Attenti all'Ambientalismo Ideologico!

 

Francesco Astiaso Garcia ©


Salvare la natura dell'uomo

Oggi si insiste tanto sulla necessità di salvare la natura dall’uomo, questo è giusto, urgente e quanto mai necessario ma non dobbiamo allontanarci dal cuore del problema sottovalutando il rapporto causa-effetto: per salvare la natura dall’uomo occorre salvare innanzitutto la natura dell’uomo, riscoprendone la dignità, l’anima, la divina somiglianza che apre alla trascendenza e all’eternità; Dobbiamo si difendere la terra, l’acqua e l’aria come doni della creazione appartenenti a tutti ma dobbiamo proteggere soprattutto l’uomo contro la distruzione di se stesso. Un uomo che ha perso ogni riferimento di fondo non sa più chi è.

Tutti dobbiamo sentirci interpellati sull’identità e sul destino della nostra casa comune, sulla sua armonia vitale e sul suo futuro ma dobbiamo guardarci bene dall’ambientalismo che oppone dialetticamente uomo e natura; la grande sfida è quella di giungere ad accordare ecologia ambientale ed ecologia umana. Occorre camminare insieme verso una rivoluzione antropologica che parli il linguaggio della fraternità, al servizio della vita, della dignità umana e della tutela del creato. Ognuno di noi deve sentirsi responsabile di tutto, perché tutto è connesso.

 Etimologicamente, cattolico deriva dal greco Katà olos, dove il termine olos sta per intero e si riferisce all’integralità delle cose, alla totalità delle sue diverse dimensioni tra loro collegate; indica un modo di pensare “secondo il tutto”. È propriamente cattolico dunque avere una visione d’insieme: Giovanni Paolo II, a tal proposito, parlava di ecologia umana, con Benedetto XVI è diventata ecologia sociale, Papa Francesco parla oggi di ecologia integrale.

 

Non possiamo sottovalutare la dimensione spirituale della conversione ecologica, esiste un’intima relazione tra Dio, l’uomo e l’ambiente, anche se ovunque questa relazione appare minacciata da un’unica, profonda crisi socio-ambientale. Dobbiamo riflettere sull’interdipendenza di tutti gli esseri umani e agire insieme per affrontare il grave degrado etico e sociale del mondo; le sole misure tecniche ed economiche non sono sufficienti al superamento della cultura dello scarto. È insufficiente anche la sola pedagogia ecologica. L’autentico progresso dei popoli si misura dalla capacità di soccorrere i piccoli, i deboli e gli indifesi. Come può essere credibile un’agguerrita difesa dell’ambiente se poi non si prova compassione per la vita umana! Quante discussioni ho avuto con amici comunisti che manifestavano per la salvaguardia della salamandra guatemalteca a rischio di estinzione e poi mi insultavano perché dichiaravo di essere contrario all’aborto!

 Significativo l’appello del Patriarca Bartolomeo: “A nulla ci servirà descrivere i sintomi, se non riconosciamo la radice umana della crisi ecologica. Vi è un modo di comprendere la vita e l’azione umana che è deviato e che contraddice la realtà fino al punto di rovinarla. Perché non possiamo fermarci a riflettere su questo?”

 Il principio è quello della salute: l’obiettivo è quello di osservare tutto il corpo e le cause della malattia e non solo i sintomi. Solo un uomo redento potrà vivere relazioni redente con gli altri uomini, e la Terra partecipa di questa redenzione; Quante relazioni ferite intorno a noi, quante persone non trovano soluzione alle loro fragilità, quanta divisione, quanta ostilità, chiusura e pregiudizio;

 

Ma in tutto questo qual è il ruolo della bellezza, che contributo possono dare gli artisti? Siamo chiamati a riflettere sul rapporto che l’arte ha con la creazione e sul come l’arte può diventare un veicolo per far sì che ogni uomo acquisisca un maggior senso di responsabilità nei confronti della salvaguardia dei beni del creato. L’arte, attraverso la bellezza, può aiutarci ad aprire gli occhi, per vedere noi stessi, il mondo che ci ospita e l’amore di Dio. È urgente ritrovare uno sguardo contemplativo sul mondo, uno sguardo capace di aprire una finestra sull’eternità e di unire tutto e tutti. Finché non riconosceremo la nostra umanità negli altri, siamo condannati ad ignorare anche la nostra.

“Il cosmo è un canto di bellezza, che può essere innalzato da ogni uomo; ma questa liturgia cosmica è come attraversata da una dissonanza che ostacola sempre più l’uomo a scorgere la bellezza. La bellezza ci trasforma, se le permettiamo di parlarci, la sua travolgente potenza può condurci in nuovi spazi, a volte sembra chiederci di cambiare vita”. (Hans Urs von Balthasar)

 

Vorrei concludere le mie riflessioni con le parole di Papa Francesco:

 

“Ciò che accade nel cuore dell’uomo ha un significato universale e si imprime sul mondo. È dunque il destino dell’uomo a determinare il destino dell’universo. Non ci sarà una nuova relazione con la natura senza un essere umano nuovo. Non c’è ecologia senza un’adeguata antropologia…È urgente recuperare i diversi livelli dell’equilibrio ecologico: quello interiore con sé stessi, quello solidale con gli altri, quello naturale con tutti gli esseri viventi, quello spirituale con Dio…

 Proprio perché tutto è connesso, ogni mancanza di amore ha ripercussione su tutto. La crisi ecologica che stiamo vivendo è così anzitutto uno degli effetti di questo sguardo malato su di noi, sugli altri, sul mondo, sul tempo che scorre; uno sguardo malato che non ci fa percepire tutto come un dono offerto per scoprirci amati. È questo amore autentico, che a volte ci raggiunge in maniera inimmaginabile e inaspettata, che ci chiede di rivedere i nostri stili di vita, i nostri criteri di giudizio, i valori su cui fondiamo le nostre scelte”.

 

 

Nessun commento:

Posta un commento