Da sempre l’uomo sente il bisogno di avvicinarsi al mistero dell’esistenza attraverso la creazione artistica e lo studio della bellezza, ponendosi di fronte alla natura come uno scienziato che ne analizza e approfondisce le leggi. In questo inesauribile sforzo creativo, la semplicità e la capacità di sintesi costituiscono una delle maggiori sfide, contraddistinguendo in effetti i più grandi maestri di ogni tempo. Una delle lezioni che più mi è rimasta impressa, degli anni di studio all’Accademia delle belle Arti, è stata quella di un buon Professore che ci faceva notare quanto fossero inutilmente complesse le nostre opere: “Nel disegno i grandi artisti con pochi tratti ci dicono tutto, voi con molti tratti ci dite troppo poco”. Questo vale per tutte le arti, indipendentemente dalla loro specificità; Brahms ha espresso molto bene lo stesso concetto: “Comporre non è difficile. Difficile è eliminare le note superflue”. Kandinsky scrive nel suo libro “Punto, linea e superficie”: “ogni elemento non indispensabile al quadro è per la stessa ragione anche nocivo”.
La bellezza è frutto di un complicato e misterioso equilibrio di contrasti e la ricerca dell’armonia è sempre accompagnata da una stordente lotta con se stesso per togliere, togliere, togliere ciò che non serve. Le grandi opere sono sempre semplici proprio come è semplice il creato! Il Pantheon di Roma ne è un esempio memorabile! A distanza di secoli continua ad ispirare e ad affascinare per la sua elegante semplicità. Tra le opere ispirate al Pantheon, spicca l’ultima monumentale opera di James Turrell, un progetto visionario e suggestivo che, all’interno di un cratere spento, sperimenta ed esplora tutte le declinazioni della luce: un’opera senza precedenti, su larga scala, creata all’interno di un cono di cenere vulcanica.
Il Roden Crater si trova nella regione del Painted Desert nell’Arizona del nord. L’artista lo sta progettando dal 1977, è il culmine delle sue ricerche su percezione della luce, psicologia visiva e astronomia. Tante sono le considerazioni che si possono fare su questa splendida opera, ma prima di ogni altra, ritengo sia doveroso sottolineare come a distanza di 2.000 anni, gli aneliti più profondi dell’uomo, continuano ad essere rivolti verso il cielo e il divino.
Come non vedere in quest’opera una splendida immagine contemporanea della Pasqua, manifestata nella Luce di Cristo Risorto che squarcia il buio delle nostre vite, riempiendole ancora una volta, di senso e di speranza!
Francesco Astiaso Garcia
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