Cercavo la grande bellezza ma...non l'ho trovata"
(Jep Gambardella)
Questo è il monologo con il quale termina il film "La grande bellezza" di Paolo Sorrentino, monologo del protagonista Jep Gambardella.
Jep è un'esteta per vocazione ma trascorre la sua vita immerso e sommerso dalla "grande bruttezza", dove l'imbarazzo dello stare al mondo è costantemente dissimulato dalla vanitas, dalla meschinità, e dalla menzogna.
Le sue parole esprimono l'angoscia della mancata esperienza della bellezza, angoscia non disperata, ma il cui cinismo tradisce l'anelito di afferrare l'esperienza autentica, la vera vita, quando ormai davanti a se si definisce l'ineluttabile destino della morte.
Mi ha toccato questo dialogo perchè negli stessi giorni in cui ho visto il film, stavo leggendo il libro "Credere per Vedere" di Massimiliano Giglio che racconta la meravigliosa esperienza di Chiara Maria, una ragazza che ho conosciuto solo di vista, morta quest'estate di tumore all'età di 25 anni.
Davanti allo stesso ineluttabile destino della morte, Chiara Maria ha avuto parole molto diverse da quelle di Jep Gambardella, parole che parlano da sole e testimoniano un vissuto cha ha afferrato la grande Bellezza, la vera vita e l'esperienza autentica.
"Perchè ci affanniamo a cercare di fare più soldi, di avere per forza un bell'aspetto, di avere la salute, di essere intelligenti e non capiamo che Dio ci ama per quello che siamo. La malattia mi ha aperto gli occhi sulle priorità della vita, su ciò che è importante per davvero, su cosa significa davvero che la tua vita è nelle mani di Dio, ed ho capito che se non si chiede la Fede ogni giorno, ci si allontana facilmente."
(Scritto da Chiara Maria poco prima di morire)
MARIA |
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