"La Chiesa ha
bisogno dell'arte. Si può dire anche che l'arte abbia bisogno della
Chiesa?"
Giovanni Paolo II
rivolse questa domanda agli artisti nella lettera che scrisse in occasione
dell'anno Giubilare.
Nel corso della
Storia, gli artisti hanno sempre collaborato con la Chiesa per diffondere la
cultura, la verità e la bellezza; come mai allora negli ultimi due secoli
abbiamo assistito al marcarsi di una distanza tra le eccellenze delle
avanguardie artistiche e la Chiesa?
Forse la Chiesa non
è stata sufficientemente capace di comprendere le rivoluzioni
stilistiche dell'arte e di stare al passo con i tempi, o piuttosto gli artisti
hanno abbandonato il senso della fede e di conseguenza si sono allontanati
dalla Chiesa?.
Personalmente penso siano vere entrambe le cose; la Chiesa, affezionata al canone di una bellezza che trova nel Classicismo, nel Rinascimento, Manierismo e Barocco il suo massimo splendore, spesso e volentieri, ha avuto verso le novità stilistiche, un atteggiamento di diffidenza non molto diverso da quello del Salon degli Accademici nei confronti degli impressionisti, nella Francia della seconda metà dell'800.
D'altra parte, gli
artisti forse stanchi delle influenze dei committenti e soprattutto eredi di
una società sempre più scristianizzata e relativista si sono allontanati e
opposti alla Chiesa, vedendo in essa un grande sistema di controllo ed
omologazione del pensiero, lontana dal libertinaggio creativo e morale che ha
caratterizzato gli ultimi tempi.
Come fare allora per
colmare il vuoto che separa l'arte dalla fede e gli artisti dalla Chiesa?
Giovanni Paolo II,
nella Lettera sopra citata, auspicava il riannodarsi di una più proficua
cooperazione tra l'arte e la Chiesa, perchè "l'umanità di tutti i tempi,
anche quella di oggi, aspetta di essere illuminata sul proprio cammino e sul
proprio destino."
Per quanto mi
riguarda, come artista cristiano mi sento chiamato a collaborare affinchè
questa cooperazione ritrovi l'intesa di un tempo.
In fin dei conti, tanto
l'arte quanto la Chiesa desiderano rispondere agli aneliti più profondi del
cuore e favorire il ricongiungimento, tra la
nostalgia della pace, della verità e della giustizia che ogni uomo sente,
e il mondo effettivo dove abitiamo in cui spesso e volentieri mancano
bellezza e bontà.
L'animo umano è
abitato dal desiderio di trascendere tutti i limiti, la bellezza è fragile
custode di questo insopprimibile anelito;
Sono pochi gli
artisti contemporanei che conservano un rapporto con la fede e con la Chiesa e
sono ancora meno i cristiani che hanno un'autentica consapevolezza
della bellezza e dell'arte moderna.
Perciò le migliori
opere d'arte non hanno più nulla a che fare con il messaggio e i contenuti
della Fede Cristiana, e viceversa le opere "cristiane" spesso e
volentieri mancano della necessaria qualità tecnica e artistica per essere
considerate a tutti gli effetti Opere d'Arte!
Alcuni artisti di
talento ancora collaborano con vescovi o parroci ma nella stragrande maggior
parte dei casi a loro non viene chiesto un lavoro creativo, bensì un'esecuzione
artigianale che riproponga nostalgicamente gli schemi e i canoni dell'arte
tradizionale cristiana.
Bisogna dire anche
che pochissimi dei parroci responsabili della decorazione e dell'ornamento
delle chiese hanno una sensibilità e una formazione storico-artistica moderna e
contemporanea, anzi sono spesso diffidenti e prevenuti verso tutto quello che
non conoscono.
Recentemente è
uscito un libro dove Papa Francesco parla della sua idea di arte e dice:
"La Chiesa deve
promuovere l'uso dell'arte nella sua opera di evangelizzazione, guardando al
passato ma anche alle tante forme espressive attuali. Non dobbiamo avere paura
di trovare e utilizzare nuovi simboli, nuove forme d'arte, nuovi
linguaggi."
Papa Francesco apre
esplicitamente all'arte contemporanea, ai nuovi simboli, ai linguaggi dei
nostri tempi, superando le perplessità di una struttura clericale che spesso il
Pontefice ha contestato per la sua difficoltà ad aprirsi al nuovo.
A questo punto sorge
un'altra domanda:
Qualora vescovi e
parroci avessero questa sensibilità e formazione, e lasciassero agli artisti
esprimere il loro genio, troverebbero artisti con un senso della Fede
sufficientemente formato dal quale poter attingere la loro creatività a
maggior gloria di Dio? Nell'arte di oggi il mistero, il trascendente e il religioso in senso lato hanno ancora cittadinanza?
Nel caso contrario, come potrebbe un'artista, per quanto virtuoso o geniale, accostarsi attraverso il suo lavoro al Mistero della Fede che ignora o peggio esclude dalla sua esistenza?
E' necessario
introdurre un'antropologia cristiana nell'arte moderna e una sensibilità
contemporanea nell'arte cristiana.
Per fare questo la
Chiesa ha bisogno degli artisti e gli artisti hanno bisogno della Chiesa.
"Questo mondo
nel quale viviamo ha bisogno di bellezza per non sprofondare nella
disperazione.
La bellezza, come la
verità, è ciò che infonde gioia nel cuore degli uomini."
Paolo VI
La
bellezza è indispensabile per la dignità di tutti gli uomini in generale e a
maggior ragione dei poveri che tante volte per disgrazie o difficoltà
economiche hanno perduto la consapevolezza della loro dignità.
La bellezza solleva dalla povertà, dalla peggiore di tutte le povertà, la povertà dell'autostima e dell'amor proprio, la povertà che non ci permette di ricordare la ricchezza della dignità umana!
I
poveri hanno bisogno di saperlo, sono importantissimi agli occhi di Dio! In
una bella intervista il Cardinal Ravasi citava un proverbio indiano: "Se
tu hai due pani, uno lo dai al povero, l'altro lo vendi e acquisti un fiore di
giacinto e lo dai al povero". Il povero cioè ha diritto non solo di avere il pane ma anche di avere la bellezza.
"La
bellezza ci ricorda che alle nostre esistenze qualcosa manca, qualcosa che non
è possibile colmare con l'abbondanza materiale. Un mondo che
contiene bellezza è un mondo in cui la vita è degna di essere vissuta. Di
fronte al dolore, all' imperfezione e alla transitorietà delle nostre affezioni
e delle nostre gioie, la bellezza risveglia in noi la nostalgia di un'esistenza più perfetta".
Nella povertà del dubbio e della desolazione, dobbiamo
poterci ancora aggrappare alla "prospettiva della bellezza"; occorre dunque ritrovare l'esercizio e la capacità fondamentale della contemplazione.
Bisogna risvegliare nell'uomo la nostalgia di Dio e così anche nelle arti avremo un rifiorire di bellezza, di profondità nuova e contemporanea:
"Se vuoi costruire una barca, non radunare uomini per tagliare legna, dividere compiti e impartire ordini, ma insegna loro la nostalgia per il mare vasto e infinito" Saint-Expupéry
Bisogna risvegliare nell'uomo la nostalgia di Dio e così anche nelle arti avremo un rifiorire di bellezza, di profondità nuova e contemporanea:
"Se vuoi costruire una barca, non radunare uomini per tagliare legna, dividere compiti e impartire ordini, ma insegna loro la nostalgia per il mare vasto e infinito" Saint-Expupéry