L' Aquila 2009

Tutta la mia infanzia e prima giovinezza è stata caratterizzata da continui viaggi per seguire mio padre e mia madre nella loro missione; i miei genitori sono infatti catechisti itineranti inviati da San Giovanni Paolo II per l'annuncio del Vangelo al quale si dedicano anima e corpo da quasi cinquant'anni.

Ogni anno assieme ad i miei fratelli ho cambiato tante città, case scuole e paesi.

L' Aquila è stata una delle città dove ho trascorso diversi mesi della mia vita; conservo bellissimi ricordi delle strade, le piazze, le chiese e le fontane, l'edicola di fronte casa e l'odore della scuola.

Ho provato una profonda tristezza nel 2009 quando il terribile terremoto ha distrutto la città e provocato la morte di tante persone; con alcuni amici ho deciso perciò di andare a visitare quel che restava della città, per vedere con i miei occhi le tragiche conseguenze della scossa.

Camminare per le strade devastate dell'Aquila è stato per me come ritrovare una pagina della mia infanzia, calpestata e ferita.

Perdendomi per le vie del centro storico, ho riconosciuto la strada che facevo ogni mattina con i miei fratelli per andare a scuola...nei miei pensieri, il ricordo delle nostre risate allegre, con lo zaino in spalla, del campanello delle biciclette, delle voci del mercato, si mescolava e confondeva con il tragico silenzio delle macerie.

Mi soffermai davanti ad una casa ormai senza tetto e senza pareti; le pentole sporche erano rimaste nel lavandino della cucina e i biscotti della colazione nella credenza aperta, in bilico, ma ancora sostenuta da un frammento di muro;
vicino al tavolo di quello che suppongo fosse il salone, erano sparpagliati dei giocattoli, un triciclo, una casa delle Barbie, alcune bambole, pantofole e riviste.

Nel pavimento, sotto lo stipite della porta, c'era una vecchia fotografia semi-coperta dalle macerie della casa; quando tra la terra e la polvere, riconobbi l'immagine di due bambini abbracciati, mi misi a piangere.



4 commenti:

  1. Caro Francesco ... torna e dipingi il terremoto

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    1. Tornerò senz' altro caro Bruno,
      un gitano dovunque vada torna a casa :-)

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    2. Caro Francesco, anche io ho trascorso molti mesi della mia infanzia in questa città meravigliosa, essendo di Avezzano mi cercavo spesso dai miei zii( ricordi il negozio Fiorenza sotto i portici ?) Non potrò mai dimenticare le 99 fontanelle,il castello,la piazza con le panchine dove noi ragazzi amavano sederci le passeggiate sotto i portici , le corse , le chiacchiere e i gelati del caffè più chic . Non ho avuto il coraggio di tornarci dopo il sisma.Non reggerei a tanta distruzione

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  2. Con il cellulare non si scrive bene

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