In Ucraina fermiamo il piano inclinato della guerra !
Qualche giorno fa, su "Il
Foglio", ho letto un'interessante intervento del Prof. Vittorio Emanuele
Parsi circa la guerra in Ucraina. Parsi afferma:
"Il problema non è fermare
la guerra ma fermare Putin, solo fermando Putin, la guerra si ferma. L'idea che
si debba fermare la guerra fermando gli ucraini è come dire che, di fronte a
uno stupro, serva un matrimonio forzato".
Questo esempio così forte e crudo
mi ha spinto all'immedesimazione! La mia prima reazione, come marito
e padre, è stata di profonda indignazione; di fronte a questa orribile
condizione di ingiustizia è impensabile poter dialogare, accettare compromessi
o prendere accordi con il carnefice delle persone che più amiamo al mondo!
Ma l'esempio del Prof. Parsi non
è esemplificativo fino in fondo. Sarebbe piuttosto un altro, l'esempio
dolorosamente più appropriato, dal quale sorge una drammatica domanda:
Nel malaugurato caso in cui
qualcuno entri in casa nostra, stupri nostra moglie e uccida alcuni dei nostri
figli, continuando poi a girare armato per casa, cosa farebbe un buon
padre di famiglia, impossibilitato a fermare ragionevolmente l'aggressore?
Riflettendo meglio non ho dubbi:
Farebbe tutto quello che è in suo potere fare per limitare l'orrore, e salvare
quanti più figli possibile, tra quelli rimasti ancora vivi, costi quel che
costi! Forse questo intendeva dire Papa Francesco quando ha detto: “Il dialogo con la Russia? Puzza, ma si deve fare”, perché facendo il contrario “chiudiamo l’unica porta
ragionevole per la pace”.
Il buon padre di
famiglia deve discernere e cercare sempre il bene della famiglia, e quando il
bene non è possibile, deve accettare anche di considerare, per amore, il male
minore, altrimenti tutto precipita. È per questo che, pur stimando molto
Ernesto Che Guevara, non posso essere d'accordo con il suo motto "hasta la
victoria siempre", perchè l'amore vale più dell'onore, l'amore supera ogni
ideologia o nobile proposito e solo l'amore può interrompere l'orribile spirale
di violenza a cui stiamo assistendo attoniti!
Nella
drammatica situazione attuale ovviamente non c’è spazio per soluzioni semplici
e indolore. Una cosa però è la resa, altra cosa, è fare tutto, sottolineo
TUTTO, quanto è possibile per trovare un qualche punto di incontro per limitare
i danni, a maggior ragione ora che si gode di un vantaggio strategico, e forse,
è interesse anche della Russia considerare una trattativa per nascondere, almeno in parte, la
sconfitta.
Tra una resa incondizionata, la scelta di combattere ad oltranza, costi quel che costi, o piuttosto accettare di non chiudere drasticamente il dialogo, per quanto doloroso, c’è una differenza sostanziale, proprio su questa differenza ci stiamo giocando il futuro dell’umanità. Non possiamo permetterci la soluzione: o la va o la spacca!
Dobbiamo
certamente constatare quanto delicata e complicata sia la definizione di “male
minore” e sono d’accordo con chi dice che tra le conseguenze di una trattativa
si avrebbero, ANCHE, ripercussioni negative lì dove criminali, presenti e
futuri, si illudessero di trarre vantaggio dalla prevaricazione e dalla
violenza.
Ma
il punto è proprio questo: la definizione stessa di male minore comprende la
necessità di assumere dei rischi e dei compromessi per evitare un male
addirittura peggiore. L’unica cosa certa oggi è che ormai non possiamo più
permetterci il lusso di scegliere tra un bene e un male, questo è il vero
dramma, la storia ci costringe a scegliere il male minore.
Di fronte ad un sequestro di ostaggi, non si ha forse il dovere di stabilire un contatto con l'assassino, facendo tutto quanto sia possibile per tutelare chi è ancora in vita? Solo dopo si parlerà della pena e delle responsabilità. Possiamo anche non essere d'accordo con l'adagio di Erasmo da Rotterdam secondo cui: "la pace più ingiusta è migliore della guerra più giusta", ma dobbiamo necessariamente domandarci: Quante persone potrebbero ancora morire in Ucraina di fronte alla nostra illusione di sconfiggere un criminale armato di atomica disposto al tutto per tutto in caso di sconfitta? Senza contare in questo caso le vittime collaterali in Europa, America, Russia…
Vince la guerra quando perdiamo la fiducia nel realismo della diplomazia, vince la guerra quando ogni sforzo verso il dialogo e il negoziato viene considerato scandaloso! Senza banalizzare il dramma, ne sottostimare l’orribile ingiustizia, dalla quale è lecito difendersi, per amore di chi amiamo, per amore dei nostri figli salviamo il salvabile, fermiamo il piano inclinato della guerra!
Francesco
Astiaso Garcia
Il Contributo degli artisti al Sinodo
La Presidenza Ucai al completo assieme al Cardinal
Matteo Zuppi
Qualche giorno fa, abbiamo avuto un bellissimo
incontro con il nuovo Presidente della CEI, il Cardinal Matteo Zuppi. È stato
molto utile ed edificante poter parlare con lui del futuro della pastorale
dell’Arte in Italia. Tra le tante cose belle che ci ha detto, quella che mi
rimane di più, e voglio condividere con voi, è questa: “Siate audaci, siate creativi…dovete
coinvolgere i “Pasolini” di oggi, non abbiate alcun timore”.
Su una cosa ci siamo trovati tutti
d'accordo: il contributo degli artisti al Sinodo in corso è tutt'altro che
accessorio e ornamentale; come disse San Giovanni Paolo II rivolgendosi
all’Ucai: "il vostro ruolo culturale e spirituale è da intendersi come
bene primario per la crescita e l'armonia di una comunità intesa nei suoi
valori compitamente umani"
In pochi punti proverò a riassumere quello che sarà il contributo dell'Ucai al Sinodo in corso:
1. LA BELLEZZA, LA LITURGIA E LA NUOVA EVANGELIZZAZIONE
Ha ripetuto più volte Papa Francesco – “non si può educare senza indurre il cuore
alla bellezza, un’educazione
non è efficace se non sa creare poeti”. Nel cammino verso un patto
educativo globale – indispensabile di fronte a una dilagante frammentazione
sociale e culturale – l’apporto degli artisti è fondamentale per far riscoprire
quella sensibilità che apre il cuore al mondo intero, bisognoso di armonia e di
speranza. L'Ucai partecipa al fine apostolico della Chiesa e alla Nuova Evangelizzazione con la
catechesi degli artisti e la diffusione della fede cattolica attraverso le
varie forme di espressione artistica, ben coscienti che la Chiesa non cresce
per proselitismo ma per attrazione. L’approfondimento del rapporto tra gli
artisti e la liturgia è da sempre per noi di prioritaria importanza.
2.
LA QUESTIONE DEI LINGUAGGI
Nella realizzazione del
cantiere sinodale dovremmo misurarci con la questione dei linguaggi…Papa Francesco ha detto recentemente:
"se autentico l’artista, sa Parlare di Dio meglio di chiunque altro".
L'arte è un linguaggio che unisce i popoli poiché come diceva Henry
Miller, non insegna nulla tranne il senso della vita.
L’arte porta in sé stessa un valore universale e
condiviso che ci avvicina a qualcosa di più grande, qualcosa che va oltre i
confini, le culture, le fedi e le appartenenze; se l'arte è lo splendore della
bellezza e la bellezza è lo splendore della verità, l'arte ci mette in
relazione con qualcosa o Qualcuno che trascende i popoli e li fa comunicare
nell’ammirazione, lasciandoci intuire che quanto ci unisce è più grande di
quanto ci divide.
In un clima da guerra fredda, è quanto mai urgente e necessario il fuoco dell'arte per stemperare il gelo e riscoprirci fratelli e coinquilini del mondo; In quest’ottica la bellezza costituisce la più alta forma di diplomazia spirituale, Il dialogo, illuminato dalla bellezza, riesce con facilità a superare confini, chiusure e pregiudizi; perché, come ci insegna la sapienza cinese, due fiumi riflettono la stessa luna, e noi sappiamo che la luce riflessa in entrambi proviene dall’unico Sole, Cristo Risorto!
3.
L’ARMONIA NELLA DIFFERENZA
L’arte è maestra nell’accoglienza
delle differenze perciò
gli artisti rivestono un ruolo di fondamentale importanza nel favorire la
sintonia tra persone e comunità di provenienze diverse. La bellezza non è mai assenza ma equilibrio di
contrasti, la bellezza è armonia nella differenza. “Il modello è il poliedro, che riflette la confluenza
di tutte le parzialità che in esso mantengono la loro originalità”. (Evangelii
Gaudium)
Il desiderio di bellezza in fondo è anelito di unità.
Questa unità è reale quando ciascun essere svolge la funzione che gli è
propria, quando può dare ciò che è al mondo. L’unità esige paradossalmente la
differenza e questo la distingue dall’uniformità.
4.
IL NUOVO SGUARDO SUL MONDO
Circa la cura della nostra casa il contributo degli artisti è unico e insostituibile. Noi artisti cristiani dell'Ucai abbiamo ricevuto dal nostro fondatore San Paolo VI il mandato di "custodi della bellezza del mondo". L’arte, attraverso la bellezza, può aiutarci ad aprire gli occhi, per vedere noi stessi, il mondo che ci ospita e l’amore di Dio. Inequivocabili, a tal proposito, le parole di Papa Francesco: “La crisi ecologica che stiamo vivendo è anzitutto uno degli effetti di questo sguardo malato su di noi, sugli altri, sul mondo, sul tempo che scorre; uno sguardo malato che non ci fa percepire tutto come un dono offerto per scoprirci amati”.
La nostra risposta alla crisi sociale ed ecologica comincia proprio dal desiderio di FAVORIRE UN NUOVO SGUARDO, necessitiamo un nuovo sguardo, lo sguardo di San Francesco, uno sguardo contemplativo che ci permetta di riscoprire il sacro, di tornare a vedere il cielo che ci stanno chiudendo! Mi chiedo con Bob Dylan: "Quante volte un uomo deve guardare in alto prima di riuscire a vedere il cielo?
Siamo chiamati a suscitare voglia e appetito nel mondo per una vita nuova, e la nostra fede non è altro che accoglienza di questa vita nuova. Dobbiamo coinvolgere le persone in un desiderio di vita nuova. Una religione moralistica che si è prosciugata non serve più. "Solo il Padre sa qual è il frutto vero che deve portare una persona e non dimentica mai che l’obiettivo finale non è il grappolo ma il vino. Per questo non dobbiamo innamorarci dell’uva, ma guardare sempre al vino".
Francesco Astiaso Garcia
COS'E' L'UOMO PERCHE' TE NE CURI ?
Trascrizione dell'intervento di Francesco
Astiaso Garcia durante il Convegno sulla valenza terapeutica delle
discipline visive come mezzi per il benessere psico-fisico, presso
il Centro Congressi Fondazione Santa Lucia il 29 ottobre 2022:
Buonasera a tutti,
mi è stato chiesto di dire qualcosa sul
rapporto tra l'uomo, l'arte e l'anima. Vorrei partire dalla splendida
massima di Terenzio: “Niente di ciò che è umano mi è estraneo".
Quanto sarebbe bello poter dire lo stesso!
Ci interessa, ci sta veramente a cuore tutto ciò che è umano? Ci troviamo
dentro un importante ospedale, e voi medici ci insegnate che restiamo veramente
umani, solo quando avvertiamo come nostre le fatiche dell'umanità.
Quando parliamo dell'uomo, dobbiamo parlarne nella sua totalità; non possiamo parlare di un occhio, limitandoci a descrivere l’iride, la retina e la pupilla senza parlare della vista, che ne esprime l'essenza; così non possiamo parlare dell'uomo e del suo corpo, senza parlare anche della sua anima, che ne esprime l’essenza!
È importante non ridurre tutto ad
un'esistenza fisiologica, l'uomo ha una sua dimensione corporea e fisica e una
sua dimensione psichica e spirituale. In un’intervista recente il Dalai
Lama ha detto: “Questa è l’epoca in cui si mette tutto in mostra alla finestra
per occultare il vuoto della stanza", il problema dunque non è tanto cosa
si metta in mostra alla finestra, quanto piuttosto il contenuto della
stanza. Uno dei grandi drammi dell’uomo del nostro tempo è quello di
non credere più alla grandezza della propria anima. Come potrà essere felice un
uomo che vive con il timore che la propria vita sia solo un vagare insensato
verso una morte certa!
Oriana Fallaci ha scritto righe memorabili sul dolore dell'anima:
"Incredibile come il dolore dell'anima non venga capito. Se ti becchi una pallottola o una scheggia si mettono subito a strillare presto-barellieri-il-plasma, se ti rompi una gamba te la ingessano, se hai la gola infiammata ti danno le medicine. Se hai il cuore a pezzi e sei così disperato che non ti riesce aprir bocca, invece, non se ne accorgono neanche. Eppure il dolore dell'anima è una malattia molto più grave della gamba rotta e della gola infiammata, le sue ferite sono assai più profonde e pericolose di quelle procurate da una pallottola o da una scheggia. Sono ferite che non guariscono, quelle, ferite che ad ogni pretesto ricominciano a sanguinare".
Solo conscendo l'uomo possiamo prenderci
cura dell'uomo; oggi tutti parlano della necessità urgente di un nuovo
umanesimo, dobbiamo allora intenderci su ciò che sia propriamente umano.
“Che cos’è l’uomo perché te ne curi, il
figlio dell’uomo perché te ne dia pensiero?", chiede a Dio il salmista,
rimarcando la pochezza e la fragilità dell'esistenza umana. Aggiunge però
subito dopo: "Eppure lo hai fatto poco meno degli angeli, di gloria e di
onore lo hai coronato”, testimoniandone allo stesso tempo la grandezza
e lasciandoci intuire la destinazione gloriosa che ci attende. La verità
sull'uomo comprende entrambe queste fondamentali dimensioni.
La bellezza dei corpi passa fugacemente ma
l'uomo è molto di più di un corpo che nasce, invecchia, si ammala e muore, è
molto di più di una presenza estetica che tende al disfacimento. C'è un
vecchio proverbio amerindo che dice: "Se a un uccello tagli il becco, le
piume e gli artigli non rimane niente, se a un uomo tagli le braccia, le gambe
e le mani rimane sempre un uomo". Dov’è allora la bellezza che non
passa? Come definire questa bellezza non offesa dal tempo?
Sant’ Agostino ne dà una definizione
meravigliosa: “Noi non amiamo che il bello, ma che cos'è il bello? E
cos'è la bellezza? Cosa ci attrae e ci avvince agli oggetti del nostro
amore? Che significa vedere nell' intimo? Significa vedere ciò che
non è colore, che non è suono, che non è odore, che non è sapore, e
neppure calore, o freddo, o morbidezza, o durezza...Ciò che il luogo non
circoscrive e risuona, ciò che il tempo non porta via e profuma, ciò che
il vento non disperde e ha sapore, ciò che la voracità non fa diminuire e
rimane stretto nell' amplesso, ciò che la sazietà non respinge. Non
appare forse a tutti questa bellezza?…e allora perché non parla a tutti
egualmente?”
Per vedere la bellezza dell’uomo in senso
pieno occorre l’amore, l’amore rivela una nuova dimensione del vedere.
Quanto più amiamo, tanto più saremo capaci di vedere, se invece non amiamo
saremo altrettanto ciechi o corti di vedute.
Può sembrarvi un concetto un po’ forzato
eppure non mi sto inventando nulla di strano, già i latini usavano
l'espressione “Ubi amor, Ibi oculus”, lì dove c’è amore, lì ci sono anche gli
occhi per vedere, vedere veramente.
Forse abbiamo gli occhi annebbiati e non
vediamo più la meraviglia della vita dell’uomo. Tuttavia per il fatto che i
ciechi non vedono, non possiamo concludere che la luce del sole non
brilli...non c'è luna che possa brillare senza sole, anche qualora ne ignorasse
o peggio negasse l'esistenza.
È qui che capiamo perché sono fondamentali
gli artisti, Il poeta Gilbert Keith Chesterton disse: "La dignità
dell'artista sta nel suo dovere di tenere vivo il senso della meraviglia del
mondo. Il mondo non perirà per mancanza di meraviglie, il mondo perirà per
mancanza di meraviglia!"
Per dipingere l'uomo bisogna conoscere
l'uomo, un ritratto è il paesaggio dell'anima della persona dipinta. Non si può
dipingere un ritratto senza aver amato, senza aver sofferto, senza aver
vissuto, sarebbe come scrivere la biografia di un uomo che non abbiamo
conosciuto o disegnare la mappa di un luogo che non abbiamo visitato.
Lo sguardo dell'artista deve penetrare
tutto, come la pioggia che quando cade vigorosa non risparmia nulla. Da
anni cerco la maniera di rappresentare il ritratto e la figura umana in modo da
fissarne sulla tela l’essenza spirituale e rendere visibile l’invisibile
presenza del divino.
Quando scopriamo la nostra divina
somiglianza si aprono per noi le porte del cielo, quelle porte che hanno spinto
il povero Jim Morrison a chiamare il suo gruppo "The Doors" in
omaggio al poeta William Blake, che scrisse: "Quando le porte della
percezione saranno aperte, vedremo l'uomo così com’è: infinito". La
vera iconoclastia consiste in tutto ciò che distrugge nell’uomo la divina
somiglianza.
Qualche anno fa mi è capitato di leggere
un'interessante scritto di Santa Teresa d’Avila, nel quale, la grande
mistica spagnola sfida apertamente gli artisti: “L’amore ha impresso nella
mia anima un’immagine di te Altissimo, così bella, che nessun pittore, per
quanto sapiente, sarebbe capace di rappresentare”. La sfida è grande,
vedere in ogni essere umano come luogo d'incontro di corpo e spirito.
Da anni cerco una sintesi tra la modernità
e la tradizione, tra i canoni della bellezza classica e le avanguardie della
pittura del nostro tempo che mi permetta di portare lo spettatore verso
una dimensione più profonda. Per mezzo del disegno e della forma cerco la
rappresentazione anatomica dell'uomo e attraverso la pittura astratta ed informale
cerco la fisiognomica, i moti dell’animo, il suo mondo interiore.
I volti che dipingo sono trasparenti quasi
eterei, cerco un equilibrio tra il nascondere e il rivelare che conferisca al
ritratto fragilità e leggerezza. L’evanescenza è il simbolo dell’irraggiungibile,
la cifra stilistica dell’eterno.
L’esistenza è costantemente esposta al
sacro, ma la facoltà di vedere dell’uomo è drammaticamente in declino. Abbiamo
perso lo sguardo contemplativo sul mondo, lo sguardo capace di aprire una
finestra sull’eternità e di unire tutto e tutti, di capire l’interdipendenza
degli uomini e il loro comune destino; di vedere veramente che tutto è
connesso!
Siamo in grado di decifrare in modo
microscopico tutto ciò che esiste, siamo in grado di analizzare la composizione
chimica, di misurare le proprietà energetiche di ogni cosa ma non siamo più in
grado di discernere i nessi che esistono tra le miriadi delle cose create;
Senza la luce divina, l’uomo vede l’universo a immagine del proprio
decadimento.
Per risollevare l'uomo dalla sua
desolata condizione esistenziale è certamente necessario discutere di politica,
di economia o ecologia ma è ancora più urgente e indispensabile rivelare
all'uomo la verità su se stesso, la sua sacralità e dignità: ogni uomo porta in
se l'eternità!
Oriana Fallaci scriveva ancora: “Molte
donne si chiedono: metter al mondo un figlio, perché? Perché abbia fame, perché
abbia freddo, perché venga tradito ed offeso, perché muoia ammazzato dalla
guerra o da una malattia? E negano la speranza che la sua fame sia saziata, che
il suo freddo sia scaldato, che la fedeltà e il rispetto gli siano amici, che
viva a lungo per tentar di cancellare le malattie e la guerra.”
L'umanità di tutti i tempi, anche quella
di oggi, aspetta di essere illuminata sul proprio cammino e sul proprio
destino. Bisogna risvegliare nell'uomo la nostalgia di Dio, di pienezza,
di giustizia, di senso e di bellezza. Solo allora avverranno spontaneamente le
riforme e i cambiamenti necessari per uscire dalle tante crisi del nostro
tempo.
Saint-Expupéry esprime molto bene questo
concetto:
"Se vuoi costruire una barca,
non radunare uomini per tagliare legna, dividere compiti e impartire ordini, ma
insegna loro la nostalgia per il mare vasto e infinito"
Francesco Astiaso Garcia
IL VALORE TERAPEUTICO DELL'ARTE
Cari amici, sono lieti di
invitarvi, domani, VENERDI’ 28 OTTOBRE, alle 17:00, presso il Centro Congressi Fondazione Santa Lucia
(via Ardeatina 354, Roma) dove si terranno alcune LEZIONI MAGISTRALI SULL’ARTE. Sono stato invitato anche io come
relatore, per parlare di ARTE E ANIMA.
Tutti gli interventi porranno
l’accento sulla valenza terapeutica
delle discipline visive come mezzi per il benessere psico-fisico dei
diversi fruitori. Per l’occasione, abbiamo allestito una mostra collettiva, di
pittura, sugli argomenti trattati. Vi scrivo di seguito il programma del CONVEGNO
GRATUITO E APERTO A TUTTI:
Presentazione dei contenuti della giornata
Arch. AMELIA MUTTI, esperta in architettura sanitaria e
Artista
-ARTE E ANIMA
Artista FRANCESCO ASTIASO GARCIA, Segretario Nazionale
dell’Unione Cattolica Artisti Italiani
-ARTE E SPAZIO
Prof. Arch. RUGGERO LENCI, presso la facoltà di ingegneria,
Università “La Sapienza” di Roma e Artista
-ARTE E
UMANIZZAZIONE: IL REPARTO PEDIATRICO
Arch. EMANUELA VALLE, progettista Studio Valle 3, Roma
-ARTE E INTELLIGENZA
ARTIFICIALE: ricadute sulle strutture sanitarie
Dott. MASSIMO D’ANGELO, statistico economico, presidente
Neurospritz e Artista
Conclusioni
Prof. Arch. FRANCO PURINI, saggista e docente universitario
italiano e Artista
La via della bellezza e il dialogo con la Cina
Il
3 settembre scorso, la Fondazione Internazionale Padre Matteo Ricci ha
inaugurato, presso il Foyer del Teatro Lauro Rossi di Macerata, la mostra
fotografica di Francesco Astiaso Garcia con la contestuale
presentazione del volume "Epifanie. La via della bellezza come dialogo con
la Cina". Subito dopo si è tenuto il concerto dell'orchestra
internazionale "Limadou" dell'Istituto Italiano di cultura di
Bruxelles, con musiche originali fusion tra Oriente e Occidente.
Trascrizione del discorso di Francesco Astiaso Garcia:
Oggi Stiamo andando decisamente contro corrente, in un mondo che si polarizza, si chiude e si divide, siamo qui, questa sera, a parlare di amicizia tra i popoli, di amicizia fra oriente e occidente. In un mondo che sembra aver perso ogni punto di riferimento e relativizza ormai ogni cosa, siamo qui a parlare di bellezza. In un mondo sconvolto da guerra pandemia, crisi climatica ed economica parlare di bellezza può sembrare fuori luogo, sconveniente, inutile e quasi provocatorio; eppure il mondo ha bisogno più che mai di bellezza, di senso, di sapore e amicizia, per non sprofondare nella disperazione.
Papa Francesco ha detto recentemente: "se autentico l’artista, sa Parlare di Dio meglio di chiunque altro". Come mai ? possiamo chiederci...perché l'arte è un linguaggio che unisce i popoli!
Quando consideriamo il canone nell’arte come una scoperta e una verità obiettiva piuttosto che un’invenzione o un espediente umano, l’arte stessa acquista un valore universale e condiviso che ci avvicina a qualcosa di più grande, qualcosa che va oltre i confini, le culture, le fedi e le appartenenze. Se l'arte è lo splendore della bellezza e la bellezza è lo splendore della verità, l'arte ci mette in relazione con qualcosa o Qualcuno che trascende i popoli e li fa comunicare nell’ammirazione, lasciandoci intuire che quanto ci unisce è più grande di quanto ci divide.
In un clima da guerra fredda, è quanto mai urgente e necessario il fuoco dell'arte per stemperare il gelo e riscoprirci fratelli e coinquilini del mondo; In quest’ottica la bellezza costituisce la più alta forma di diplomazia spirituale, poiché come ci insegna la sapienza cinese, due fiumi, per quanto diversi, riflettono la stessa luna.
Questa sera siamo qui per continuare a tenere accesa la fiamma dell’eredità di Matteo Ricci, e Dio solo sa quanto sia urgente!
Ciò che ci spinge non è l’amore all’arte o alla cultura, ciò che ci spinge è l’amore all’uomo, l’amore autentico del Vangelo che ha ispirato Matteo Ricci e lo ha portato ad abbracciare l’estremo oriente.
Il futuro del mondo dipende da quanto sapremmo cogliere e attualizzare il suo insegnamento e Macerata se lo vorrà potrà avere un ruolo decisivo.
Mostra di "pittura" Sottomarina
Sono
tante le forme di pregiudizio sull’arte moderna, specialmente nei confronti della pittura
astratta, molte persone sono prevenute, e pensano che sia il
rifugio di chi non sa disegnare o quantomeno sia una scelta più facile e veloce
per convincere qualcuno di essere un artista.
Il
pregiudizio nasce dall’idea che possiamo considerare artista solo chi sa
copiare la natura; questo di per sé non è sbagliato ma spesso e volentieri
abbiamo un’idea superficiale e limitata del concetto di natura!
Quando
ho iniziato a dipingere, da bambino, sentivo il bisogno di rappresentare quello
che vedevo: mia madre, i miei nonni, un cavallo, una barca capovolta sulla
spiaggia; i miei punti di riferimento erano soprattutto i pittori classici.
L'attenzione per la bellezza ravvicinata della natura mi ha spinto ad amare i
particolari delle cose nei quali ho trovato il gusto e il senso dell'arte
astratta e informale. Ho scoperto che ci sono tante forme di dipingere una
mela; possiamo tracciare un contorno rappresentando il frutto attraverso
un'iconografia simbolica o scegliere di rappresentare un particolare della
buccia con tutte le vibrazioni e le sfumature di colore. Qual è dunque l'arte
astratta e quale quella figurativa? Non vi pare che in entrambi i casi il desiderio
sia quello di essere fedeli alla natura?
Paul
Cezanne disse che avrebbe conquistato Parigi con una mela, ricordando a tutti
che non è il soggetto rappresentato a fare di un pittore un artista ma la
maniera di rappresentarlo. In natura non esiste l’astratto e il figurativo,
esiste la bellezza con le sue leggi e le sue relazioni che possiamo ritrovare
indifferentemente in un volto, o nei dettagli di una foglia, nel nudo di donna
o nella buccia di una mela. Cos’è più facile, disegnare fedelmente una mela o
dipingere fedelmente i particolari della sua buccia?
L'arte
sembra aver perso il desiderio di produrre bellezza, è l'assenza della natura a
pesare sull'arte come una malattia mortale. il dialogo con la natura resta per
l'artista, condicio sine qua non.
Scrisse
Matisse: La gente che fa dello stile per
partito preso e si allontana volontariamente dalla natura resta al margine
della verità. Quando un artista dipinge deve avere questo sentimento di copiare
la natura. E anche quando se ne sia allontanato, deve restargli la convinzione
di averlo fatto per renderla più pienamente.
In poche
parole, l'arte per essere arte non può limitarsi a comunicare, deve comunicare
attraverso la bellezza. È artista chi copia la natura, anche inconsapevolmente.
Ogni
opera d’arte autentica, astratta o figurativa, antica o contemporanea, è in
qualche modo un de-ja-vù della natura, un’icona che come uno specchio ricompone
la realtà attingendo alla fonte. L’arte è lo splendore della bellezza, la
bellezza è lo splendore della verità, l’artista continua l’opera del Creatore e
torna alle origini ricreando le leggi della Natura.
Il
pittore dovrebbe porsi di fronte alla natura come uno scienziato che ne analizza
e approfondisce le leggi, come un chimico che studia la materia. Tutto in
natura è una perfetta relazione d'armonia. Ogni autentica opera d'arte è una
perfetta equazione matematica, non possiamo cambiare nulla senza che salti
tutto.
Qualche
anno fa ho trovato in un mercatino di libri usati a "Porta Portese"
un vecchio libro di fotografie sottomarine molto suggestive. Ieri a studio mi
sono divertito a fotografarne dei particolari ravvicinati, estrapolando
dettagli, sfumature e composizioni che inevitabilmente ci ricordano la grande
pittura contemporanea.
La
conclusione è disarmante nella la sua evidenza:
Tutta
l'arte moderna, quella autentica, è nella natura!
Francesco
Astiaso Garcia