Sogno quindi Sono

IL 26 GIUGNO DALLE ORE 20.00 AL GRANAIO DI SANTA PRASSEDE, VIA SANTA PRASSEDE 8 VERRÀ INAUGURATA LA MOSTRA “SOGNO, QUINDI SONO.IL SOGNO COME LUOGO DI COSTRUZIONE DEL SE”. LA MOSTRA DURERÀ FINO AL 31 OTTOBRE 2015.

Per saperne di più visita la pagina:
Francesco Astiaso Garcia alla Mostra “Sogno quindi Sono”


Ai miei genitori Eusebio e Giulietta

Dedicato ai miei genitori Eusebio e Giulietta per avermi insegnato cosa sia l'autentica Bellezza!

"Il Premio Internazionale “Giovanni Paolo I viene assegnato a personalità che si sono contraddistinte nei vari campi del sapere per la loro testimonianza cristiana o di impegno nel sociale."

PREMIO INTERNAZIONALE SEZIONE ARTE E PITTURA











Ci alzeremo in piedi

Qualche giorno fa mi è capitato di leggere il Testamento di Paolo VI, mi sono piaciute molto alcune parole che il papa scrisse riguardo all'atteggiamento che dovremmo avere nei confronti del mondo.

 "...Sul mondo: non si creda di giovargli assumendone i pensieri, i costumi, i gusti,
ma studiandolo, amandolo, servendolo."

Mi sono sentito chiamato in prima persona a fuggire da una parte l'ipocrisia del rispetto umano e del politicamente corretto, e dall'altra l'aggressività di chi si sente il dententore della verità assoluta e si pone come giudice di chiunque la pensi in maniera diversa.

Certamente la sfida è grande perchè non è facile trovare un giusto equilibrio.
Dal mio modesto punto di vista credo che tra i due estremi, sicuramente sbagliati, oggi ci sia la tendenza a sbagliare più per omissione che per aggressività.

Vedo un grigiore che dilaga, "l'ideologia della neutralità che tutto equipara e nulla sopporta di stonato rispetto al suo indiscutibile dogma dell' antidogmatismo".
E' l' incertezza degli ignavi che spinge a restare fermi, a non prendere posizioni per paura di offendere la sensibilità di qualcuno.
Tutto questo porta ad una progressiva perdita di identità, non solo culturale e spirituale ma anche semplicemente umana. Per qualcuno potrebbe sembrare antidemocratico ma le cose fondamentali della nostra vita non sono frutto di una scelta. Non scegliamo il luogo dove nascere nè i genitori da cui nascere, non scegliamo le doti naturali con le quali veniamo al mondo. Senza gli altri, senza il contesto nel quale ognuno di noi è collocato, non si può essere liberi.

E' facile scambiare il rispetto con l'omertà, l'apertura con il buonismo, la tolleranza con un permissivismo che non porta da nessuna parte...quanta ipocrisia si nasconde dietro al perbenismo, al nuovo clericalismo laico fondato sul vangelo del pensiero "politicamente corretto"!

E allora, cerchiamo il coraggio di schierarci, di prendere posizione, di difendere i valori in cui crediamo, con semplicità, con fermezza, con amore.

Io sono un pittore e so bene che l'armonia non si trova nell'assenza di contrasti, si trova invece nell' equilibrio di contrasti.
Trovare questo equilibrio è un'arte perchè l'arte è relazione.
Quando dipingo mi rendo conto di quanto sia difficile armonizzare i colori, le linee e le forme della pittura; Se manca armonia il quadro è un caos senza bellezza, ogni elemento cerca di sopraffare l' altro, i colori si disturbano vicendevolmente.
Quando invece riesco ad armonizzare i contrasti, ogni colore, mantenendo la propria identità, canta la meraviglia dell' altro, tutte le linea e tutte le forme si valorizzano reciprocamente e così appare la Bellezza!

Chi è l'artista nel nostro immaginario collettivo? L'artista è colui che esce dagli schemi, colui che sa liberarsi dal peso della cultura dominante, che sa vivere in proprio rompendo con tutte le convenzioni, le ipocrisie, le gabbie di normalità che gravano come macigni su tutte le società. Quali sono allora, mi chiedo, gli schemi che devo rompere, quali le convenzioni e le gabbie di normalità da cui mi devo affrancare per rimanere libero come artista? 

Dobbiamo fuggire da ogni forma di preconcetto o ideologia, altrimenti anche le buone battaglie rischiano di essere strumentalizzate, la bellezza presuppone sempre una visione d'insieme, a tal proposito ho apprezzato molto le parole del Cardinal Gualtiero Bassetti: "Non ci si schiera credibilmente accanto al malato terminale se non si ha a cuore il destino del migrante...Non è in alcun modo giustificabile chiudere gli occhi su un aspetto e considerare una parte come il tutto. Un bambino nel grembo materno e un clochard, un migrante e una schiava della prostituzione hanno la stessa necessità di essere difesi nella loro incalpestabile dignità personale. E di essere liberati dalla schiavitu' del commercio del corpo umano, dal l'affermazione di una tecnoscienza pervasiva e dalla diffusione di una mentalità nichilista e consumista."

Cercare la Bellezza dovrebbe essere il compito di ogni uomo, non solo degli artisti.
Se difendere la vita e la Bellezza significa dissentire da ideologie varie, manifestiamo il nostro dissenso, senza paura, senza vergogna, con semplicità, con fermezza, con amore;
Non si può amare avendo paura del conflitto. Perchè tanta paura delle differenze? Siamo ossessionati dalla negazione della differenza nel nome dell'uniformità e dell'allineamento ad un pensiero medio collettivo.

Oggi, nel 2018, ci troviamo difronte ad un nuovo tipo di discriminazione, non più la discriminazione per il colore della pelle ma la discriminazione per il colore delle idee, qualora non coincidano con il colore arcobaleno; siamo giunti al paradosso dell'intolleranza permissiva, caratterizzata da un permissivismo estremo, ma guai a chi non accetta il nuovo comandamento della liberazione e della contestazione di ogni norma e di ogni vincolo morale.

E' facile riconoscere un'ideologia; nonostante tanti cuoricini e arcobaleni non può sopportare chi non la condivide, l' ideologia è educata ma intollerante, rispettosa ma intransigente, democratica ma impositiva. Ma come può la tolleranza mostrarsi allergica alla differenza di opinioni?
Questa è in fondo la pericolosissima eredità dell'illuminismo di Voltaire, riassunto molto bene dal suo motto: «La libertà per tutti, ma non per i nemici della libertà». 
Il filosofo austriaco Karl Popper centra il punto:"La tolleranza illimitata porta alla scomparsa della tolleranza. Se estendiamo l'illimitata tolleranza anche a coloro che sono intolleranti, se non siamo disposti a difendere una società tollerante contro gli attacchi degli intolleranti, allora i tolleranti saranno distrutti e la tolleranza con essi".

Tutti hanno diritto all'ipocrisia, ma passare dal diritto all' ipocrisia all'ipocrisia dei diritti è una forzatura che come artista non posso tacere:

Com'è possibile che la persona che ha emesso un regolamento che vieta di separare i gattini cuccioli dalla mamma gatta prima di sessanta giorni, sia la stessa persona che lotta accanitamente per l'utero in affitto che separa il bambino dalla mamma subito dopo il parto!!

Aprire la porta alla compravendita di materiale genetico e all'utero in affitto, il diritto negato al bambino di avere un padre e una madre per soddisfare i desideri di chi reclama di poterlo comprare sul mercato sono aberrazioni che non c'entrano nulla con il diritto di vivere un rapporto di coppia all' interno del quale siano garantiti i diritti dei partner.

Il vero progresso passa sempre per la difesa e tutela dei più piccoli, non si può rinunciare a lottare in difesa della vita in nome del "dialogo ad ogni costo". Il nostro mondo utilitarista, se non facciamo qualcosa, scarterà un giorno anche noi, per tutti arriva il momento di chiedere di chiedere di essere amati e salvati nella propria inutile debolezza.

I nostri tempi hanno bisogno di cuori ardenti e spiriti vivi per non cedere alla tiepidezza!

Per concludere condivido con voi uno scritto meraviglioso di Giovanni Paolo II, un invito a non rimanere seduti, un invito ad alzarsi in piedi!


Giovanni Paolo II: We will stand up

          Ci alzeremo in piedi ogni volta che la vita umana è minacciata.

Quando il carattere sacro della vita prima della nascita viene attaccato, noi ci alzeremo in piedi per proclamare che nessuno ha il diritto di distruggere la vita prima della nascita.
Quando si parla di un bambino come un peso o lo si considera come mezzo per soddisfare un bisogno emozionale, noi interverremo per insistere che ogni bambino è dono unico e irripetibile di Dio, che ha diritto ad una famiglia unita nell’amore.
Quando l’istituzione del matrimonio è abbandonata all’egoismo umano e ridotta ad un accordo temporaneo e condizionale che si può rescindere facilmente, noi ci alzeremo in piedi affermando l’indissolubilità del vincolo matrimoniale.
Quando il valore della famiglia è minacciato da pressioni sociali ed economiche, noi ci alzeremo in piedi riaffermando che la famiglia è necessaria non solo per il bene privato di ogni persona, ma anche per il bene comune di ogni società, nazione e stato.
Quando poi la libertà viene usata per dominare i deboli, per sperperare le ricchezze naturali e l’energia, e per negare agli uomini le necessità essenziali, noi ci alzeremo in piedi per riaffermare i principi della giustizia e dell’amore sociale.
Quando i malati, gli anziani o i moribondi sono abbandonati, noi ci alzeremo in piedi proclamando che essi sono degni di amore, di sollecitudine e di rispetto.
(Giovanni Paolo II, Omelia a Washington, Capitol Mall, 7 ottobre 1979)

Siamo Servi Inutili

 «L’arte non ripete le cose visibili, ma rende visibile l'invisibile» 

Paul Klee paragona il lavoro di un'artista ad un albero: le immagini che egli crea sono come i rami e le fronde, l’artista è come il tronco, le radici che affondano nella terra sono i suoi contatti con il mondo immenso e complesso della realtà dello spirito e della psiche. 

Le fronde sono “diverse” dalle radici: come l’arte è diversa dal reale immediato, pur essendone una forma che ne proviene fatalmente, attraverso la mediazione dell’artista.

"...nella sua funzione di tronco, egli non può fare altro che raccogliere ciò che gli viene dalle profondità e trasmetterlo più lontano. Egli dunque fa solo da mediatore: non rivendica la bellezza del fogliame, perchè essa è soltanto passata attraverso di lui".

In un certo senso gli artisti sono come emissari di un altro mondo, diffondono la notizia di un altro regno mediante le loro opere e ci invitano ad elevarci risvegliando nell'essere umano ciò che di più umano è in lui!

E' bellissima questa immagine dell'albero perchè svincola totalmente l'artista dalla vanità del proprio successo, mi viene in mente il paragone evangelico del "servo inutile" che si limita a compiere ciò che è chiamato a compiere, senza per questo gonfiarsi di orgoglio e autocompiacimento.

Ve lo immaginate un melo che si vanta delle proprie mele, o una quercia piena di se per aver prodotto delle ghiande!
L' acqua bagna, il fuoco brucia e gli artisti producono bellezza, è nella natura delle cose!

Dell'arte bisogna tenere vivo il fuoco, non adorare le ceneri!

"I libri, gli scritti, le tele, l’arte non sono nulla; un uomo lo si giudica in base alla vita e non all’opera, e cos’è quest’ultima se non il grido della sua vita?" (A. Artaud)



La Matriosca (Non Spegnete la Fiamma) - Collage e fuoco su carta

La Bellezza Solleva dalla Povertà

Il 26 marzo scorso è stata organizzata una visita speciale ai Musei Vaticani e alla Cappella Sistina per un gruppo di 150 senzatetto che hanno potuto godere di bellezze artistiche incomparabili, tra cui le Stanze Vaticane di Raffaello o la Sistina affrescata da Michelangelo, con l'ausilio di guide specializzate.

Mi ha colpito molto questa iniziativa dell'Elemosineria Apostolica, guidata dall'Arcivescovo polacco Konrad Krajewski perchè sono convinto che i poveri abbiano bisogno non solo di aiuti concreti per la vita di tutti i giorni ma anche di bellezza.
La bellezza è indispensabile per tutti gli uomini in generale e a maggior ragione per i poveri che tante volte, per disgrazie o difficoltà economiche, hanno perduto la consapevolezza della propria dignità.

La bellezza solleva dalla povertà, dalla peggiore di tutte le povertà, la povertà dell'autostima e del proprio rispetto, la povertà che non ci permette di ricordare la ricchezza della dignità umana!

Dice il Salmo 8: "Che cosa è l' uomo perchè te ne curi, il figlio dell' uomo perchè te ne dia pensiero.
Eppure lo hai fatto poco meno degli angeli, di gloria e di onore lo hai coronato.."

I poveri hanno bisogno di saperlo, sono importantissimi agli occhi di Dio!
Dopo le mille donazioni in denaro e in oggetti di uso quotidiano (sacchi a pelo, ombrelli e molto altro) distribuite da Krajewski ai clochard che stazionano intorno al Vaticano, dopo l'apertura sotto al colonnato del Bernini delle docce e del salone di barberia, quest'iniziativa culturale del Vaticano e di Papa Francesco, sottolinea l' attenzione della Chiesa verso i poveri e gli emarginati.

Recentemente Papa Francesco, in occasione di un grande concerto nell'Aula Paolo VI  ha voluto che i poveri e i senza tetto occupassero le prime file solitamente riservate alle autorità...e proprio questa mattina ho letto che sempre il Papa ha deciso di pagare il viaggio Roma-Torino ad un gruppo di persone indigenti e senza dimora per andare a vedere la Sindone.

In una bella intervista il Cardinal Ravasi citava un proverbio indiano: "Se tu hai due pani, uno lo dai al povero, l'altro lo vendi e acquisti un fiore di giacinto e lo dai al povero".
Il povero cioè ha diritto non solo di avere il pane ma anche di avere la bellezza.

La bellezza ci ricorda che alle nostre esistenze qualcosa manca, qualcosa che non è possibile colmare con l'abbondanza materiale. 

Mi hanno colpito molto le parole di Roger Scruton:
"Un mondo che contiene bellezza è un mondo in cui la vita è degna di essere vissuta.
Di fronte al dolore, all'imperfezione e alla transitorietà delle nostre affezioni e delle nostre gioie, la bellezza risveglia in noi la nostalgia di un'esistenza più perfetta.

All'arte chiediamo di rassicurarci sulla sensatezza della vita in questo mondo e sulla redenzione della sofferenza. Ogni giorno, sotto i nostri occhi, si succedono delusioni, orrori e insensatezze, l'arte ci deve ricordare che la vita umana non è una beffa, una storia insulsa di nascita e decadimento.

Nella povertà del dubbio e della desolazione, dobbiamo poterci ancora aggrappare alla "prospettiva della bellezza".


Vorrei concludere questa mia riflessione sulla Bellezza con le parole di Peppino Impastato in uno dei memorabili dialoghi del capolavoro cinematografico “ I cento passi”

La Bellezza è importante, non ci vuole nulla a distruggere la Bellezza… e allora invece della lotta politica, la coscienza di classe, tutte le manifestazioni e ‘ste fesserie, bisognerebbe ricordare alla gente cos’è la bellezza, aiutarla a riconoscerla, a difenderla.”

Con los Pobres de la tierra quiero yo mi suerte echar (una giornata trascorsa con una famiglia di Zingari in Turchia)








I Figli danno la Vita




..." i figli richiedono moltissimi sacrifici ma quello che donano è cento volte di più di quello che domandano."...

Qualche tempo fa mia sorella Myriam ha dato una splendida testimonianza di fede a Piazza Bologna.
Ha parlato della bellezza della famiglia cristiana e dell'importanza dell'apertura alla vita.

Quando ha finito di parlare tutti e sei i figli sono corsi ad abbracciarla dicendole :  " Brava mamma, sei stata bravissima!!!"

Sono passati due anni da allora, oggi Myriam e Roberto hanno 8 splendidi bambini.

E' proprio vero quello che ha scritto Dante Alighieri: 

"Del Paradiso ci sono rimaste tre cose, le stelle, i fiori e i bambini".  

Grazie Myriam e Roberto per la vostra testimonianza!

A cosa pensi quando pensi alla bellezza?

A cosa pensi quando pensi alla bellezza?

Questa è una semplice domanda che mi piacerebbe rivolgere a tutti gli uomini della terra, uomini e donne di ogni credo, lingua e appartenenza; L'insieme delle risposte costituirebbero un libro prezioso, più interessante, a mio parere di tanti trattati di estetica e di tante teorie sull'arte scritte a tavolino per giustificare e vendere i prodotti dell' ultima "transavanguardia" di turno.

Per ora mi sono accontentato di rivolgere questa domanda ai miei familiari e a qualche amico.
Qui di seguito riporterò per voi le risposte testuali che mi hanno dato.

A cosa pensi quando pensi alla bellezza?

Giulia (10 anni) : stare con gli amici

Maria Josè ( 27 anni incinta ) : penso ad una piscina piena di fonzies (patatine tostate)

Stefano (7 anni) : giocare a calcio

Maria Pia (34 anni) : penso a Dio

Giacomo (8 anni) : penso a qualcuno da amare

Giulietta (68 anni) : alla natura

Eusebio (68 anni) :a una donna

Elisa: (3 anni) : a Elisa

Simone (40 ani) ; penso al mare

Francesco (31 anni) : penso ad una forza di gravità al contrario che ci spinge a guardare in alto

Claudia (37 anni) : al mare

Paolo (34 anni) : penso alla vita

Pier Paolo (25 anni) : all' orizzonte

Lele (25 anni) : a niente in particolare

Carlo (73 anni) : (non risponde ma sorride)

Andrea  (45 anni) : Ai miei figli

Mattia (25 anni) : la verità

Benedetto (28 anni) : La bellezza è mamma che prepara la maionese la vigilia di Natale... Il rumore del caffè che esce dalla moka... Mangiare la prima patatina fritta da Mc Donald's quando sei al bancone e devi ancora pagare il conto... E' trovare la figurina di Volpi e Poggi dell'album delle gomme da masticare... E' un 6- al compito di matematica... E' il primo sorso di birra... E' la sensazione della sabbia calda dopo essere uscito dall'acqua... E' il raccordo di Roma dopo un lungo viaggio... E' l'odore della pioggia sull'asfalto d'estate... E' la vecchina che sorride al semaforo di Via Nomentana... E' il rigore di Fabio Grosso... Sono i gavettoni a Villa Borghese il giorno dei quadri... E' il credere che esista veramente il tesoro di Willi l'orbo... E' tua moglie che ti dice "attento a non farti male" quando esci di casa per andare a giocare a calcetto... E' il sorriso di mio figlio quando apre gli occhi... E' il trovare posto sotto casa quando già pensavi di dover parcheggiare ai Canadesi... E' il rendersi conto che una multa arrivata a casa l'abbia presa tuo fratello e non sia dunque la tua...
Credo che la bellezza sia semplicemente la "capacità di vedere una realtà in bianco e nero in HD".


E voi a cosa pensate quando pensate alla bellezza?
Sarebbe bellissimo se ciascuno di voi scrivesse qui sotto nei commenti il suo nome, la sua età e la sua risposta...e chissà forse un giorno ne faremo un libro!




QUESTE SONO DUE FOTO CHE HO SCATTATO IN BOLIVIA DALLA CIMA DI UNA MONTAGNA











La Divina Somiglianza - Mostra di Pittura

COMUNICATO STAMPA

Mostra di Pittura:

 LA DIVINA SOMIGLIANZA 


di FRANCESCO ASTIASO GARCIA 

INAUGURAZIONE : Venerdì 8 Maggio – Ore 18.00 

APERTURA MOSTRA : dall’ 8 al 31 Maggio Galleria IPSAR, 
Via dei Portoghesi, 6 - 00186 ROMA




                Per vedere l'Anteprima della mostra Clicca Qui : www.francescoastiaso.com


LA DIVINA SOMIGLIANZA 

“Che cos’è l’uomo perché te ne curi, il figlio dell’ uomo perché te ne dia pensiero? Eppure lo hai fatto poco meno degli angeli, di gloria e di onore lo hai coronato.” 

Il Salmo 8 testimonia a pieno la grandezza della creatura umana e lascia intuire la destinazione gloriosa che lo attende. Ogni uomo porta in se l’ eternità. 

Quando scopriamo la nostra divina somiglianza si aprono per noi le porte del cielo, si risveglia il nostro rapporto con l’infinito, intuiamo l’ altezza della dignità umana e diveniamo partecipi della nostra vocazione celeste.

 Sono affascinato dalle profondità spirituali dell’ uomo, dagli abissi della sua anima, da tutto ciò che nell’ uomo è invisibile agli occhi dell’ uomo. Ho cercato sempre la maniera di rappresentare la figura umana in modo da fissarne sulla tela l’essenza spirituale e rendere visibile l’ invisibile presenza del divino. Mistero e Fede sono per me fondamenti di una ricerca artistica che si attua nel quotidiano e si realizza con ogni mezzo espressivo contemporaneo.

 Per dipingere un ritratto occorre saper leggere negli occhi delle persone, occorre spogliare l' anima, un ritratto è un paesaggio, il paesaggio dell' anima della persona dipinta. Non si può dipingere un ritratto senza aver amato, senza aver sofferto, senza aver vissuto, sarebbe come scrivere la biografia di un uomo che non abbiamo conosciuto o disegnare la mappa di un luogo che non abbiamo visitato. 

La bellezza passa, è fuggitiva, ma l' uomo è molto di più di un corpo che invecchia, si ammala e muore, è molto di più di una presenza estetica, ed per questo che come disse El Greco : “Desidero dipingere le anime più che i corpi”. 

Non si può parlare di un occhio limitandoci a descrivere l' iride, 
la retina e la pupilla senza parlare della vista.
Così non si può parlare di un uomo e del suo corpo,
senza parlare anche della sua anima.

C' è un vecchio proverbio amerindo che dice: Se a un uccello tagli il becco, le piume e gli artigli non rimane niente, se a un uomo tagli le braccia, le gambe e le mani rimane sempre un uomo.

 Come fare attraverso la pittura a rendere presente l' eternità, la presenza dell' anima nell' uomo? Il mio linguaggio estetico è un tentativo. La sfida è grande, rivelare l' uomo come un' unità di corpo e spirito, luogo d’incontro tra la natura celeste e la natura terrena. 

La pittura mi permette di portare lo spettatore verso una dimensione più profonda creando ponti tra i canoni della bellezza classica e le avanguardie della pittura del nostro tempo. Intendo il contemporaneo come una sintesi tra modernità e tradizione. Diceva Modigliani: “la modernità è un gran mistero, accoppiata a ciò che fu gravida di ciò che sarà”. 

Cerco volti trasparenti quasi eterei che lascino trasalire la pienezza della loro presenza, cerco un equilibrio tra il nascondere e il rivelare che conferisca al ritratto fragilità e leggerezza nel tentativo di cogliere l’ autentica Bellezza. 
La Bellezza è la porta attraverso la quale entriamo nella contemplazione del Mistero, nella contemplazione di Dio, della meraviglia della vita, del senso ultimo dell' esistenza, poichè non c' è luna che possa brillare senza sole, anche qualora ne ignorasse o negasse l' esistenza. Perciò fare Arte significa mostrare Dio in ogni cosa! 

Questa mostra è una celebrazione dell’ uomo e della sua bellezza, forse abbiamo gli occhi annebbiati e non vediamo più la meraviglia dell’ uomo. Tuttavia per il fatto che i ciechi non vedono, non si può concludere che la luce del sole non brilla. 
Il poeta Gilber Keith Chesterton disse: "La dignità dell' artista stà nel suo dovere di tenere vivo il senso della meraviglia del mondo. Il mondo non perirà per mancanza di meraviglie, il mondo perirà per mancanza di meraviglia!" 

La vera iconoclastia è tutto ciò che distrugge nell’ uomo la divina somiglianza. Il mondo ha bisogno di Bellezza per non cedere alla disperazione.

 In fin dei conti, l' arte desidera rispondere agli aneliti più profondi del cuore e favorire il ricongiungimento tra la nostalgia della divina somiglianza, che ogni uomo sente, e il mondo effettivo dove abitiamo, in cui spesso e volentieri mancano verità, bellezza e bontà. 
L' animo umano è abitato dal desiderio di trascendere tutti i limiti, la bellezza è fragile custode di questo insopprimibile anelito. 

                                                                                                  Francesco Astiaso Garcia

La Bellezza salverà il mondo e noi salveremo la Bellezza!





"La nave è ormai in mano al cuoco di bordo, ciò che trasmette il megafono del comandante non è più la rotta ma ciò che mangeremo domani"

Kierkegaard scrisse queste parole nel suo diario in pieno Ottocento, eppure sembrano quantomai attuali, descrivono infatti molto bene l’epoca disorientata e relativista  in cui viviamo.

Oggi più di ieri si è perso il senso della rotta, gli ideali e le sfide che hanno infiammato le generazioni del secolo scorso sembrano ormai dimenticati, sostituiti dalle mode superficiali e da una continua tendenza all’effimero, al benessere e alla vanità.


Se il mondo cade a picco l'importante è non pensarci troppo, l'unica cosa indispensabile è la distrazione, panem et circenses!

E' stato quanto mai paradigmatico l'invito del presidente statunitense George Bush, l'indomani dell'attentato alle Torri Gemelle: "State tranquilli, è tutto sotto controllo, RITORNATE A FARE SHOPPING".


Cosa scuote i giovani oggi? Cosa parla ai loro cuori?
Cosa è capace di motivarli nel profondo?
Certo la situazione di forte crisi politica, economica, morale e sociale contribuisce ad alimentare la sfiducia e il senso di smarrimento verso un avvenire che si prospetta sempre più incerto e scoraggiante.

Allora non c’è da meravigliarsi se una volta persa la bussola, l’unico diversivo per non pensare ad un futuro che ci spaventa, sia preoccuparci della nostra pancia, ascoltando il menù del giorno che il cuoco di turno propone.

L’indifferenza è il frutto più grave di questa inquietante panoramica perchè anestetizzando il nostro male di vivere non ci permette di sentire l’urgenza di una risposta alla mancanza di senso e di sapore della nostra vita.

E come se avessimo un forte dolore ad un dente e decidessimo di prendere un'antidolorifico invece di andare dal dentista per farci curare e risolvere il problema; certo, inizialmente il dolore sembrerebbe passare ma sarebbe solo un'illusione, una volta terminato l’effetto dell’ anestetico il dolore tornerebbe a farsi sentire più forte di prima. Cosa faremo allora, rimanderemo ancora il problema prendendoci una doppia dose di antidolorifico o decideremo di affrontare la cura?

Due mesi fa, un amico artista, Giorgio Montez, mi ha invitato a partecipare ad una performance a Piazza del Popolo.
L'idea era quella di ricreare il celebre affresco di Raffaello "La Scuola di Atene", con i protagonisti dell’arte giovane del panorama Romano.

Ci siamo disposti sulla scalinata di Santa Maria del Popolo come gli artisti i filosofi e gli scienziati dell’antichità dipinti dal grande maestro.

La performance “La Scuola di Roma” è stata la nostra risposta alla crisi dei valori; Nonostante tutto continuiamo a credere nella cultura, nell'arte e nella Bellezza!
Non dobbiamo permetterci di spegnere quella sana inquietudine che spinge l’uomo a non accontentarsi, a cercare il sapore e il senso!

Per ogni indifferente c'è un poeta che ha fallito!
La Bellezza salverà il mondo e noi salveremo la Bellezza!


"Invece della lotta politica, la coscienza di classe, tutte le manifestazioni e 'ste fesserie, bisognerebbe ricordare alla gente cos'è la bellezza, aiutarla a riconoscela, a difenderla...la bellezza è importante!".

Peppino Impastato








Dare o Ricevere, questo è il problema

"Stavo mendicando di porta in porta lungo la strada del villaggio, quando il Tuo carro dorato apparve in lontananza simile a un magnifico sogno e mi chiesi chi fosse quel Re di tutti i re!

Le mie speranze crebbero e pensai che i brutti giorni fossero giunti alla fine, e rimasi in attesa di ricevere elemosine spontanee e ricchezze profuse da tutte le parti nella polvere.

Il carro si fermò là dove mi trovavo. Il Tuo sguardo cadde su di me e Tu scendesti con un sorriso. Sentii che era finalmente giunta la fortuna della mia vita. Poi, d’improvviso, tendesti la mano destra e dicesti:

“Cos’ hai da darmi?“.

Ah, che burla regale fu quella di tendere la Tua mano a un mendicante per mendicare! Ero confuso e rimasi indeciso; poi, dalla mia bisaccia, lentamente estrassi il più piccolo chicco di grano e te lo donai.

Ma quanto fu grande la mia sorpresa, quando, a fine giornata, svuotando a terra il mio sacco, trovai in mezzo al povero mucchio un piccolissimo chicco d’oro. Piansi amaramente e mi pentii di non avere avuto il cuore di donarti tutto ciò che avevo."

(Rabindranath Tagore)

Quando da adolescente, ho letto per la prima volta questa storia, ricordo di aver provato una forte emozione, avevo intuito la portata rivoluzionaria di questi versi che ribaltavano completamente la logica del dono.

Senza conoscere questa poesia, il mio carissimo amico Cristiano Quagliozzi ha disegnato questa scena:

Disegno a penna di Cristiano Quagliozzi

Qualche anno fa, Cristiano ha deciso di regalare tutte le sue opere, distribuendo a conoscenti e ad amici centinaia di pitture e disegni, il suo lavoro di una vita. Sono rimasto impressionato da tanta libertà e per questo motivo voglio dedicare questo Post ad un grande artista, un grande uomo e un grande amico. Speriamo che, seguendo il suo esempio, anche io riuscirò a fare mie le parole di Madre Teresa di Calcutta: "Tutto ciò che non è donato è perso".

Scrive San Basilio Magno: “Ma, a quanto pare, di tutti i grandi e incorruttibili beni, oggetto della beata speranza, non ti curi affatto, avido come sei solo di beni terrestri. No, non fare così. Largheggia con ciò che possiedi, sii generoso, anzi munifico, nell’affrontare spese a beneficio dei bisognosi. Si dica anche di te: «Egli dona largamente ai poveri: la sua giustizia rimane per sempre» (Sal 111, 9).

Quanto dovresti essere grato al donatore benefico per quell’onore che ti viene fatto! Quanto dovresti essere contento di non dover tu battere alla porta altrui, ma gli altri alle tue! E invece sei intrattabile e inabbordabile. Eviti di incontrarti con chi ti potrebbe chiedere qualche spicciolo. Tu non conosci che una frase: «Non ho nulla e non posso dar nulla, perché sono nullatenente». In effetti tu sei veramente povero, anzi privo di ogni vero bene. Sei povero di amore, povero di umanità, povero di fede in Dio, povero di speranza nelle realtà eterne”.


La Chiesa ha bisogno degli artisti





"La Chiesa ha bisogno dell'arte. Si può dire anche che l'arte abbia bisogno della Chiesa?"


Giovanni Paolo II rivolse questa domanda agli artisti nella lettera che scrisse in occasione dell'anno Giubilare.

Nel corso della Storia, gli artisti hanno sempre collaborato con la Chiesa per diffondere la cultura, la verità e la bellezza; come mai allora negli ultimi due secoli abbiamo assistito al marcarsi di una distanza tra le eccellenze delle avanguardie artistiche e la Chiesa?


Forse la Chiesa non è stata sufficientemente capace di comprendere le rivoluzioni stilistiche dell'arte e di stare al passo con i tempi, o piuttosto gli artisti hanno abbandonato il senso della fede e di conseguenza si sono allontanati dalla Chiesa?.


Personalmente penso siano vere entrambe le cose; la Chiesa, affezionata al canone di una bellezza che trova nel Classicismo, nel Rinascimento, Manierismo e Barocco il suo massimo splendore, spesso e volentieri, ha avuto verso le novità stilistiche, un atteggiamento di diffidenza non molto diverso da quello del Salon degli Accademici nei confronti degli impressionisti, nella Francia della seconda metà dell'800.

D'altra parte, gli artisti forse stanchi delle influenze dei committenti e soprattutto eredi di una società sempre più scristianizzata e relativista si sono allontanati e opposti alla Chiesa, vedendo in essa un grande sistema di controllo ed omologazione del pensiero, lontana dal libertinaggio creativo e morale che ha caratterizzato gli ultimi tempi.

Come fare allora per colmare il vuoto che separa l'arte dalla fede e gli artisti dalla Chiesa?

Giovanni Paolo II, nella Lettera sopra citata, auspicava il riannodarsi di una più proficua cooperazione tra l'arte e la Chiesa, perchè "l'umanità di tutti i tempi, anche quella di oggi, aspetta di essere illuminata sul proprio cammino e sul proprio destino."

Per quanto mi riguarda, come artista cristiano mi sento chiamato a collaborare affinchè questa cooperazione ritrovi l'intesa di un tempo.
In fin dei conti, tanto l'arte quanto la Chiesa desiderano rispondere agli aneliti più profondi del cuore e favorire il ricongiungimento, tra la nostalgia della pace, della verità e della giustizia che ogni uomo sente,  e il mondo effettivo dove abitiamo in cui spesso e volentieri mancano bellezza e bontà.

L'animo umano è abitato dal desiderio di trascendere tutti i limiti, la bellezza è fragile custode di questo insopprimibile anelito;
Sono pochi gli artisti contemporanei che conservano un rapporto con la fede e con la Chiesa e sono ancora meno i cristiani che hanno un'autentica consapevolezza della bellezza e dell'arte moderna.

Perciò le migliori opere d'arte non hanno più nulla a che fare con il messaggio e i contenuti della Fede Cristiana, e viceversa le opere "cristiane" spesso e volentieri mancano della necessaria qualità tecnica e artistica per essere considerate a tutti gli effetti Opere d'Arte!

Alcuni artisti di talento ancora collaborano con vescovi o parroci ma nella stragrande maggior parte dei casi a loro non viene chiesto un lavoro creativo, bensì un'esecuzione artigianale che riproponga nostalgicamente gli schemi e i canoni dell'arte tradizionale cristiana.

Bisogna dire anche che pochissimi dei parroci responsabili della decorazione e dell'ornamento delle chiese hanno una sensibilità e una formazione storico-artistica moderna e contemporanea, anzi sono spesso diffidenti e prevenuti verso tutto quello che non conoscono.

Recentemente è uscito un libro dove Papa Francesco parla della sua idea di arte e dice:
"La Chiesa deve promuovere l'uso dell'arte nella sua opera di evangelizzazione, guardando al passato ma anche alle tante forme espressive attuali. Non dobbiamo avere paura di trovare e utilizzare nuovi simboli, nuove forme d'arte, nuovi linguaggi."

Papa Francesco apre esplicitamente all'arte contemporanea, ai nuovi simboli, ai linguaggi dei nostri tempi, superando le perplessità di una struttura clericale che spesso il Pontefice ha contestato per la sua difficoltà ad aprirsi al nuovo.

A questo punto sorge un'altra domanda:
Qualora vescovi e parroci avessero questa sensibilità e formazione, e lasciassero agli artisti esprimere il loro genio, troverebbero artisti con un senso della Fede sufficientemente formato dal quale poter attingere la loro creatività a maggior gloria di Dio? Nell'arte di oggi il mistero, il trascendente e il religioso in senso lato hanno ancora cittadinanza?

Nel caso contrario, come potrebbe un'artista, per quanto virtuoso o geniale, accostarsi attraverso il suo lavoro al Mistero della Fede che ignora o peggio esclude dalla sua esistenza?

E' necessario introdurre un'antropologia cristiana nell'arte moderna e una sensibilità contemporanea nell'arte cristiana.

Per fare questo la Chiesa ha bisogno degli artisti e gli artisti hanno bisogno della Chiesa.

"Questo mondo nel quale viviamo ha bisogno di bellezza per non sprofondare nella disperazione.
La bellezza, come la verità, è ciò che infonde gioia nel cuore degli uomini." Paolo VI

La bellezza è indispensabile per la dignità di tutti gli uomini in generale e a maggior ragione dei poveri che tante volte per disgrazie o difficoltà economiche hanno perduto la consapevolezza della loro dignità.
La bellezza solleva dalla povertà, dalla peggiore di tutte le povertà, la povertà dell'autostima e dell'amor proprio, la povertà che non ci permette di ricordare la ricchezza della dignità umana!
I poveri hanno bisogno di saperlo, sono importantissimi agli occhi di Dio! In una bella intervista il Cardinal Ravasi citava un proverbio indiano: "Se tu hai due pani, uno lo dai al povero, l'altro lo vendi e acquisti un fiore di giacinto e lo dai al povero". Il povero cioè ha diritto non solo di avere il pane ma anche di avere la bellezza.

"La bellezza ci ricorda che alle nostre esistenze qualcosa manca, qualcosa che non è possibile colmare con l'abbondanza materiale. Un mondo che contiene bellezza è un mondo in cui la vita è degna di essere vissuta. Di fronte al dolore, all' imperfezione e alla transitorietà delle nostre affezioni e delle nostre gioie, la bellezza risveglia in noi la nostalgia di un'esistenza più perfetta".

Nella povertà del dubbio e della desolazione, dobbiamo poterci ancora aggrappare alla "prospettiva della bellezza"; occorre dunque ritrovare l'esercizio e la capacità fondamentale della contemplazione.

Bisogna risvegliare nell'uomo la nostalgia di Dio e così anche nelle arti avremo un rifiorire di bellezza, di profondità nuova e contemporanea: 

"Se vuoi costruire una barca, non radunare uomini per tagliare legna, dividere compiti e impartire ordini, ma insegna loro la nostalgia per il mare vasto e infinito" Saint-Expupéry





Dipinto che ho fatto in occasione del Giubileo del 2000