Dopo l’esperienza delle Grotte di Frasassi, anche la Sagrada
Família di Gaudí appare come un timido esercizio. Perché lì, tra quelle pietre
vive, si intravede la sorgente primordiale della bellezza, che l’arte, anche
quando tocca il sublime, riesce solo a sfiorare. Forse intendeva questo
Baudelaire quando scrisse: L’arte è una lotta contro la natura, un duello in
cui l’artista grida di spavento prima di essere vinto.
La
bellezza è una continua scoperta, un evento che ci sorprende. Quando
riconosciamo la connessione profonda tra ciò che abita il nostro intimo e ciò
che si rivela nel mondo esterno, nasce in noi un’emozione intensa:
un’esperienza estetica autentica, un incontro che ha il sapore dell’epifania.
Ed è proprio in questo incontro che si dischiude il legame indissolubile tra
verità e bellezza.
Contemplando
la natura, riconosciamo un ordine che la bellezza incarna, un’eco che risveglia
in noi il desiderio di accordarci a essa. Ciò che sorprende maggiormente è
l'unità che regge le leggi dell'universo, come se tutto seguisse un ordine
nascosto, un'armonia sottile ma inconfondibile. È come un'orchestra in cui
ogni strumento si accorda perfettamente agli altri, seguendo una partitura che
diventa sempre più chiara man mano che la conoscenza avanza. La bellezza,
dunque, è sinonimo di coerenza e proporzione, opposta alla frammentazione e al
disordine.
Il
mondo è un grande libro che l’uomo deve saper leggere, ma occorre conoscerne
l'alfabeto e a tale scopo il contributo degli artisti è unico e insostituibile,
come scrive Walter Benjamin: La natura è un insieme di simboli e geroglifici
che il poeta interpreta e traduce, egli è il decifratore del linguaggio segreto
dell’Universo. Ogni autentico artista scopre che in fondo la bellezza è
semplicemente la logica che decifriamo dallo studio delle leggi della natura,
qualcosa che ha dunque a vedere più con la matematica che con il gusto, le mode
o i manifesti teorici. La bellezza non è solo un valore estetico, ma anche
un principio guida nella ricerca scientifica.
Le
scoperte più accurate e profonde si rivelano spesso quelle caratterizzate da
eleganza e semplicità. Il pittore si pone di fronte alla natura come uno
scienziato che analizza e approfondisce le leggi della natura, come un chimico
che studia la materia è scopre che tutto in natura è una perfetta relazione,
una voce di cui non si ode il suono, l’impronta digitale del Deus Absconditus,
la logica che accomuna scienziati e artisti. Questa armonia suggerisce un
disegno unitario che lega ogni elemento in un equilibrio perfetto. L’arte,
nella sua forma più elevata, rispecchia l’ordine supremo, manifestando
l’intelligenza divina che si rivela nella creazione.
Albert
Einstein affermava che chiunque si dedichi seriamente alla scienza finirà per
riconoscere, nelle leggi dell’universo, la manifestazione di un’intelligenza
superiore a quella umana. Allo stesso modo, l’arte autentica parla sempre di
questo Mistero, a prescindere che sia creata da un artista italiano o da uno
cinese. Se consideriamo il canone nell’arte non come un’invenzione umana, ma
come la scoperta di una verità obiettiva, allora l’arte stessa assume un valore
universale e condiviso, capace di avvicinarci a qualcosa di più grande.
Riconoscendo
nell’arte lo splendore della bellezza e nella bellezza il riflesso della
verità, essa diventa un ponte che trascende i popoli, unendoli
nell’ammirazione. Ci rivela così che ciò che ci accomuna è infinitamente più
grande di ciò che ci divide.
Più
o meno questo è quello che ho capito visitando con la mia famiglia le Grotte di
Frasassi. Condivido alcune foto che ho scattato per farvi venire la voglia di andare a visitarle dal vivo!
Francesco
Astiaso Garcia
Photograph © Francesco Astiaso Garcia
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