Il Coraggio di una Nuova Immaginazione del Possibile




Riflettevo in questo tempo a quanto sia stata profetica la lettera che come Unione Cattolica Artisti Italiani, abbiamo inviato al Santo Padre per chiedergli udienza in occasione del nostro settantacinquesimo anniversario di fondazione, in quella lettera scrivevamo infatti:

 

L’Ucai nasceva dopo la seconda guerra mondiale, per contribuire attivamente alla ricostruzione morale del paese, per riattivare le coscienze, rieducare alla bellezza e al senso della trascendenza.

Dopo 75 anni il nostro compito è sempre lo stesso, desideriamo unire le forze affinché il nostro contributo sappia cogliere i segni dei tempi e risultare cosi credibile, concreto ed efficace, per la promozione di una cultura, resa feconda e vivificante dalla fede.

Oggi appare necessario assumere con maggiore consapevolezza il rapporto fede e cultura, saremo capaci di intercettare le domande di questo tempo e di proporre risposte originali e pertinenti?

La crisi del nostro tempo è spirituale, la risposta, allora, non può che essere spirituale“.

 

Sicuramente non potevamo immaginare quanto profondamente, il nostro settantacinquesimo anniversario, per volontà e provvidenza divina, fosse destinato a coincidere con il dramma del secondo dopoguerra che ha ha fatto emergere le esigenze che hanno ispirato la nascita dell’Ucai e ne hanno motivato l’operare.

Dio parla nella storia e tutto è provvidenziale, oggi ne sono convinto più di ieri!

Voglio condividere con voi alcuni stralci di un intervento meraviglioso, scritto da Papa Francesco per la rivista spagnola Vida Nueva.

Per semplificare ho diviso in tre punti il suo intervento molto più lungo, che vale assolutamente la pena leggere per intero (Un piano per risorgere).

Il Papa ci chiama alla responsabilità dell’enorme e improrogabile compito che ci aspetta, che aspetta tutti ma che spetta a noi come artisti cristiani in modo speciale. L’artista si sa, è colui che esce dagli schemi, colui che sa liberarsi dal peso della cultura dominante, che sa vivere in proprio rompendo le convenzioni, le ipocrisie, le gabbie di conformismo e normalità che gravano come macigni nelle società. Per questo siamo chiamati in causa dal Papa quando parla di questo come un tempo propizio per trovare il coraggio di una nuova immaginazione del possibile, con il realismo che solo il Vangelo può offrirci:

 

“- Come faremo per affrontare questa situazione che ci ha completamente sopraffatti? L’impatto di tutto ciò che sta accadendo, le gravi conseguenze che già si segnalano e s’intravedono, il dolore e il lutto per i nostri cari ci disorientano, angosciano e paralizzano. È la pesantezza della pietra del sepolcro che s’impone dinanzi al futuro e che minaccia, con il suo realismo, di seppellire ogni speranza…Le frontiere cadono, i muri crollano e tutti i discorsi integralisti si dissolvono dinanzi a una presenza quasi impercettibile che manifesta la fragilità di cui siamo fatti.

– È il soffio dello Spirito che apre orizzonti, risveglia la creatività e ci rinnova in fraternità per dire presente (oppure eccomi) dinanzi all’enorme e improrogabile compito che ci aspetta. È urgente discernere e trovare il battito dello Spirito per dare impulso, insieme ad altri, a dinamiche che possano testimoniare e canalizzare la vita nuova che il Signore vuole generare in questo momento concreto della storia.  Questo è il tempo favorevole del Signore, che ci chiede di non conformarci né accontentarci.

– Questo è il tempo propizio per trovare il coraggio di una nuova immaginazione del possibile, con il realismo che solo il Vangelo può offrici.  Lo Spirito, che non si lascia rinchiudere né strumentalizzare con schemi, modalità e strutture fisse o caduche, ci propone di unirci al suo movimento capace di “fare nuove tutte le cose” (Ap 21, 5). In questo tempo ci siamo resi conto dell’importanza di unire tutta la famiglia umana nella ricerca di uno sviluppo sostenibile e integrale.”

DIRETTA DELL’INCONTRO “LO SGUARDO DI FRANCESCO”


Carissimi, a nome del Movimento Cattolico Mondiale per il Clima e dell’Unione Cattolica Artisti Italiani, desideriamo ringraziarvi di cuore per aver partecipato così numerosi e con tanto interesse all’incontro di sabato 20 marzo 2021 su “Lo sguardo di Francesco, dalla contemplazione alla lode”.

Ecco il link per chi desiderasse rivederlo o non avesse potuto seguire la diretta, se ritenete possa essere utile CONDIVIDETE!!!


VIDEO DIRETTA

VIA PULCHRITUDINIS: un Ponte tra Cultura e Fede

 


Il rapporto fede-cultura rappresenta una costante nelle riflessioni di uomini di chiesa, pittori, musicisti, poeti e scienziati. Ho avuto discussioni e confronti molto interessanti sull’argomento con amici artisti, che non si riconoscono in nessuna fede ma allo stesso tempo sono spinti da una spasmodica ricerca nello scandagliare i misteri del mondo e della bellezza, sempre motivati da una sete di verità autentica ed inquieta!

La Costituzione «Gaudium et spes» del Concilio ecumenico Vaticano II sulla Chiesa nel mondo contemporaneo a tal proposito dice così:

…se la ricerca metodica di ogni disciplina procede in maniera veramente scientifica e secondo le norme morali, non sarà mai in reale contrasto con la fede, perché le realtà profane e le realtà della fede hanno origine dal medesimo Dio. Anzi, chi si sforza con umiltà e con perseveranza di scandagliare i segreti della realtà, anche senza che egli se ne avveda, viene come condotto dalla mano di Dio, il quale, mantenendo in esistenza tutte le cose, fa che siano quello che sono”.

 

Francesco Bacone amava ripetere: “poca scienza allontana da Dio, molta riconduce a Lui“, fede e scienza non saranno mai in reale contrasto.


Arte e cultura corrono sempre il rischio di rimanere autoreferenziali e fine a sé stesse, lontane dalla vita della gente, lontane dalla sete di verità e di pace; allo stesso tempo la fede non può limitarsi ad un’identità rassicurante rafforzata da “un imparaticcio di usi umani”:

Gli uomini attendono impazienti la traduzione esistenziale del messaggio cristiano, una testimonianza fresca, gioiosa e credibile che vada oltre gli automatismi della fede e ci porti alla compassione e alla capacità di immedesimazione verso tutti gli uomini, specialmente verso coloro che abitano le periferie esistenziali.

 

Il cardinale Bergoglio, riprendendo Wojtyla, disse: “una fede che non diventa cultura è una fede non pienamente accolta, non interamente pensata, non fedelmente vissuta“.

 

L’umanesimo occidentale non ha impedito gli orrori di Auschwitz, non erano barbari quelli che ordinarono la Shoah, ma illuministi che avevano raccolto decine di Nobel. Significative a tal proposito le parole del saggista George Steiner:

Noi sappiamo che un uomo può leggere Goethe o Rilke la sera, che può suonare Bach e Schubert, e andare a fare la sua giornata di lavoro ad Auschwitz la mattina“. La cultura non salva l’uomo!

 

L’uomo è definito dalla sua tensione verso l’infinito e dal suo limite; Nei miei tormenti giovanili, caratterizzati dall’ansia costante di essere e creare, le parole che forse più mi hanno illuminato ed aiutato sono state quelle dell’Inno alla Carità di San Paolo Apostolo:

 

Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sarei un bronzo risonante o un cembalo squillante.

Se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza e avessi tutta la fede in modo da spostare le montagne, ma non avessi la carità, non sarei nulla…

 

La cultura può aiutarci a risvegliare la vita dello spirito, ma non è certo la cultura a salvare l’uomo! Per questo è importante dare impulso all’opera di evangelizzazione della cultura e di inculturazione della fede.

Nella mia personale esperienza d’artista è stato fondamentale il ruolo della bellezza come luogo d’incontro tra la cultura e la fede, per questo non posso che essere d’accordo con il filosofo Roger Scruton:


“La bellezza risveglia in noi la nostalgia di un’esistenza più perfetta.

La bellezza ci ricorda che alle nostre esistenze qualcosa manca, qualcosa che non è possibile colmare con l’abbondanza materiale. 

Non vi è ragione per pensare di doverlo abbandonare la via positiva della bellezza. Perché, allora, così tanti artisti si rifiutano oggi di camminare lungo quel sentiero? Forse perché sanno che conduce a Dio”.