Avrei trasformato tutto ciò che c' è al mondo in qualcosa di bello e di sublime

Circa dieci anni fa entrando a Piazzale Flaminio passando per la porta di Piazza del Popolo, rimasi sorpreso e sulle prime infastidito per l'insolita presenza di enormi pozze d'acqua che avevano occupato gran parte della strada e del marciapiede a causa della pioggia e di un guasto del sistema fognario.

Dove passare per attraversare la piazza e poter prendere l'autobus, domandai agli operatori che si stavano occupando dello spurgo.

Prima ancora che mi rispondessero rimasi come rapito dalla bellezza e nitidezza del riflesso sull'acqua fognaria stagnante; il paesaggio cittadino piovoso si immergeva nella luce calda di un sole ritrovato che nel contrasto con il cielo plumbeo sembrava conferire alle case e alle strade un colore dorato.

Senza neppure realizzare del tutto che si trattasse dell'acqua putrida e maleodorante di una fogna mi ritrovai a fotografare le pozze cercando il giusto momento e la giusta angolazione.
Avevo gli occhi pieni di luce quando uno degli operatori, innervosito dalla mia presenza e dal suo stesso lavoro, mi chiese; "Ma che ci troverai di bello in una fogna?"

Solo tre anni dopo lessi il libro "Memorie del sottosuolo" di Dostoevsky in cui il protagonista spinto da uno slancio romantico afferma:

"Avrei trasformato tutto ciò che c'è al mondo in qualcosa di bello e di sublime; avrei colto anche nella più lurida fogna il bello e il sublime"

Non ho potuto fare a meno di sorridere e ricordarmi le parole dell' operatore ecologico.
Queste qui sotto sono alcune delle foto che ho scattato quel pomeriggio a Piazzale Flaminio.





















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