LA BELLEZZA DI CRISTO SALVA IL MONDO

Questa notte partiremo per la Russia, 
siamo ad un crocevia della storia, 
un passaggio fragile e decisivo.


Il 2 settembre sarà inaugurata la mostra "La Bellezza di Cristo Salva il Mondo" , presso il Palazzo delle nazionalità di Mosca (Moskovskij Dom Natsionalnostey). Nella stessa sede si terranno anche la tavola rotonda e l’evento inaugurale, con momenti di riflessione e di confronto che abbracceranno sia la dimensione culturale che quella spirituale.


La mostra, curata da Francesco Astiaso Garcia e Anna Usova, riunisce sessanta artisti provenienti da quindici Paesi diversi, accomunati dal desiderio di offrire, attraverso il linguaggio potente dell’arte contemporanea, una riflessione intensa e luminosa sulla figura di Cristo, “il più bello tra i figli dell’uomo”.


Con grande sorpresa, nonostante la delicatezza del momento presente, la nostra proposta è stata accolta benevolmente da ben tre Associazioni Russe: Il Fondo Russo per la Pace di Mosca, L’Associazione “Sorgente della Speranza” di San Pietroburgo e L’Accademia-Inva “Centro Scientifico e Riabilitativo”di Krasnodar. In un tempo in cui è facile chiudersi nel proprio orizzonte, questo gesto di disponibilità assume un significato profondo: ci ricorda che l’incontro è ancora possibile, che l’arte può essere ponte tra culture, linguaggi, sensibilità diverse.


Sappiamo bene di giungere in Russia in un momento delicato e speciale. Siamo a un crocevia della storia, un passaggio fragile e decisivo. In un’epoca segnata da polarizzazioni, narrazioni divisive e identitarismi esasperati, la cultura può aprire varchi di empatia e mutuo riconoscimento. La Diplomazia Spirituale, affonda le sue radici nel terreno più profondo dell’umano. È la diplomazia dell’ascolto, della compassione, del perdono e della riconciliazione. Non parla solo alle istituzioni, ma al cuore delle persone. Si nutre di silenzio, di preghiera, di testimonianza. È una diplomazia che può operare anche dove falliscono le altre: nella coscienza, nei legami spezzati, nei gesti simbolici che curano.


Nella nostra mostra prende forma una sintesi visiva e interiore di sentimenti contrastanti, che riflettono il cuore del mistero pasquale della Redenzione: dal dolore estremo, vissuto e offerto per amore, fino alla luce gloriosa della Risurrezione. È un cammino che attraversa la notte del mondo per giungere alla sua aurora, secondo le parole antiche ma sempre vere: Per crucem ad lucem. È la Luce del Risorto, che rende luminosa perfino la ferita.


Forse il destino dell’uomo non è quello di compiere pienamente la giustizia, ma di averne sempre fame e sete. Eppure, è proprio nel custodire questa sete che si gioca il senso profondo della nostra vita.


Francesco Astiaso Garcia






IL GIRASOLE NON GIRA

 




Filastrocca scritta assieme a mia figlia Elena, in una calda mattinata d’agosto:

Papà, hai mai visto girare un girasole?
Io no… e l’ho aspettato mille ore.

Dicono che segua sempre il sole,
ma come fa, se resta fermo questo fiore?

Io lo fisso, lo scruto bene,
e lui, testardo, si trattiene.

Magari è timido, si finge un sasso,
e per paura non fa un passo.

Forse, se io mi volto e non lo guardo,
scapperà come un leopardo.

Alto e fiero, sembra un saggio,
ma sogna certo un grande viaggio.

In fondo anch’io, senza rumore,
seguo il sole come quel fiore.

Lo guardo spesso, così tondo,
e il mio cuore sogna il mondo!

Elena Astiaso Garcia con papà

E tu, dov’eri?

Appello di Giovanna 
– Comunità della Piccola Famiglia dell’Annunziata di Ma’in
(Vicino al confine con la Cisgiordania)



 Appello al cuore di tutti i fratelli e le sorelle

Perdonatemi se vi scrivo ancora — è la terza volta — ma lo faccio con il cuore sempre più pesante.
Le notizie che arrivano sono ogni giorno più dolorose, più atroci.

Ieri sera Netanyahu ha approvato un nuovo attacco su Gaza, con l’intento dichiarato di “distruggere tutto”.
Io non ce la faccio più a restare ferma.
La mia coscienza mi tormenta, perché questo restare inerti — questo non fare nulla — ci rende complici.

Complici di un genocidio.

Mi è stato detto più volte: “Tanto non serve a nulla”.
Ma questa frase è intrisa di una rassegnazione che non possiamo più permetterci.
È un grido disperato che paralizza ogni possibilità di agire.

E invece dobbiamo credere che ogni gesto di verità, ogni preghiera pubblica, ogni appello sincero possano rompere l’assuefazione, risvegliare le coscienze — e forse anche spingere chi ha potere a muoversi.

Non possiamo cedere alla logica dell’impotenza.
Non possiamo tacere.

Mi addolora profondamente vedere una Chiesa quasi silente.
Non mi do pace al pensiero che, da parte delle comunità religiose, non sia nata alcuna iniziativa concreta.
Forse perché ci siamo abituati a pensare che la testimonianza debba essere “interiore”, “silenziosa”, “nascosta”.

Ma oggi, davanti a una tragedia di queste proporzioni, non c’è nulla di più scandaloso del silenzio religioso.

Forse si teme di “esporsi troppo”, di “entrare nel politico”, di “rompere gli equilibri”
Ma non può esserci neutralità davanti a un genocidio.
O si è complici, o si sceglie la verità.

E oggi, la verità urla dalle macerie di Gaza:
decine di migliaia di morti, bambini mutilati nel corpo e nell’anima, ospedali distrutti, famiglie cancellate.
Tutto questo accade nel silenzio — o nella complicità — di molti poteri, anche religiosi.

Non basta più dirsi “in preghiera”.
Non basta condannare “la violenza in generale”.

Dove siamo noi, mentre un popolo viene annientato?
Dove sono le nostre comunità, le nostre diocesi?
Dove sono le parole profetiche?
Dove sono i gesti concreti?

La Chiesa non è un’organizzazione fra le altre, né un’istituzione neutrale: è il Corpo di Cristo.
E allora, forse è arrivato il momento di mettere il nostro corpo accanto a quello crocifisso dell’umanità.
Non possiamo restare lontani dal pianto degli innocenti.

Vi supplico ancora: prendete contatto con le comunità sorelle, con altre comunità religiose.
E vi ripropongo quello che, da mesi, mi sembra l’unico gesto possibile:

  • Radunare un centinaio tra religiose e religiosi.

  • Andare a Roma, davanti al Quirinale.

  • Pregare giorno e notte, leggere i Salmi e il Vangelo.

  • Chiedere, con la forza mite della preghiera, che il governo italiano interrompa ogni vendita di armi a Israele.

  • Rompere i legami economici con chi porta avanti un’opera di annientamento.

E poi, andare anche in piazza San Pietro, con cartelli semplici e diretti, per chiedere al Papa di:

  • Andare a Gaza.

  • Condannare pubblicamente Israele.

  • Lanciare appelli incessanti perché i Paesi occidentali si mobilitino per fermare il genocidio.

Stiamo lì, giorno e notte, a leggere i Salmi e il Vangelo.
Se la nostra arma è la preghiera, allora è il momento di usarla in modo visibile.

Se qualcuno ha un’idea migliore, ben venga.
Ma non possiamo rimanere tranquilli nei nostri conventi.

Forse anch’io mi sento stanca, scoraggiata, delusa.
Ma la mia coscienza non mi lascia in pace.

E un giorno i nostri figli — o i bambini sopravvissuti di Gaza — ci chiederanno:
«E tu, dov’eri?»

Vi prego: fate girare questa lettera a tutti i fratelli e le sorelle, e anche alle comunità sorelle.
Pregate per me.

Giovanna
Comunità della Piccola Famiglia dell’Annunziata – Ma’in

Sito Ufficiale di Francesco Astiaso Garcia

La sfida forse più complessa per un artista contemporaneo è quella di non restare intrappolato in un’unica tipologia di opera o in uno stile facilmente riconoscibile e ripetibile. Per questo, da anni, la mia ricerca artistica si muove liberamente in campi e tematiche estremamente diversi tra loro, spesso così distanti da sembrare frutto dell’immaginazione di autori differenti.

Il mio intento è sfuggire alla classificazione, alla tentazione della ripetitività, mantenendo sempre viva la fiamma della creatività. Non ci sono dubbi: l'artigianato conferma la cultura, l'arte la mette sempre nuovamente in discussione!

Ciò mi spinge a ricercare consapevolmente una sorta di “incoerenza formale”, che in realtà si fonda su una precisa e profonda coerenza intellettuale. 

Per preservare questo spirito di libertà espressiva, amo strutturare il mio lavoro in cicli: ognuno è un viaggio autonomo, un universo concettuale e visivo a sé stante, che mi permette di esplorare linguaggi, tecniche e poetiche differenti, senza mai rinunciare a quel filo invisibile che lega tutte le mie opere: il desiderio di dare forma alla bellezza, in tutte le sue infinite possibilità.

Siate, in un certo senso, irriconoscibili!

Non lasciatevi ingabbiare da etichette, ruoli o stereotipi che il mondo e il mercato vorrebbero cucirvi addosso. Così, la vostra vita e la vostra arte parlerà senza bisogno di proclami: parlerà di un’umanità diversa, libera, rigenerata.

E in questo “essere altro” sarete pienamente voi stessi!

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Sulle Orme di Cristo, Bellezza Infinita

 


Francesco Astiaso Garcia ©


Che meraviglia vedere queste fiumane di giovani riversarsi per le strade di Roma come acque vive, impazienti di confluire nell’assemblea oceanica prevista a Tor Vergata per l’incontro con Papa Leone, in occasione della prossima Giornata Mondiale della Gioventù, domenica 3 agosto.

C’è chi si sorprende nel vedere tanti ragazzi e ragazze, provenienti da ogni angolo del pianeta, ancora capaci di lasciarsi affascinare dalla fede, desiderosi di seguire Cristo con entusiasmo sincero e con cuori aperti. Eppure non dovrebbe stupirci: i giovani, più di chiunque altro, rifiutano la mediocrità di una vita comoda, conformista, borghese, anestetizzata dal narcisismo e dominata dalla corsa all’accumulo.

Nel cuore dei giovani brucia l’ansia di vivere in profondità, di cercare la verità, di non accontentarsi di una felicità superficiale. C’è in loro una sete ardente di senso, un desiderio di autenticità, di bellezza che salvi e apra all’infinito.

Non è un caso che proprio loro siano tornati in prima linea nel denunciare le ingiustizie del nostro tempo: protestano contro la corruzione delle élite, contro le logiche disumane del profitto, contro l’asservimento dell’uomo all’economia e alla tecnica. I giovani lo hanno capito: troppo spesso la politica ha dimenticato il volto delle persone.

Sono loro a ricordarci che la speranza non è un’illusione da ingenui, ma una forza concreta che può cambiare la storia. Non vogliono più restare spettatori: desiderano essere protagonisti di un mondo nuovo, in cui la dignità dell’uomo sia davvero posta al centro. Sognano un’umanità riconciliata, capace di camminare verso il futuro senza repressione, senza menzogna, senza violenza.

In un tempo segnato da un’indifferenza che anestetizza le coscienze e rende ciechi davanti alle sofferenze degli scartati, il grido dei giovani è come una tromba che sveglia il cuore. È un’ondata di freschezza, di luce, di possibilità.

Abbiamo bisogno di loro: artigiani di giustizia e di pace, paladini della bellezza e della solidarietà, poeti e profeti di un tempo nuovo. Uomini e donne capaci di sognare in grande, di guardare in profondità e di accendere nuove luci là dove tutto sembra spento.

Con i giovani che si aprono all’incontro con Cristo, il volto del mondo può davvero cambiare. In loro vediamo fiorire una speranza nuova, capace di attraversare le contraddizioni del nostro tempo e di illuminare anche le zone più oscure dell’esistenza.

Questi giovani, con la loro fede semplice e profonda, ci rivelano che anche oggi, proprio nel cuore delle vicende umane più tormentate, è possibile incontrare la bellezza di un amore che salva, perché come scriveva Victor Hugo “ciò che fa notte dentro, può lasciare in noi le stelle”.

La bellezza di Cristo, se le permettiamo di raggiungerci, ha il potere di trasformarci radicalmente. Non ci condanna, ma ci rialza. A volte sembra chiederci il coraggio di cambiare vita, di lasciarci alle spalle ciò che ci appesantisce per seguirla in spazi nuovi, più liberi, più veri.

È una bellezza che guarisce, libera, restituisce senso. Una bellezza che ci mette in cammino.

Forse il destino dell’uomo non è quello di compiere pienamente la giustizia, ma di averne sempre fame e sete. Eppure, è proprio nel custodire questa sete che si gioca il senso profondo della nostra vita. La nostra speranza è immortale perché come scrive Sant’Agostino:

“Nell'universo Dio ha lasciato le sue vestigia, nell'uomo Egli ha impresso la sua immagine che lo mette nella possibilità di essere in comunione con Lui, suprema Bellezza”.

Francesco Astiaso Garcia