PER CRUCEM AD LUCEM

 Ai Pellegrini di Speranza - "Per Crucem ad Lucem" di Francesco Astiaso Garcia  La nostra speranza è immortale, la nostra speranza è Cristo che dice: “Io sono la Via, la Verità e la Vita”. Nel mio disegno l’ombra della croce è un sole di giustizia e verità che squarciando le tenebre del mondo apre al pellegrino una via di bellezza e di speranza che passa per la croce ma ci mette in cammino verso la Risurrezione e la Vita Eterna: PER CRUCEM AD LUCEM



Gentili Signore e Signori

e (soprattutto) cari Amici,

 

nel salutarVi cordialmente, vorrei sommessamente proporre alla Vostra attenzione questo breve appunto su alcuni aspetti che, in misura maggiore o minore, ci interessano sotto vari punti di vista. Mi riferisco al rapporto che può instaurarsi (e di fatti, storicamente, molte volte si è instaurato) tra l’atto del credere e la capacità di agire in ambito culturale e specificamente artistico.

Forse non sarà inutile riportare alla nostra mente alcuni concetti interessanti in un tale contesto.

Anzitutto la fede. Come ben sappiamo, essa è un’esperienza: l’incontro con Gesù Cristo e l’accoglienza del suo invito a seguirlo. La teologia è la riflessione sulla fede, cioè lo studio di questa esperienza, allo scopo di conoscerla e di viverla in modo sempre più coerente.

La cultura, invece, è uno sguardo sull’uomo, sui suoi linguaggi, le sue istituzioni, le civiltà, le tradizioni, …, con lo scopo di rendersi consapevoli dei “valori” che nella realtà orientano il cammino di un gruppo sociale.

L’evangelizzazione è l’attività che la comunità cristiana svolge al fine di trasformare il mondo e la sua cultura alla luce del vangelo. Si svolge all’interno della comunità per animare la fede dei credenti (in questa fase si chiama pastorale) e all’esterno di essa (la missione ad gentes).

         E l’arte? Come rientra l’arte all’interno di questa rete di relazioni?

Partiamo da una constatazione universale: l’arte è un “fatto” che accompagna tutto il cammino dell’umanità. Probabilmente è impossibile tracciarne una definizione (Forse ognuno di noi ne ha una! Maurizio Fagiolo ha detto che «l’arte è tutto ciò che gli uomini chiamano arte»!); ma, generalmente, essa viene considerata: produzione del bello, cioè ricerca estetica; bene culturale, cioè testimonianza di un momento della storia; avvenimento di comunicazione: quest’ultimo concetto è il più ampio e il più utile nell’ottica della fede, dello studio teologico e dell’animazione culturale ed evangelizzatrice. L’arte, dunque, nel suo senso più ampio e diffuso è un’esperienza di comunicazione, cioè la trasmissione di un contenuto, di un messaggio.

La Chiesa è stata sempre consapevole di questo e, fin dalle sue origini, ha avuto un grande interesse verso l’arte come evento comunicativo, per questi principali motivi: la liturgia, che è comunicazione con Dio e con i fratelli; l’insegnamento: comunicazione di una dottrina, di una visione della realtà; la meditazione: comunicazione con la Parola di Dio; l’imitazione: «affinché, conoscendo Dio visibilmente, per amor suo siamo rapiti all’amore delle realtà invisibili» (Prefazio della Messa di Natale).

Ciò vale per ogni tipo di arte: la poesia, la musica, la danza, l’arte figurativa, ecc. L’efficacia dell’arte è enorme e si iscrive profondamente nella nostra coscienza. Interessantissime queste parole di Divo Barsotti:

 

«Il mistero della bellezza! Finché la verità e il bene non sono divenuti bellezza, la verità e il bene sembrano rimanere in qualche modo estranei all’uomo, si impongono a lui dall’esterno; egli vi aderisce, ma non li possiede; esigono da lui una obbedienza che in qualche modo lo mortificano. Quando veramente abbia conseguito in un possesso pacifico e pieno la verità e il bene, allora ogni mortificazione viene meno, viene meno ogni sforzo; allora tutto l’essere suo, tutta la sua vita non sono che una testimonianza, una rivelazione della perfezione raggiunta. Questa testimonianza, questa rivelazione è precisamente la bellezza».

 

L’arte, in definitiva, contribuisce a formarci spiritualmente. La spiritualità è la vita secondo lo spirito. Lo spirito, a sua volta, è una dimensione dell’umano. Perciò ogni uomo, ateo o credente che sia, ha una sua espressione spirituale: basti pensare al grande sviluppo delle scienze e delle terapie legate alla psiche.

Ma nel pensiero giudaico-cristiano, lo spirito non è solo una dimensione umana bensì anche un’azione del divino: perciò si parla dello Spirito di Dio. Alcune filosofie e religioni propongono una visione non oppositiva ma comunionale tra materia e spirito: ad esempio, la filosofia di Aristotele e il cristianesimo. Anzi nel cristianesimo, in forza dell’incarnazione di Dio, questo rapporto tra spirito è materia è fortemente accentuato. Perciò nel cristianesimo la vita secondo lo S/spirito abbraccia tutta l’esperienza umana, anzi tutto l’universo.

La spiritualità cristiana, pertanto, è: una mentalità: vedere la vita e il mondo sotto l’azione dello Spirito di Dio, cioè condividere la mentalità di Gesù; uno stile di vita: condividere le scelte di Gesù; una concretizzazione storica: si parla, perciò, di spiritualità benedettina, francescana, domenicana, carmelitana, ecc., come pure di spiritualità laicale, a seconda del vissuto reale delle persone. Da ciò deriverà anche una comunicazione: si comunicano i valori spirituali, cioè tutte le realtà considerate in riferimento a Gesù.

L’arte e la religione sono destinate ad incontrarsi. Non è solo una constatazione storica, ma un dato intrinseco a queste due esperienze, fin dentro ai loro “cromosomi”. Infatti sia l’arte sia la religione manifestano nel loro statuto la condizione dell’alterità: l’arte è linguaggio “altro” dalla banale comunicazione quotidiana; la religione è rapporto con una realtà che è “altra” per definizione, il “Totalmente Altro, il Semper Maius”.

Questa caratteristica conduce l’arte e la religione a incontrarsi ad un livello di profondità dell’essere stesso della persona umana, come ricerca di una pienezza.

Arte e religione appartengono a quella serie di eventi di cui “non c’è bisogno”. Sono esperienze di gratuità, di grazia, di dono: non propongono nulla di nuovo sul piano utilitaristico, ma propongono un senso a tutte le cose e rivelano un cammino per l’uomo.

Il Giubileo della Speranza 2025 è un’occasione propizia per intraprendere tale cammino o per riprenderlo, se per caso ci siamo stancamente attardati o l’abbiamo per qualche motivo interrotto: affinché l’arte si realizzi come trascendenza dell’espressione e la religione come trascendenza della realtà.

Grazie della Vostra gentile disponibilità e auguri a tutti.

Vincenzo Francia