La morte, la guerra, il male non hanno l’ultima parola!



Sono rimasto profondamente colpito dall’intervista rilasciata di recente da Yulia Naval’naja, moglie di Aleksej Navalnyj, il più noto oppositore del presidente russo Vladimir Putin.

Vedova dell’attivista e dissidente morto in carcere nel febbraio 2024 – ufficialmente per una “sindrome da morte improvvisa” dovuta ad aritmia cardiaca – Naval’naja ha dichiarato senza esitazioni che oggi «tra i russi c’è desiderio di pace, ma a prevalere è la propaganda».

«La settimana scorsa – ha raccontato – la nostra organizzazione ha condotto un sondaggio. Non era possibile fare domande dirette: chiedere se si è favorevoli o contrari alla guerra significa rischiare la prigione. Abbiamo quindi chiesto se si sostiene o meno l’apertura di negoziati di pace. E il 65% ha risposto di sì. Poi abbiamo domandato come si vorrebbero impiegare i fondi statali: solo l’8% ha indicato maggiori spese militari. Tutti gli altri hanno parlato di sanità, istruzione, servizi pubblici. La gente non vuole la guerra, ma la pace».

Le parole che più mi hanno toccato sono state quelle dedicate al significato più autentico dell’eredità lasciata da Navalnyj:


«Navalnyj lottava invitando a non odiare, per non diventare simili a coloro contro i quali combatteva. Il suo appello era a non odiare i propri persecutori, ma a costruire un mondo in cui la pace si affermi insieme alla libertà, alla verità, alla giustizia e persino alla bellezza: per dare vita alla bellissima Russia del futuro».

In fondo, è stato proprio questo lo spirito che mi ha spinto a partire per la Russia e a realizzare a Mosca, insieme ad Anna Usova, la mostra “La Bellezza di Cristo Salva il Mondo”. La nostra missione è stata quella di testimoniare con forza che esiste un’alternativa alla spirale del riarmo incondizionato che ci trascina verso lo scontro frontale, dal quale tutti usciremmo sconfitti. Questa alternativa è la via dell’incontro e della pace.

Sappiamo che la sete inesauribile di bellezza che abita il cuore umano trova compimento solo nello splendore dell’amore che salva, rivelato nel volto divino. Senza questa bellezza, l’umanità non può vivere. La figura di Cristo ridesta in noi la memoria più profonda della nostra vocazione: guarisce le ferite, ispira il perdono, genera comunione.

Abbiamo potuto toccare con mano questa comunione attraverso decine e decine di persone russe, profondamente commosse da un messaggio di pace e riconciliazione. Alcuni si sono lasciati coinvolgere fino al punto di voler danzare con noi in una danza simbolica di fraternità e di pace: immagini che valgono più di mille parole e che porto con me come segno vivo di speranza.

La morte, la guerra, il male non hanno l’ultima parola!

Francesco Astiaso Garcia



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