questa vita nuova. Dobbiamo coinvolgere le persone in un desiderio di vita nuova. Una religione moralistica che si è prosciugata non serve più. Solo se passa attraverso di noi questa vita di Dio, l’uomo è capace di portare il frutto che rimane. Il Padre è l’unico che può coprire la distanza che separa l’uomo perduto, peccatore, morto, dal Dio vivente. L’uomo da solo non può farlo: tale capacità di Dio di raggiungerci è la stessa identità di Dio verso di noi e verso la creazione, cioè la misericordia”.

 

Siamo nel cuore di quel Mistero Pasquale, che solo ha il potere di sorreggere e rendere feconda l’intera storia umana, e che ogni cristiano è chiamato a reinterpretare nel concreto della propria esperienza. La Buona Notizia consiste nella gratuità della grazia divina nell’incontro con una persona Gesù Cristo, morto e risorto per la nostra salvezza. Secondo Anassimandro ogni nascita deve pagare il prezzo dell’ingiustizia che inevitabilmente produce, Cristo ha pagato per noi questo prezzo. Accogliere questo annuncio significa accogliere la grazia divina e poter amare come non ci era possibile prima e sperimentare la felicità e la pienezza, in attesa di “Cieli Nuovi e Terra Nuova dove avrà stabile dimora la giustizia”.

La grazia ci libera dalla schiavitù del peccato che ci obbligava ad offrire tutto a noi stessi, imprigionati nella paura del futuro, della malattia, dell’incertezza e condannati a contare le nostre monete per esorcizzare il terrore della morte, dell’imprevisto e della precarietà. Questa è la grande speranza a cui siamo chiamati, la sola, unica, grande speranza a cui ogni uomo è chiamato…ciò non riguarda solo il cristianesimo, riguarda l’umanità nel suo complesso.

 

“Io desidero con tutto il cuore che un essere eterno e invisibile si interessi al mio destino, ma come fare per crederlo? Oh felice chi può con vigorose piume balzar verso le lande luminose e serene e planar sulla vita e senza pena intende il linguaggio dei fiori e delle cose mute.”

Queste parole di Charles Baudelaire descrivono bene il desiderio dell’uomo di elevarsi al di sopra della difficile realtà in cui si trova a vivere, per giungere a felicità sovra-terrene. Ogni uomo sente questa sete profonda di vita e verità. Come potrà essere felice un uomo che vive con il timore che la propria vita sia solo un vagare insensato verso una morte certa!

Baudelaire, decisamente antilluminista, ha la struttura interiore di un mistico è sempre sull’orlo di quell’umiliazione esaltante che lo spalancherebbe alla Salvezza, se solo accettasse di essere compiuto da Altro da sé, di fare spazio alla Grazia.

 

Lasciamoci sedurre dalla più alta Bellezza, la vera grande bellezza che supera la legge ed il dovere ed entra nella dimensione della gratuità e saremo servitori disposti a sperimentare il primato delle grazie spirituali e carismatiche sulle miserie e sulle paure del nostro tempo.

Allora saremo capaci di far vibrare l’anima dei nostri fratelli con la stessa bellezza che ha incendiato il nostro cuore condividendo con loro un orizzonte bello, nuovo e sorprendente. La fede svela l’uomo a sé stesso ricordandogli le fondamenta della sua grandezza, la verità profonda del suo essere e la prodigiosa novità di Cristo: "portare ai poveri il lieto annuncio, proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista, rimettere in libertà gli oppressi".

 

Buon Natale amici miei!

Francesco Astiaso Garcia




Tanti Auguri Papa Francesco

Per festeggiare oggi il compleanno di Papa Francesco voglio condividere questo dipinto nel quale ho cercato di tradurre in immagini, simboli e parole la meravigliosa pagina di Storia della Chiesa che stiamo vivendo:

In alto, al centro, lo Spirito Santo che con ali di colomba abbraccia la profezia: MISERICORDIA e VERITA’ si incontreranno, GIUSTIZIA e PACE si baceranno. Nella parte superiore del dipinto ho rappresentato in figura i quattro pilastri del Salmo. La Vergine Maria rappresenta la Misericordia, immagine della Chiesa, Gesù Cristo bambino sulle sue ginocchia è la Verità, San Pietro con le chiavi e la Scrittura è figura della Giustizia, San Francesco rappresenta la Pace.

Papa Francesco in ginocchio, rivolto verso Cristo e la Madonna, intercede per la Chiesa e per il mondo intero facendo sue le parole del Salmo. Il Papa prega tra San Pietro di cui rappresenta la successione nella potestà delle chiavi come Vicario di Cristo in terra, Servo dei Servi di Dio e San Francesco, di cui ha scelto il nome, lo stile e la visione.

Ho voluto sottolineare anche visivamente la continuità tra il Papa e San Francesco d’Assisi, unico nella Storia assieme a San Paolo ad essere chiamato “Alter Christus”.     San Francesco riceve dal Crocifisso l’ordine: “Va e ripara la mia Chiesa”, oggi anche Papa Francesco sta compiendo un’opera fondamentale di riedificazione della Chiesa. L’amore per il Creato e la cura per la nostra casa comune è un altro aspetto che lega il Papa a San Francesco, per questo, alle spalle della Vergine Maria ho voluto rappresentare la Creazione. Il fondo dorato è figura della dimensione escatologica del Cielo e dei Santi, il paesaggio rappresenta invece la dimensione terrena, nel quadro coesistono il Cielo e la Terra, la dimensione orizzontale e quella verticale.

Ai piedi della Madonna, sul basamento di marmo, ho dipinto lo stemma Pontificio accanto allo Stemma della Rota Romana a sottolineare la rifondazione del processo matrimoniale canonico. Il riferimento iconografico è al dipinto di Antoniazzo Romano che, nella seconda metà del 1400, rappresenta i Giudici della Rota Romana in preghiera ai piedi della Madonna.

Subito sotto gli stemmi, quasi a voler dar voce alla preghiera di Papa Francesco, ho voluto inserire le parole di Amoris Laetitia: “ACCOMPAGNARE, DISCERNERE E INTEGRARE LA FRAGILITA’ UMANA”. I Giudici assieme al Papa, primo Giudice, sono chiamati al discernimento sulle numerose situazioni di fragilità che segnano l’uomo di oggi che ha smarrito sempre più spesso le fondamenta della Fede Cristiana.

“Il Signore Gesù, Giudice clemente, Pastore delle nostre anime, ha affidato all’Apostolo Pietro e ai suoi Successori il potere delle chiavi per compiere nella Chiesa l’opera di giustizia e verità” recita l’incipit di MITIS IUDEX DOMINUS IESUS. Mi ha colpito molto un’immagine significativa che Papa Francesco ha ripreso da Charles de Foucauld: novantanove pecore sono ormai fuori dall’ovile, il pastore non può rimanere a pettinare l’unica pecorella rimasta, deve uscire con zelo apostolico incontro alle novantanove pecore smarrite, deve fasciarne le ferite e sull’esempio di Cristo, mostrare amore ai peccatori, caricandosele sulle spalle, accompagnandole con un amore particolare!





















Attenti all'Ambientalismo Ideologico!

 

Francesco Astiaso Garcia ©


Salvare la natura dell'uomo

Oggi si insiste tanto sulla necessità di salvare la natura dall’uomo, questo è giusto, urgente e quanto mai necessario ma non dobbiamo allontanarci dal cuore del problema sottovalutando il rapporto causa-effetto: per salvare la natura dall’uomo occorre salvare innanzitutto la natura dell’uomo, riscoprendone la dignità, l’anima, la divina somiglianza che apre alla trascendenza e all’eternità; Dobbiamo si difendere la terra, l’acqua e l’aria come doni della creazione appartenenti a tutti ma dobbiamo proteggere soprattutto l’uomo contro la distruzione di se stesso. Un uomo che ha perso ogni riferimento di fondo non sa più chi è.

Tutti dobbiamo sentirci interpellati sull’identità e sul destino della nostra casa comune, sulla sua armonia vitale e sul suo futuro ma dobbiamo guardarci bene dall’ambientalismo che oppone dialetticamente uomo e natura; la grande sfida è quella di giungere ad accordare ecologia ambientale ed ecologia umana. Occorre camminare insieme verso una rivoluzione antropologica che parli il linguaggio della fraternità, al servizio della vita, della dignità umana e della tutela del creato. Ognuno di noi deve sentirsi responsabile di tutto, perché tutto è connesso.

 Etimologicamente, cattolico deriva dal greco Katà olos, dove il termine olos sta per intero e si riferisce all’integralità delle cose, alla totalità delle sue diverse dimensioni tra loro collegate; indica un modo di pensare “secondo il tutto”. È propriamente cattolico dunque avere una visione d’insieme: Giovanni Paolo II, a tal proposito, parlava di ecologia umana, con Benedetto XVI è diventata ecologia sociale, Papa Francesco parla oggi di ecologia integrale.

 

Non possiamo sottovalutare la dimensione spirituale della conversione ecologica, esiste un’intima relazione tra Dio, l’uomo e l’ambiente, anche se ovunque questa relazione appare minacciata da un’unica, profonda crisi socio-ambientale. Dobbiamo riflettere sull’interdipendenza di tutti gli esseri umani e agire insieme per affrontare il grave degrado etico e sociale del mondo; le sole misure tecniche ed economiche non sono sufficienti al superamento della cultura dello scarto. È insufficiente anche la sola pedagogia ecologica. L’autentico progresso dei popoli si misura dalla capacità di soccorrere i piccoli, i deboli e gli indifesi. Come può essere credibile un’agguerrita difesa dell’ambiente se poi non si prova compassione per la vita umana! Quante discussioni ho avuto con amici comunisti che manifestavano per la salvaguardia della salamandra guatemalteca a rischio di estinzione e poi mi insultavano perché dichiaravo di essere contrario all’aborto!

 Significativo l’appello del Patriarca Bartolomeo: “A nulla ci servirà descrivere i sintomi, se non riconosciamo la radice umana della crisi ecologica. Vi è un modo di comprendere la vita e l’azione umana che è deviato e che contraddice la realtà fino al punto di rovinarla. Perché non possiamo fermarci a riflettere su questo?”

 Il principio è quello della salute: l’obiettivo è quello di osservare tutto il corpo e le cause della malattia e non solo i sintomi. Solo un uomo redento potrà vivere relazioni redente con gli altri uomini, e la Terra partecipa di questa redenzione; Quante relazioni ferite intorno a noi, quante persone non trovano soluzione alle loro fragilità, quanta divisione, quanta ostilità, chiusura e pregiudizio;

 

Ma in tutto questo qual è il ruolo della bellezza, che contributo possono dare gli artisti? Siamo chiamati a riflettere sul rapporto che l’arte ha con la creazione e sul come l’arte può diventare un veicolo per far sì che ogni uomo acquisisca un maggior senso di responsabilità nei confronti della salvaguardia dei beni del creato. L’arte, attraverso la bellezza, può aiutarci ad aprire gli occhi, per vedere noi stessi, il mondo che ci ospita e l’amore di Dio. È urgente ritrovare uno sguardo contemplativo sul mondo, uno sguardo capace di aprire una finestra sull’eternità e di unire tutto e tutti. Finché non riconosceremo la nostra umanità negli altri, siamo condannati ad ignorare anche la nostra.

“Il cosmo è un canto di bellezza, che può essere innalzato da ogni uomo; ma questa liturgia cosmica è come attraversata da una dissonanza che ostacola sempre più l’uomo a scorgere la bellezza. La bellezza ci trasforma, se le permettiamo di parlarci, la sua travolgente potenza può condurci in nuovi spazi, a volte sembra chiederci di cambiare vita”. (Hans Urs von Balthasar)

 

Vorrei concludere le mie riflessioni con le parole di Papa Francesco:

 

“Ciò che accade nel cuore dell’uomo ha un significato universale e si imprime sul mondo. È dunque il destino dell’uomo a determinare il destino dell’universo. Non ci sarà una nuova relazione con la natura senza un essere umano nuovo. Non c’è ecologia senza un’adeguata antropologia…È urgente recuperare i diversi livelli dell’equilibrio ecologico: quello interiore con sé stessi, quello solidale con gli altri, quello naturale con tutti gli esseri viventi, quello spirituale con Dio…

 Proprio perché tutto è connesso, ogni mancanza di amore ha ripercussione su tutto. La crisi ecologica che stiamo vivendo è così anzitutto uno degli effetti di questo sguardo malato su di noi, sugli altri, sul mondo, sul tempo che scorre; uno sguardo malato che non ci fa percepire tutto come un dono offerto per scoprirci amati. È questo amore autentico, che a volte ci raggiunge in maniera inimmaginabile e inaspettata, che ci chiede di rivedere i nostri stili di vita, i nostri criteri di giudizio, i valori su cui fondiamo le nostre scelte”.

 

 

Il Filo d'Arianna della Creatività

Il mondo intero ormai da mesi si trova prigioniero nel labirinto della pandemia, per quanto si moltiplichino sforzi e discussioni è facile ritrovarsi in un vicolo cieco, davanti ad un muro di impotenza e sconforto.

Nel suo ultimo libro, Papa Francesco ha ripreso da Jorge Luis Borges l’immagine molto suggestiva del labirinto per raccontare l’incubo della pandemia e la ricerca di una via di senso e di libertà.

Per uscirne, suggerisce Papa Francesco, è necessario seguire “il filo d’Arianna della creatività che i credenti leggono come opera dello Spirito che ci chiama fuori da noi stessi”.

Mi è piaciuta tanto questa immagine del filo d’Arianna della creatività perché chiama in causa gli artisti, i sognatori e i poeti. Grande cosa è la creatività, i bambini e i pazzi ne sono colmi e gli artisti ne fanno la loro vocazione. Fare arte significa immaginare l’impossibile, sognare mondi sconosciuti, varcare la soglia del reale e del tempo, entrare nell’oceano infinito della creatività alla ricerca del sesto continente.

In questo tempo il Papa ha pregato ripetutamente per gli artisti: “Il Signore ci dia la grazia della creatività”. “Questo è il tempo per trovare il coraggio di una nuova immaginazione del possibile con il realismo che solo il Vangelo può offrirci!”

L’arte non è un mestiere per chi sa dipingere o scolpire, l’arte è un mestiere per sognatori, per coloro che sono abbastanza folli da pensare di poter cambiare il mondo, e lo cambiano davvero! L’immaginazione è l’umile ma ostinata pretesa di poter cambiare le cose sognandole migliori.

Sono note le parole dello scrittore irlandese Gorge Bernard Shaw: C’è chi guarda alle cose come sono e si chiede “Perché?”. Io penso a come potrebbero essere e mi chiedo “Perché no!”.

L’artista si sa ha tanti difetti, ma una cosa è certa, non lo sentirete mai dire: Si fa così perché si è sempre fatto così! No questo non lo dirà mai. Il poeta è in attesa costante dell’imprevedibile, dell’arcobaleno di notte o di un corvo bianco. La sua capacità di visione può ribaltare completamente il nostro punto di vista e aprirci prospettive inimmaginabili capaci di infiammare il mondo e cambiare il corso della storia.

Quanta forza visionaria nelle parole di Steve Jobs: “Questo messaggio lo dedichiamo ai folli. A tutti coloro che vedono le cose in modo diverso. Potete citarli. Essere in disaccordo con loro, potete glorificarli o denigrarli, ma l’unica cosa che non potete fare è ignorarli. Perché riescono a cambiare le cose. E mentre qualcuno potrebbe definirli folli, noi ne vediamo il genio. Perché solo coloro che sono abbastanza folli da pensare di poter cambiare il mondo, lo cambiano davvero!”.

Ci sono persone che hanno bisogno di un cammino battuto, un sentiero tracciato che indichi loro passo per passo la strada da seguire e pensano che solo seguendo punto per punto i manuali preconfezionati otterranno qualche risultato, come se ci fosse un’unica mappa ad indicare la strada.

Quanta bellezza nei versi di Machado: “Viandante sono le tue impronte la via e nulla più: Viandante non c’è un cammino, il cammino si fa camminando”.

Che differenza può esserci tra un pittore e un’artista? La stessa che c’è tra chi impara a fare la torta di mele e uno Chef.

Oggi necessitiamo più di ieri dell’arte e degli artisti, abbiamo bisogno di visioni che non si lascino rinchiudere da una logica dominante, dai differenti pensieri unici che se la prendono con il pensiero unico!

E allora con le parole di Justine Hurwitz:

“Brindiamo ai ribelli, ai pittori, e ai poeti, brindiamo ai folli che sognano, pazzi quanto possono sembrare; Brindiamo ai cuori che soffrono, un po’ di follia è la chiave per darci nuovi colori da vedere e chi sa dove ci porterà questo? Ecco perché avete bisogno di noi. Quindi brindiamo ai ribelli, ai pittori, e ai poeti!”


L'Arte che Serve la Vita

 

L'Artista

Chi è l’artista nel nostro immaginario collettivo?

L’artista è colui che esce dagli schemi, colui che sa liberarsi da peso della cultura dominante, che sa vivere in proprio rompendo con tutte le convenzioni, le ipocrisie, le gabbie di normalità che gravano come macigni su tutte le società.

Quali sono allora, mi chiedo, gli schemi che oggi dobbiamo rompere, quali le convenzioni e le gabbie di normalità da cui dobbiamo affrancarci per rimanere liberi come uomini e come artisti?

Scrive Todorov: “I detentori del potere sono capaci di annientare quelli che vogliono sottomettere, ma non hanno alcuna presa sui valori estetici, etici, spirituali, provenienti dalle opere prodotte da questi artisti…Senza queste opere l’umanità non potrebbe sopravvivere, nè allora nè oggi. E’ qui il trionfo dei fragili eroi del nostro racconto“.

I valori estetici, etici e spirituali senza i quali l’umanità non potrebbe sopravvivere: da qui vorrei ripartissimo, dalla bellezza attraverso la quale il mondo si salva, affermiamo ed amiamo la bellezza, in essa s’incarna il senso della vita che non perisce, si tratta di salvare l’umano nell’uomo, di salvare il senso stesso della vita umana contro il caos e l’assurdo.

Abbiamo bisogno di artigiani di giustizia e pace, di paladini di bellezza e solidarietà, di poeti e profeti, capaci di sognare in grande con uno sguardo che sappia leggere nel profondo la sete degli uomini, e come un fiume sappia fecondare i deserti dei cuori; L’autentica contemplazione ci porta alla misericordia.

Questa dunque potrebbe essere la novità dell’artista: rendere partecipe della vita divina l’umanità e, nel contempo, condividere con essa la profondità del suo limite.

Josef Pieper pone una domanda e prova a dare una risposta:

Come può l’uomo preservare il fondamento della sua dimensione spirituale? Coloro che non sono capaci di vedere la realtà con i propri occhi, sono allo stesso modo incapaci di ascoltare in una forma corretta. Cosa possiamo dunque proporre al riguardo? Una visione più profonda e recettiva, una coscienza più intensa, una comprensione più acuta e perspicace, un’apertura maggiormente paziente verso le realtà silenziose e discrete, un nuovo sguardo verso ciò che prima si trascurava…affinché l’uomo aumenti la sua capacità di vedere, per arrivare a percepire con occhi nuovi l’abbondante ricchezza di tutta la realtà visibile“.

La facoltà di vedere dell’uomo di oggi è pericolosamente in declino; Gli artisti ci aiutano ad entrare nella contemplazione del mistero, a riconoscere la bellezza, ad ascoltarne la voce fino a scorgere l’impronta di Dio; Scrive Walter Benjamin: “La natura è un insieme di simboli e geroglifici che il poeta interpreta e traduce, egli è il decifratore del linguaggio segreto dell’Universo”.

L’artista è testimone dell’invisibile filo sottile che unisce ogni cosa, i suoi occhi ci rendono capaci di vedere la bellezza e la coesione di tutto ciò che vive in questo mondo…”ogni arte autentica è, a suo modo, una via d’accesso alla realtà più profonda che la fede mette in piena luce” (Giovanni Paolo II)

La dignità dell’artista consiste nel suo dovere di tenere vivo il senso della meraviglia del mondo, perché come dice Chesterton, il mondo non perirà per mancanza di meraviglie, il mondo perirà per mancanza di meraviglia, di stupore, di quella capacità di emozionarsi tipica dei bambini, dei pazzi e qualche volta degli artisti!

Il mondo difronte alle gravi minacce che incombono sull’avvenire dell’umanità, ha bisogno di questa bellezza per non sprofondare nella disperazione del dubbio e del non senso, una sola la condizione: non deve essere la vita a servire l’arte ma l’arte a servire la vita!

L'Esperienza Estetica che Apre i Polmoni

BREATH  di Francesco Astiaso Garcia ©
                     

                                                BREATH  di Francesco Astiaso Garcia ©


"Sottovalutare il coronavirus è un crimine". Sono le parole di Monsignor Dario Olivero. Il vescovo di Pinerolo muove dalla sua esperienza di malato per arrivare con la riflessione all’esperienza estetica, che può allargare altri “polmoni”, certamente non meno reali:

Sono stato a lungo intubato a causa del Coronavirus. Il respiro, questo atto così normale da sembrare ovvio, era diventato un desiderio acceso, un sogno, quasi un miraggio. Prima dell’intubazione, dentro il “casco”, a poco a poco il respiro si faceva flebile. La possibilità di finire in apnea diventava più vera a ogni respiro. E con l’apnea faceva capolino la morte, questa compagna insonne e sorda. Finisce il respiro, tutto diventa buio, una porta si chiude. Per fortuna i dottori e le “macchine” mi hanno riportato in vita. A poco a poco ho ripreso a respirare.

Sono tornato al mondo. E ogni giorno mi stupisco di questo evento meraviglioso: il respiro. E mi stupisco del dono vitale dell’aria. Sta lì, ovunque attorno a me, gratuitamente. Abbiamo bisogno di respirare per vivere. Non solo fisicamente.

La nostra anima ha bisogno di respirare per vivere. L’arte ci aiuta a respirare. Apre squarci. Attrae gli occhi e rimanda oltre.

Ha ragione Massimo Recalcati a dire: «È forse diventato un vero e proprio tabù ricordare oggi che l’opera d’arte, come sanno bene tutti i grandi artisti, intrattiene sempre un rapporto con l’assoluto, con l’irraffigurabile, con tutto ciò con cui non è possibile stabilire alcun rapporto? Nella storia dell’arte il nome di questo “assoluto” è stato tradotto in modi diversi… ma in ciascuna di queste traduzioni si può ritrovare l’idea dell’opera d’arte come ponte che conduce al mistero delle cose.

Vedere qualcosa di bello fa trattenere il respiro per farci meglio respirare. Per farci intuire che c’è qualcosa di bello al mondo. Che c’è un senso a tutto questo. Assaliti dalla pandemia e dalle sue conseguenze ci sentiamo fragili, precari, impauriti. La paura rosicchia la nostra capacità di fiducia: negli altri, nelle istituzioni, nel futuro. L’arte ci attrae con attimi di bellezza. Per farci sentire vivi, felici di respirare.

                                                                                                           Mons. Dario Olivero

                                                                                                                              



La Speranza che non Muore

 

Più forte della Morte è l'Amore, è una fiamma che viene dal Signore

Il Dialogo Illuminato dalla Bellezza

L’arte, la bellezza, la musica costituiscono un linguaggio universale e condiviso, perciò rivestono un ruolo di fondamentale importanza nel favorire la sintonia tra persone e comunità di provenienze anche molto differenti. Dialogare significa costruire ponti, educare alla fraternità per superare muri e contrapposizioni sulla strada dello Spirito d’Assisi.

Le arti sono un canale privilegiato per portare questo messaggio fino al cuore della gente; Risvegliando il senso del trascendente è possibile favorire la cultura dell’incontro, la tutela del creato e la riscoperta della bellezza della dignità di ogni persona fuori qualsivoglia discriminazione.

Tutti gli artisti sanno bene che l’armonia non si trova nell’assenza di contrasti, si trova piuttosto nell’equilibrio di contrasti, la bellezza è unità nella differenza; Trovare questo equilibrio è un’arte perchè l’arte è relazione.

Quando dipingo mi rendo conto di quanto sia difficile armonizzare i colori, le linee e le forme della pittura; Se manca armonia il quadro è un caos senza bellezza, ogni elemento cerca di sopraffare l’altro, i colori si disturbano vicendevolmente; Quando invece riesco ad armonizzare i contrasti, ogni colore, mantenendo la propria identità, canta la meraviglia dell’altro, tutte le linea e tutte le forme si valorizzano reciprocamente e così appare la bellezza!

Cercare la bellezza dovrebbe essere il compito di ogni uomo, non solo degli artisti.


Cercatori di Armonia

Papa Francesco parlando del Cinquecentenario della morte di Raffaello Sanzio, che si celebra quest’anno ci ha ricordato come il genio dell’artista sa comporre armonicamente materie grezze, colori e suoni diversi rendendoli parte di un’unica opera d’arte, così siamo tutti chiamati ad armonizzare le peculiarità dei vari popoli e Stati per edificare un mondo di giustizia e di pace, che è il bel quadro che vorremmo poter ammirare.

Lorenzo Milani così rispose al suo maestro di pittura Staude che gli chiedeva il motivo della sua scelta di lasciare l’arte per seguire Dio:

È tutta colpa tua – risponde il giovane Milani – tu mi hai parlato della necessità di cercare sempre l’essenziale, di eliminare i dettagli e di semplificare, di vedere le cose come un’unità dove ogni parte dipende dall’altra. A me non bastava fare tutto questo su un pezzo di carta. Non mi bastava cercare questi rapporti tra i colori. Ho voluto cercarli tra la mia vita e le persone del mondo. E ho preso un’altra strada.”

Abbiamo urgente bisogno di cuori ardenti e spiriti vivi, di artisti che sappiano parlare tutte le lingue di chi ascolta.


La Via, la Verità e la Vita

Il dialogo, illuminato dalla bellezza riesce con facilità a superare confini, chiusure e pregiudizi; perché come ci insegna la sapienza cinese, “due fiumi riflettono la stessa luna”, ma la luce riflessa in entrambi proviene dall’unico Sole, Cristo Risorto!

Noi cristiani non possiamo nascondere da dove prendiamo la luce ma dobbiamo farci “tutto a tutti” riconoscendo e incoraggiando le altre vie che cercano di svelare l’inesauribile mistero di Dio consapevoli del volto pluriforme della bellezza. Le differenze possono essere luogo d’incontro e non di esclusione, l’armonia esige le differenze ma quando si negozia l’identità non c’è più dialogo. E’ una sfida gigantesca per la pastorale della cultura, accompagnare gli uomini di buona volontà, la cui ragione ricerca la verità, basandosi su quelle ricche tradizioni culturali, come la millenaria saggezza cinese, e portare la loro ricerca del divino ad aprirsi alla Rivelazione del Dio vivente che, mediante la grazia dello Spirito, associa a sé l’uomo in Gesù Cristo, unico Redentore.


I Semi del Verbo e la Speranza che non Muore

Saremo capaci di riconoscere i “semi del Verbo” nelle culture di ogni popolo? Ciascuna cultura rappresenta uno sforzo di riflessione sul mistero del mondo e in particolare dell’uomo ma nell’uomo è presente qualcosa che trascende le culture. La condizione umana è posta dunque tra due poli, l’universale e il particolare, tali poli genereranno una vitale tensione feconda se vissuti in modo armonioso ed equilibrato. Insegnare alle nuove generazioni a vivere la propria identità nella diversità è un compito prioritario dell’educazione alla cultura.  Il dialogo sempre comincia dall’ascolto, quanto è importante l’ascolto; Se non riconosciamo la nostra umanità negli altri, siamo condannati a ignorare la nostra! Contrariamente al nazionalismo portatore di disprezzo e avversione per altre nazioni e culture, il patriottismo è l’amore legittimo, privilegiato, ma non esclusivo, del proprio paese e della propria cultura, tanto lontano dal cosmopolitismo quanto dal nazionalismo culturale. Il buon samaritano del Vangelo ha superato il nazionalismo e il pregiudizio con l'amore incondizionato; "Qui non c'è più Greco o Giudeo, circoncisione o incirconcisione, barbaro o Scita, schiavo o libero, ma Cristo è tutto in tutti" , scrive San Paolo nella lettera ai Colossesi.

In un contesto culturale contraddistinto da derive fondamentaliste,  è oggi, quantomai attuale e vivo, l’invito che il 14 ottobre del 1986 San Giovanni Paolo II rivolse all’Ucai e agli artisti:

Auspico che la vostra arte contribuisca a celebrare la fraternità che unisce gli uomini e li raccolga in una sorta di ecumenismo culturale, il quale superi tutte le frontiere, le differenze e le divisioni. Vi esorto, altresì, a comunicare all’uomo contemporaneo la speranza che non muore“.

Cos'è l'Ucai? (Unione Cattolica Artisti Italiani)


Quest’anno l’Ucai celebrerà il 75° anniversario, settantacinque anni da quando San Paolo VI, dopo la seconda guerra mondiale, non ancora papa, invitò gli artisti ad associarsi per contribuire attivamente alla ricostruzione morale del paese, per riattivare le coscienze, rieducare alla bellezza e al senso della trascendenza. L’Ucai è da allora un’aggregazione laicale composta da artisti che operano in prima linea nei vari settori della cultura, ispirati dai valori del cristianesimo, alla luce del magistero della Chiesa.

L’Ucai cura i rapporti con quanti nel mondo delle arti lavorano al servizio della promozione della persona umana e si impegna per contribuire ad un sempre rinnovato impulso a favore dell’evangelizzazione della cultura e dell’inculturazione della fede.

L’U.C.A.I. per celebrare il suo 75° anniversario desidera accogliere il nuovo patto educativo, promosso recentemente dal Papa e scelto come argomento di interesse universale.

L’educazione è una dimensione trasversale che tocca tutti gli ambiti e le dimensioni della vita dell’uomo, perciò siamo convinti che l’Ucai, attraverso progetti concreti di Pace e di Bellezza possa dare il suo prezioso contributo a favore di un’alleanza basata sul dialogo con chi si sente corresponsabile dell’umanità e della creazione e desidera consegnare alle giovani generazioni una casa comune più solida e fraterna. Non a caso San Giovanni Paolo II, il 1 marzo 1986,  rivolgendosi proprio  agli artisti dell’Ucai disse:

 gli artisti sono da enumerare tra i benefattori più grandi dell’umanità, tra gli operatori più efficaci della sua salvezza, perché alimentano il senso qualificante, essenziale dell’uomo, che è la sua spiritualità…La storia dell’arte, non è soltanto storia di opere, ma anche di uomini…gli artisti  rendono anche un servizio sociale qualificato a vantaggio del bene comune che contribuisce alla vita e alla rinascita di un popolo”.

Ne siamo certi, stiamo vivendo un kairos, è grande la sfida che ci offre il nostro mondo contemporaneo in continua trasformazione e attraversato da molteplici crisi; come ci ricorda Papa Francesco, “non stiamo vivendo oggi semplicemente un’epoca di cambiamenti, stiamo vivendo un cambio di epoca”, perciò tutti dobbiamo sentirci coinvolti in questa sfida epocale che è anche un’opportunità globale.

Si respira nel mondo un’aria di tensione, di competizione ed incomunicabilità che sfocia facilmente nell’ostilità e nello scontro. La conflittualità invade tutti i settori della società e sembra inasprirsi di giorno in giorno; dai singoli individui, alle relazioni intra-familiari, fino ad arrivare al rapporto tra gli Stati.

L’umanità ferita è alla ricerca della bellezza, perciò abbiamo bisogno di una comunicazione che sappia armonizzare voci distinte, una comunicazione rivolta alla riconciliazione, al dialogo, alla comprensione e al perdono.  Non possiamo rassegnarci alla voce di un mondo che grida e fa coincidere diversità e conflitto!

Stiamo vivendo tempi di crisi ecologiche, sociali, economiche ed umanitarie, ma sempre dalle ceneri della distruzione e del non senso sono sorte forze luminose, creative e cariche di nuova speranza!

L’arte, la bellezza, la musica costituiscono un linguaggio universale e condiviso, perciò rivestono un ruolo di fondamentale importanza nel favorire la sintonia tra persone e comunità di provenienze anche molto differenti. Il dialogo, illuminato dalla bellezza, riesce con facilità a superare confini, chiusure e pregiudizi; perché, come ci insegna la sapienza cinese, “due fiumi riflettono la stessa luna”, e noi sappiamo che la luce riflessa in entrambi proviene dall’unico Sole, Cristo Risorto!

Noi artisti cristiani non possiamo nascondere da dove prendiamo la luce ma dobbiamo farci “tutto a tutti” riconoscendo e incoraggiando le altre vie che cercano di svelare l’inesauribile mistero di Dio, consapevoli del volto pluriforme della bellezza. Le differenze possono essere luogo d’incontro e non di esclusione, l’armonia esige le differenze ma quando si negozia l’identità non c’è più dialogo. Saremo capaci di riconoscere i “semi del Verbo” nelle culture di ogni popolo senza svendere la nostra identità? Il dialogo sempre comincia dall’ascolto. Quanto è importante l’ascolto!

L’unione cattolica artisti italiani è fiduciosa di poter assistere e contribuire ad un nuovo risorgimento, una rinascita, una profetica rivoluzione culturale e spirituale dove comunicare e condividere bellezza sarà di prioritaria importanza per uscire dalla paura della storia. L’artista non può servire la bellezza in modo egocentrico e solitario, la comunità di artisti è indispensabile per superare le visioni individualistiche del mondo e della storia.

Sappiamo bene quale sia la bellezza che salva, noi cristiani abbiamo la certezza che la morte, il peccato e il male non sono l’ultima parola nella storia del mondo; Dio ha resuscitato suo Figlio Gesù Cristo, lui ha vinto la morte, ha vinto ogni nostra morte!

Gli uomini attendono impazienti la traduzione esistenziale del messaggio cristiano, una testimonianza fresca, gioiosa e credibile che vada oltre gli automatismi della fede e ci porti alla compassione e alla capacità di immedesimazione verso tutti gli uomini, specialmente verso coloro che abitano le periferie esistenziali; arte e cultura resterebbero altrimenti autoreferenziali e fine a sé stesse, lontane dalla vita della gente.

Le arti sono un canale privilegiato per portare il Vangelo fino al cuore della gente, la contemplazione della bellezza infatti tocca le corde più intime e più vere degli animi e porta con sé una forza trasformatrice e creatrice, una forza che attraverso la trasformazione del cuore e dello sguardo trasforma realmente anche il mondo; perciò crediamo nella necessità urgente di ritrovare uno sguardo contemplativo che ci permetta di vedere e di capire l’interdipendenza degli uomini e il loro comune destino.

Per fare questo abbiamo bisogno di artigiani di giustizia e pace, di paladini di bellezza e solidarietà, di poeti e profeti, capaci di sognare in grande con uno sguardo che sappia leggere nel profondo la sete degli uomini, e come un fiume sappia fecondare i deserti dei cuori; solo un uomo redento potrà vivere relazioni redente con gli altri uomini.

L’Ucai nasceva dopo la seconda guerra mondiale, per contribuire attivamente alla ricostruzione morale del paese, per riattivare le coscienze, rieducare alla bellezza e al senso della trascendenza.

Dopo 75 anni il nostro compito è sempre lo stesso, uniamo le forze affinché il nostro contributo sappia cogliere i segni dei tempi e risultare cosi credibile, concreto ed efficace per la promozione di una cultura resa feconda e vivificante dalla fede.

Oggi appare necessario “assumere con maggiore consapevolezza il rapporto fede e cultura”, saremo capaci di intercettare le domande di questo tempo e di proporre risposte originali e pertinenti?

La crisi del nostro tempo è spirituale, la risposta, allora, non può che essere spirituale e l’arte è un canale privilegiato dello Spirito, come diceva Paolo VI: “Ogni artista è in qualche cosa pontefice in senso etimologico, un facitore di ponti fra terra e cielo, fra qui e l’altrove“.

Certi che l’alleanza feconda tra il Vangelo e l’arte continuerà a suscitare sempre nuove epifanie di bellezza, vi auguro buon lavoro!

Per Saperne di più sull'Ucai visita il sito: www.ucainazionale.eu

TRA PAURA E SPERANZA: La Via della Bellezza, Cammino di Verità e Libertà

                Contro le urla dirette allo stomaco 

            ci servono melodie che parlano al cuore

Una comunicazione capace di armonizzare voci distinte

Non basta gridare contro le tenebre, bisogna accendere una luce”.

Quanta forza e attualità in queste celebri parole pronunciate da San Nilo.

In questo tempo segnato da paura, sconcerto e insicurezza il nostro impegno come Unione Cattolica Artisti Italiani è quello di promuovere un’arte che si faccia portatrice di un messaggio di pace, speranza e verità, una risposta alle ideologie e ai populismi che tornano a confondere e a mentire chiudendoci il cielo con una cappa di sfiducia e paura.

Dopotutto la parola latina per arte è “ars” – la radice “ar” può essere tradotta con i termini “congiunzione”, unione, gli artisti sono i maestri dell’armonia, l’armonia è la scienza dell’equilibrio tra gli opposti. L’arte è la più alta forma di comunicazione e se illuminata da una sapienza onesta, audace e creativa può costituire un potente mezzo di verità e di anti-propaganda; nazionalismi, dittature e regimi totalitari si sono diffusi e instaurati attraverso una comunicazione pervertita e menzognera.

Abbiamo bisogno di una comunicazione che sappia armonizzare voci distinte, una comunicazione rivolta alla riconciliazione, al dialogo, alla comprensione e al perdono.  Non abituiamoci alla voce di un mondo che grida e fa coincidere diversità e conflitto! Dobbiamo evitare la dinamica degli estremismi e delle polarizzazioni perché la nostra epoca necessita di dialogo e di sintesi.

Come diceva Dante Alighieri: “il contrario di un errore non è la verità ma l’errore di segno opposto“. La verità è il sentiero stretto tra due errori di segno contrario. Le diverse dimensioni di un problema globale ci espongono alla tensione tra estremi. “Costruire ponti che favoriscano lo sviluppo implica il coraggio di conoscere le sponde e di attraversare il fiume turbolento delle divisioni e delle polarizzazioni“.

 

Guai a chi incita alla paura o la sfrutta!

La paura può farci diventare sconsiderati, aggressivi e irragionevoli; guai a chi incita alla paura o la sfrutta!

Martin Luther King disse: “Un giorno la paura bussò alla porta; Il coraggio andò ad aprire. Non c’era nessuno“. Dobbiamo fuggire come la peste la retorica dello scontro di civiltà; Non ci può essere bellezza se manca la piena consapevolezza del valore inestimabile d’ogni essere umano, la bellezza è il faro che illumina la dignità, la fragilità, la sacralità di ogni essere vivente.

Il crollo delle Torri Gemelle e l’arrivo della crisi economica hanno favorito il populismo anche fra i credenti; la semplificazione e l’impoverimento culturale non aiuta a discernere i segni dei tempi. In un contesto dove mancano valori di riferimento, diventa più facile trovare elementi di divisione più che di coesione. Non ha più molto senso oggi parlare di destra e di sinistra, mi è piaciuto a tal proposito quello che ha scritto Jean Paul Michéa: “La destra del denaro e la sinistra dei valori si incontrano al centro, luogo degli affari e del potere”.

È grave la diffusione e la banalizzazione dell’egoismo a cui siamo arrivati…è ancora più grave che anche tanti cattolici sono ingannati su questo: “Prima gli Americani“, “Prima gli Italiani“, Prima io, Prima io! Siamo cristiani! Com’è possibile che ci facciamo confondere così!

Negli Atti degli Apostoli (10, 34-35) San Pietro dice: “In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone, ma chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque popolo appartenga, è a lui accetto”.

Tanti Padri della Chiesa lo hanno ribadito: meglio essere cristiani senza dirlo, che proclamarlo senza esserlo.

Oggi ancor più di ieri è indispensabile l’informazione e la conoscenza per poter distinguere la competenza e l’onestà intellettuale dalla semplicioneria e dalla mala fede. Dobbiamo saper riconoscere la cialtroneria per poterla smascherare; Non è democrazia quella che mette sullo stesso piano d’informazione la competenza e la cialtroneria, il sapere affidabile e le idee inaffidabili, dando loro uguale autorevolezza. Presentare competenza e incompetenza sullo stesso piano non è mettere i cittadini in grado di decidere, è rendersi complici della dilagante disinformazione scientifica virale.

 

Le piattaforme sociali e l’arte che parla al cuore

Uno studio dimostra come i social media usano algoritmi per attivare emozioni come la rabbia, l’indignazione e la paura che portano a restare connessi e attivi; veleni e rabbia generano molto traffico e in tanti guadagnano con le fake news equiparate a notizie vere, qualcuno lo chiama algoritmo dello sciacallo, lo sciacallo si sa, lucra approfittando del malessere e dello smarrimento di tutti; la storia insegna: una menzogna ripetuta più volte diventa una verità e questo lo sanno molto bene i poteri politici ed economici che applicano il divide et impera.

Perciò è necessario studiare, approfondire, comparare!

L’era della comunicazione rischia di coincidere con quella dell’incomunicabilità; e il boom delle informazioni a portata di click con la mancanza della sapienza necessaria per leggere e raccontare il senso di ogni storia.

Ripeteva Lorenzo Milani ai suoi allievi: “Voi, non sapete leggere la prima pagina del giornale, quella che conta, e vi buttate come disperati sulle pagine dello sport. È chi comanda che vi vuole così, perché chi sa leggere la prima pagina del giornale sarà domani il padrone del mondo”.

Per avere successo bisogna semplicemente amplificare notizie semi-veritiere, viralizzandole e facendole diventare cultura condivisa…prova poi a convincere del contrario quei 500 mila utenti che hanno condiviso un post di dubbia veridicità. Le bugie e l’odio non sono certo nati con il web ma non possiamo sottovalutare l’incremento nella sua diffusione senza controllo.

Il primo areopago del tempo moderno è rappresentato dalle piattaforme online che attraverso i mezzi di comunicazione sociale stanno unificando l’umanità rendendola un villaggio globale. La realtà cede il passo a ciò che di essa viene mostrato. Perciò la ripetizione continua di informazioni scelte diventa un fattore determinante per creare un’opinione considerata pubblica.

Tutto questo ci dà la misura della nostra responsabilità e ci invita ad una nuova creatività per raggiungere quelle centinaia di milioni di persone che dedicano quotidianamente buona parte del loro tempo alle comunicazioni sociali su internet. Queste recenti immense potenzialità costituiscono una sfida decisiva per il mondo di oggi e la posta in gioco è di grande importanza.

Dobbiamo evitare di strumentalizzare le grandi questioni come l’immigrazione, l’accoglienza o i diritti sociali per riaffermare sempre e solo specifiche convinzioni personali ricorrendo a numeri fasulli e letture faziose e semplicistiche dei fatti. Ovviamente i politici sono i primi chiamati in causa perché la loro voce può produrre con effetto esponenziale legioni di odiatori, specie in Paesi segnati dall’analfabetismo funzionale.

Papa Francesco ci ha proposto la figura di Orfeo a modello; Orfeo, per fuggire al canto ammaliatore delle Sirene, intonò una melodia più bella; contro le urla dirette allo stomaco ci servono melodie che parlano al cuore…Orfeo suonò la sua lira, con tanta arte e veemenza che persino le sirene si fermarono ad ascoltarlo. “Ecco il vostro grande compito: rispondere ai ritornelli paralizzanti del consumismo culturale con scelte dinamiche e forti, con la ricerca, la conoscenza e la condivisione”.