La Bellezza che salva l'Umano nell'Uomo


Via Pulchritudinis

VIA PULCHRITUDINIS           Francesco Astiaso Garcia ©

Tutti conosciamo bene la famosa espressione di Dostoewskij “la bellezza salverà il mondo“, ma in che senso la bellezza salva, come ci salva? Abbiamo bisogno di essere salvati? Se si, da cosa?

 Scrive Evgenij Trubeckoj:

Dov’è la bellezza per cui il mondo si salva, qual’è la potenza medicinale della bellezza? Nella difficile lotta che conduciamo in mezzo alle tribolazioni senza numero, che la forza della bellezza sia per noi fonte di conforto e di coraggio! Affermiamo e amiamo la bellezza! In essa s’incarna il senso della vita che non perisce.

L’uomo non può restare semplicemente uomo: deve trascendersi o piombare nell’abisso. Tutto questo dà la misura della grande lotta che stiamo conducendo; si tratta di salvare l’umano nell’uomo, di salvare il senso stesso della vita umana contro il caos montante e l’assurdo“.

La contemplazione della bellezza tocca le corde più intime e più vere degli animi e porta con sé una forza trasformatrice e creatrice, una forza che attraverso la trasformazione del cuore e dello sguardo trasforma realmente anche il mondo; perciò credo nella necessità urgente di ritrovare uno sguardo contemplativo che ci permetta di vedere e di capire l’interdipendenza degli uomini e il loro comune destino.

Questa trasformazione personale interiore è il primo passo necessario per la trasformazione del mondo. Chi si è lasciato trasformare il cuore riacquista la libertà in Dio, trova la pace e la bellezza comincia ad esistere anche intorno a lui. Ciò rappresenta l’inizio di un processo.  Il rapporto con il mondo sfocia in una nuova creazione, in cui, grazie all’uomo redento, il mondo partecipa a tale redenzione. Questa liberazione trasforma tutti i rapporti.

Fare esperienza di autentica bellezza significa scoprire di far parte di una sorte più elevata che ci spinge ad un desiderio integrale di vita giusta e ci aiuta a riconoscere la nostra divina somiglianza, il nostro comune destino e la dignità di ogni persona. La bellezza può curare il nostro sguardo malato che non ci permette di vedere tutto come un dono offerto per scoprirci amati. La gratitudine ci porta al rispetto e alla cura verso la nostra casa comune e verso i nostri fratelli, coinquilini del mondo. In questo senso la bellezza ci salva; Custodire il creato significa custodirne la bellezza.

L’esistenza è costantemente esposta al sacro ma la facoltà di vedere dell’uomo è in declino; abbiamo perso lo sguardo contemplativo sul mondo, lo sguardo capace di aprire una finestra sull’eternità e di unire tutto e tutti.


La bellezza risveglia la nostra anima, la nostra vita spirituale e questo ci salva dal non senso e dal nichilismo, dall’avidità insaziabile, dalla sete di dominio e oppressione, ci salva dal materialismo e dall’affarismo quotidiano che ci toglie la gioia, ci salva dalla separazione e dalla chiusura verso gli altri in un mondo dove la logica identitaria è sempre più marcata e minacciosa. 

Tutti gli uomini si interrogano sul significato ultimo della Bellezza e possono intuire dietro la sua manifestazione un cammino privilegiato verso Dio

L’amore è la bellezza per cui il mondo si salva, IL SALE DELLA TERRA che schiude la visione del Cielo dentro di noi e intorno a noi. Solo sanando il profondo squilibrio che è radicato nel cuore dell'uomo si può sperare di sanare il profondo squilibrio di cui soffre il mondo. 

Un mondo che contiene bellezza è un mondo in cui la vita è degna di essere vissuta. Di fronte al dolore, all’imperfezione e alla transitorietà delle nostre affezioni e delle nostre gioie all’arte chiediamo di rassicurarci sulla sensatezza della vita in questo mondo e sulla redenzione della sofferenza. Ogni giorno, sotto i nostri occhi, si succedono delusioni, orrori e insensatezze, l’arte ci deve ricordare che la vita umana non è una beffa, una storia insulsa di nascita e decadimento.

Nella povertà del dubbio e della desolazione, dobbiamo poterci ancora aggrappare alla prospettiva della bellezza…e molto spesso le più belle opere d’arte emergono proprio dalla desolazione, accendono una luce nell’oscurità e mostrano l’amore che agisce nel mezzo della distruzione…La bellezza risveglia in noi la nostalgia di un’esistenza più perfetta. La bellezza ci ricorda che alle nostre esistenze qualcosa manca, qualcosa che non è possibile colmare con l’abbondanza materiale”. (Roger Scruton)

 

 

L'umanità è a rischio!

Inquadratura dal film L’infanzia di Ivan. Regista Andrej Tarkovskij.

Il commovente monologo di Domenico, “il matto” del film Nostalghia di Andrej Tarkovskij, mi ha fatto pensare ad un magnifico testo tratto dall’antica sapienza cinese in cui ci si interroga su cosa significhi ritornare ai valori della natura.  Credo possa essere interessante leggere i due testi a confronto per riflettere sull'universalità della condizione umana, soprattutto oggi, in un mondo che vuole ripartire dall'uomo ma stenta a capire fino in fondo cosa sia pienamente umano!  

Nel capolavoro cinematografico di Tarkovskij, uno dei protagonisti ritenuto folle, esprime drammaticamente l’angoscia, le ansie e il male di vivere dell’uomo che ha perso i grandi maestri, e con essi, la dimensione profetica e la capacità di sognare.  La sua è una denuncia rivolta alle contraddizioni e alle irrazionalità dei cosiddetti normali che hanno trascinato il mondo sull’orlo della catastrofe. Come non commuoversi innanzi all’urlo disperato di chi non è più disposto ad assecondare come normalità l’inclinazione della natura umana verso la rovina e il degrado!

Allo stesso tempo le sue parole costituiscono un forte invito a risvegliare le potenzialità assopite dell’anima, ritornando alla perduta innocenza. L’umanità è a rischio, l’alternativa al grande baratro è quella di “tornare al punto dove abbiamo imboccato la strada sbagliata. Bisogna tornare alle basi principali della vita, senza sporcare l'acqua”. Il suo monito è di stringente attualità: “basterebbe osservare la natura per capire che la vita è semplice”. Dobbiamo tornare a dare importanza alle cose piccole, ascoltare le voci che sembrano inutili, dobbiamo guardarci negli occhi, prenderci per mano cercando empatia ed unità, solo così sarà possibile superare divisioni e pregiudizi, solo così vedremo le differenze come un valore, solo così torneremo a sognare:

“Quale antenato parla in me? Io non posso vivere contemporaneamente nella mia testa e nel mio corpo. Per questo non riesco a essere una sola persona. Sono capace di sentirmi un'infinità di cose contemporaneamente. Il male vero del nostro tempo è che non ci sono più i grandi maestri. La strada del nostro cuore è coperta d'ombra. Bisogna ascoltare le voci che sembrano inutili, bisogna che nei cervelli occupati dalle lunghe tubature delle fogne, dai muri delle scuole, dall'asfalto e dalle pratiche assistenziali entri il ronzio degli insetti. Bisogna riempire gli orecchi, gli occhi di tutti noi di cose che siano all'inizio di un grande sogno. Qualcuno deve gridare che costruiremo le piramidi, non importa se poi non le costruiremo. Bisogna alimentare il desiderio, dobbiamo tirare l'anima da tutte le parti come se fosse un lenzuolo dilatabile all'infinito. Se volete che il mondo vada avanti, dobbiamo tenerci per mano. Ci dobbiamo mescolare, i cosiddetti "sani" e i cosiddetti "ammalati". Ehi, voi sani, che cosa significa la vostra salute? Tutti gli occhi dell'umanità stanno guardando il burrone dove stiamo tutti precipitando. La libertà non ci serve, se voi non avete il coraggio di guardarci in faccia, di mangiare con noi, di bere con noi, di dormire con noi. Sono proprio i cosiddetti sani che hanno portato il mondo sull'orlo della catastrofe. Uomo, ascolta: in te acqua, fuoco e poi la cenere e le ossa dentro la cenere, le ossa e la cenere. Dove sono? Quando non sono nella realtà e neanche nella mia immaginazione? Faccio un patto col mondo: che ci sia il sole di notte e nevichi d'agosto. Le cose grandi finiscono, sono quelle piccole che durano. La società deve tornare unita, e non così frammentata, basterebbe osservare la natura per capire che la vita è semplice e che bisogna tornare al punto di prima, in quel punto dove voi avete imboccato la strada sbagliata. Bisogna tornare alle basi principali della vita, senza sporcare l'acqua. Che razza di mondo è questo se è un pazzo che vi dice che dovete vergognarvi? Adesso, musica!” (dal film Nostalghia di Andrej Tarkovskij)

Di seguito vi riporto la traduzione del testo tratto da antichi scritti cinesi:

Ritornare alla Natura, ritornare ai valori della Natura. Questo è lo scopo di questo secolo che ha portato l’uomo ad eliminare dalla sua vita la Natura per scientifizzare tutto. Dietro di essa vi è una mente universale che per noi cinesi è il Tao, che per voi cristiani è Dio. L’uomo è riuscito a modificare la Natura, a cambiarla. È riuscito a distruggerla, ma comunque la Natura esiste: il mare, il bosco, anche se inquinati, anche se pieni di scorie comunque resistono perché è la forza che li compone che non si distrugge, ma muta continuamente. Questa è la forza dell’Universo. Questa è la forza della Natura.

I fiori, gli alberi, l’erba, tutto parla dell’Universo. Basta saperlo ascoltare, basta saperlo comprendere, e basta viverlo. Quando siete tristi, depressi, stanchi, svogliati, rivolgete il vostro sguardo al Cielo, all’Universo. La Verità vi romperà dentro. Forse vi farà piangere, forse vi farà ridere, forse vi farà discutere, ma ricordatevi che è la Verità e la Verità unisce l’Oriente e l’Occidente. La Verità unisce tutti e tutto. La Natura rinasce, risorge, sente l’attrazione di andare, per compiere il suo cammino. Ma anche ogni uomo dovrebbe sentire questa attrazione, questa rinascita. Ogni uomo dovrebbe capire i suoi errori fatti per mancanza di luce, e riabilitarsi e andare al di là. Questa è la Rigenerazione. Questa è la Resurrezione. Questo è ciò a cui voi dovete tendere”. (Huang Ti Mo-Tzu)


"Non conformatevi alla mentalità di questo mondo"

 

IL CONFORMISTA (maschera e specchi)
Francesco Astiaso Garcia ©


Chi è l’artista nel nostro immaginario collettivo?

L’artista è colui che esce dagli schemi, colui che sa liberarsi da peso della cultura dominante, che sa vivere in proprio rompendo con tutte le convenzioni, le ipocrisie, le gabbie di normalità che gravano come macigni su tutte le società.

Quali sono allora, mi chiedo, gli schemi che oggi dobbiamo rompere, quali le convenzioni e le gabbie di normalità da cui dobbiamo affrancarci per rimanere liberi come uomini e come artisti?

Scrive Todorov: “I detentori del potere sono capaci di annientare quelli che vogliono sottomettere, ma non hanno alcuna presa sui valori estetici, etici, spirituali, provenienti dalle opere prodotte da questi artisti…Senza queste opere l’umanità non potrebbe sopravvivere, né allora né oggi. E’ qui il trionfo dei fragili eroi del nostro racconto“.

I valori estetici, etici e spirituali senza i quali l’umanità non potrebbe sopravvivere: da qui vorrei ripartissimo, dalla bellezza attraverso la quale il mondo si salva, affermiamo ed amiamo la bellezza, in essa s’incarna il senso della vita che non perisce, si tratta di salvare l’umano nell’uomo, di salvare il senso stesso della vita umana contro il caos e l’assurdo.

Abbiamo bisogno di artigiani di giustizia e pace, di paladini di bellezza e solidarietà, di poeti e profeti, capaci di sognare in grande con uno sguardo che sappia leggere nel profondo la sete degli uomini, e come un fiume sappia fecondare i deserti dei cuori; L’autentica contemplazione ci porta alla misericordia.

Questa dunque potrebbe essere la novità dell’artista: rendere partecipe della vita divina l’umanità e, nel contempo, condividere con essa la profondità del suo limite.

Josef Pieper pone una domanda e prova a dare una risposta:

“Come può l’uomo preservare il fondamento della sua dimensione spirituale? Coloro che non sono capaci di vedere la realtà con i propri occhi, sono allo stesso modo incapaci di ascoltare in una forma corretta. Cosa possiamo dunque proporre al riguardo? Una visione più profonda e recettiva, una coscienza più intensa, una comprensione più acuta e perspicace, un’apertura maggiormente paziente verso le realtà silenziose e discrete, un nuovo sguardo verso ciò che prima si trascurava…affinché l’uomo aumenti la sua capacità di vedere, per arrivare a percepire con occhi nuovi l’abbondante ricchezza di tutta la realtà visibile“.

La facoltà di vedere dell’uomo di oggi è pericolosamente in declino; Gli artisti ci aiutano ad entrare nella contemplazione del mistero, a riconoscere la bellezza, ad ascoltarne la voce fino a scorgere l’impronta di Dio; Scrive Walter Benjamin: “La natura è un insieme di simboli e geroglifici che il poeta interpreta e traduce, egli è il decifratore del linguaggio segreto dell’Universo”.

L’artista è testimone dell’invisibile filo sottile che unisce ogni cosa, i suoi occhi ci rendono capaci di vedere la bellezza e la coesione di tutto ciò che vive in questo mondo.

”Ogni arte autentica è, a suo modo, una via d’accesso alla realtà più profonda che la fede mette in piena luce” (Giovanni Paolo II)

La dignità dell’artista consiste nel suo dovere di tenere vivo il senso della meraviglia del mondo, perché come dice Chesterton, il mondo non perirà per mancanza di meraviglie, il mondo perirà per mancanza di meraviglia, di stupore, di quella capacità di emozionarsi tipica dei bambini, dei pazzi e qualche volta degli artisti!

Il mondo difronte alle gravi minacce che incombono sull’avvenire dell’umanità, ha bisogno di questa bellezza per non sprofondare nella disperazione del dubbio e del non senso, una sola la condizione: non deve essere la vita a servire l’arte ma l’arte a servire la vita!