foto scattata a Parigi nel 2006 |
Tutti abbiamo un libro che ha segnato la nostra vita lasciando un solco profondo nel cuore e nello spirito, un libro verso il quale proviamo una gratitudine tutta speciale perchè ha saputo toccare le corde più intime della nostra sensibilità al punto di cambiarci in qualche modo.
Il mio libro giusto al momento giusto è stato "Il cammino dell' uomo" di Martin Buber.
Me lo ha regalato mio padre in un periodo piuttosto confuso della mia giovinezza, un periodo in cui concepivo la vita come un accumulo di esperienze diverse, e questo mi impediva di prendere decisioni risolutive e definitive.
Avevo capito che ogni scelta presuppone una rinuncia e non riuscivo a indirizzare la mia personalità entusiasta, poliedrica e contraddittoria verso nessuna strada definita.
Allo stesso tempo sentivo il fuoco che ardeva nel mio spirito, fuoco che non mi ha mai permesso di restare spettatore della vita e mi ha sempre spinto a buttarmi, sperimentare, assaporare l' esistenza.
Tante forze contrastanti combattevano dentro di me quando ho cominciato a leggere questo libro, vorrei condividere con voi alcune parti, quelle che mi hanno colpito di più:
" L' uomo che ha un' anima molteplice, complicata, contraddittoria non è ridotto all' impotenza.
Il nucleo più intimo di quest' anima, la forza divina che giace nelle sue profondità, è in grado di agire su di essa e trasformarla, può legare le forze in conflitto e fondere insieme gli elementi che tendono a separarsi. Questa unificazione deve prodursi prima che l' uomo intraprenda un' opera eccezionale.
E' compito di ogni uomo conoscere bene verso quale cammino lo attrae il proprio cuore e poi scegliere quello con tutte le forze...
Con ogni uomo viene al mondo qualcosa di nuovo che non è mai esistito, qualcosa di primo ed unico.
Ciascuno ha l' obbligo di considerare e di riconoscere che lui è unico al mondo nel suo genere...
Ciascuno è tenuto a sviluppare e dar corpo proprio a questa unicità ed irripetibilità...
Un uomo contribuisce alla trasformazione del mondo solo attraverso la propria trasformazione.
Tutte le forze devono essere implicate nell' azione, tutte le componenti dell' essere umano, tutte le sue membra, altrimenti l' uomo resta schizofrenico.
Gli uomini sono ineguali per natura pertanto non bisogna cercare di renderli uguali.
Dio non dice; "Questo cammino conduce fino a me, mentre quell' altro no, dice invece:
"Tutto quello che fai può essere un cammino verso di me a condizione che tu lo faccia in modo tale che ti conduca fino a me".
Guardare quanto un altro ha fatto e sforzarsi di imitarlo può solo condurre in errore; comportandosi così, infatti, uno perde di vista ciò a cui lui, e lui solo, è chiamato.
In ognuno c' è qualcosa di prezioso che non c' è in nessun altro.
Ma ciò che è prezioso dentro di se, l' uomo può scoprirlo solo se coglie veramente il proprio sentimento più profondo, il proprio desiderio fondamentale, ciò che muove l' aspetto più intimo del proprio essere.
L' ascesi non deve mai pretendere di dominare la vita dell' uomo.
Dobbiamo metterci reciprocamente in guardia su ciò che ci impedisce di realizzare i nostri progetti, il fatto di avanzare e poi indietreggiare, l' andirivieni, il procedere a zig-zag.
Ma la nostra autentica missione in questo mondo, dove siamo stati posti, non può essere in alcun caso quella di voltare le spalle alle cose e agli esseri che incontriamo e che attirano il nostro cuore;
al contrario, è proprio quella di entrare in contatto, attraverso la santificazione del legame che ci unisce a loro, con ciò che in essi si manifesta come bellezza, sensazione di benessere e godimento.
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